

ore 22.29
FOTO e VIDEO Giubileo, rientrati i giovani del Piceno: emozioni e storie dai nostri inviati
https://youtu.be/jRNPV6Km4Y8
dal Giornale L'Ancora del 03/08/2025
DIOCESI – Sono appena tornati a casa i pellegrini delle Diocesi del Piceno che hanno partecipato al Giubileo dei Giovani 2025, che si è concluso oggi, Domenica 3 Agosto, a Roma. Presenti oltre un milione di persone: è il primo dato ufficiale diffuso dalla Sala Stampa della Santa Sede relativo alla due-giorni dell’incontro di Papa Leone XIV con i giovani provenienti da 146 Paesi del mondo. Per il Santo Padre è stata la prima volta, a poco meno di tre mesi dall’inizio del suo Pontificato.
In mezzo alla folla sterminata, che si è radunata nell’area di Tor Vergata, erano presenti anche i 141 giovani delle Diocesi di Ascoli Piceno e di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto che hanno accolto l’invito a loro rivolto da papa Francesco a riunirsi a Roma per il Giubileo e che invece hanno incontrato il nuovo pontefice Leone XIV, per la prima volta ieri, Sabato 2 Agosto, per vivere insieme una veglia di preghiera, e poi di nuovo stamattina, per celebrare insieme la Santa Messa, presieduta dal Santo Padre.
Ci facciamo raccontare questa intensa due-giorni, ricca di spiritualità e preghiera, di musica, canti e balli, di incontri desiderati ma anche di imprevisti, direttamente dai giovani inviati speciali de L’Ancora al Giubileo dei Giovani: Chiara Antonielli, Mattia Capriotti, Leonardo Curzi, Mafalda De Luca, Cosmin Diaconescu, Chiara Di Buò, Michela Lappa, Giacomo Paolini, Matteo Rosati.
Paure e speranze dei giovani:
le risposte di papa Leone XIV durante la veglia di preghiera
La giornata di Sabato 2 Agosto si è distinta in tre momenti.
Al mattino l’ultimo tratto di cammino per i pellegrini verso Tor Vergata per vivere la tappa conclusiva del Giubileo, insieme a tutti gli altri giovani provenienti da tutto il mondo.
Nel pomeriggio c’è stato un lungo intrattenimento condotto dalla giornalista Lorena Bianchetti con ospiti illustri, musica dal vivo e testimonianze toccanti.
In serata l’attesa veglia di preghiera con papa Leone XIV, il quale ha risposto alle domande formulate da tre giovani a nome di tutti i presenti.
Come possiamo trovare un’amicizia sincera e un amore genuino che ci portino alla vera speranza? Come può la fede aiutarci a costruire il nostro futuro?
Come anche papa Francesco, il quale sosteneva che talvolta i meccanismi della comunicazione e delle reti sociali possono essere utilizzati per farci diventare “soggetti addormentati, dipendenti dal consumo o dagli algoritmi”, anche papa Leone XIV ha risposto a questa prima domanda parlando delle opportunità, ma anche dei rischi a cui Internet ed i social network possono condurre i giovani di oggi: “Tra le molte connessioni culturali che caratterizzano la nostra vita, Internet e i media sono diventati una straordinaria opportunità di dialogo, incontro e scambio tra le persone, oltre che di accesso all’informazione e alla conoscenza”. “Questi strumenti risultano però ambigui, quando sono dominati da logiche commerciali e da interessi che spezzano le nostre relazioni in mille intermittenze” – ha detto il Pontefice in lingua spagnola, la stessa in cui gli era stata rivolta la domanda: “Allora le nostre relazioni diventano confuse, sospese o instabili”. “Quando lo strumento domina sull’uomo, l’uomo diventa uno strumento: sì, strumento di mercato, merce a sua volta“.
Ha quindi proseguito il Santo Padre: “Le relazioni con altre persone sono indispensabili per ciascuno di noi“. “La nostra vita inizia grazie a un legame ed è attraverso legami che noi cresciamo“. “Solo relazioni sincere e legami stabili fanno crescere storie di vita buona“. “Ogni persona desidera naturalmente questa vita buona, come i polmoni tendono all’aria, ma quanto è difficile trovarla!”. Ha quindi citato le parole di Sant’Agostino: «Nessuna amicizia è fedele se non in Cristo. È in Lui solo che essa può essere felice ed eterna», sottolineando che anche lui “ha colto il profondo desiderio del nostro cuore, anche senza conoscere lo sviluppo tecnologico di oggi”, “anche lui è passato attraverso una giovinezza burrascosa: non si è però accontentato, non ha messo a tacere il grido del suo cuore. Cercava la verità che non illude, la bellezza che non passa”. “Come l’ha trovata? Come ha trovato un’amicizia sincera, un amore capace di dare speranza?” “Incontrando chi già lo stava cercando: Gesù Cristo. Come ha costruito il suo futuro? Seguendo Lui, suo amico da sempre”.
Dove troviamo il coraggio per scegliere? Come possiamo essere coraggiosi e vivere l’avventura della libertà vera, compiendo scelte radicali e cariche di significato?
“La scelta è un atto umano fondamentale – ha risposto papa Leone XIV in italiano, alla domanda che gli era stata posta nella nostra lingua –. Non si tratta solo di scegliere qualcosa, ma di scegliere qualcuno. Quando scegliamo, in senso forte, decidiamo chi vogliamo diventare. La scelta per eccellenza, infatti, è la decisione per la nostra vita. Quale uomo vuoi essere? Quale donna vuoi essere?“. Ha quindi spiegato: “A scegliere si impara attraverso le prove della vita e prima di tutto ricordando che siamo stati scelti”. “Abbiamo ricevuto la vita gratis, senza sceglierla! All’origine di noi stessi non c’è stata una nostra decisione, ma un amore che ci ha voluti”. “Nel corso dell’esistenza, si dimostra davvero amico chi ci aiuta a riconoscere e rinnovare questa grazia nelle scelte che siamo chiamati a prendere”. Ha aggiunto Prevost: “Per essere liberi, occorre partire dal fondamento stabile, dalla roccia che sostiene i nostri passi. Questa roccia è un amore che ci precede, ci sorprende e ci supera infinitamente: l’amore di Dio. Perciò davanti a Lui la scelta diventa un giudizio che non toglie alcun bene, ma porta sempre al meglio. Il coraggio per scegliere viene dall’amore, che Dio ci manifesta in Cristo. È Lui che ci ha amato con tutto sé stesso, salvando il mondo e mostrandoci così che il dono della vita è la via per realizzare la nostra persona. Per questo, l’incontro con Gesù corrisponde alle attese più profonde del nostro cuore, perché Egli è l’Amore di Dio fatto uomo”. Ha infine concluso citando le parole pronunciate, sempre a Tor Vergata, venticinque anni fa, da un altro papa, Giovanni Paolo II: “È Gesù che cercate, quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta, quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare”.
Come possiamo veramente incontrare il Signore Risorto nelle nostre vite e essere sicuri della sua presenza anche in mezzo alle prove e alle incertezze?
“L’amico che sempre accompagna la nostra coscienza è Gesù – ha risposto il Santo Padre –. Volete incontrare veramente il Signore Risorto? Ascoltate la sua Parola, che è Vangelo di salvezza! Cercate la giustizia, rinnovando il modo di vivere, per costruire un mondo più umano! Servite il povero, testimoniando il bene che vorremmo sempre ricevere dal prossimo! Adorate l’Eucarestia, fonte della vita eterna! Studiate, lavorate, amate secondo lo stile di Gesù, il Maestro buono che cammina sempre al nostro fianco”. “Ad ogni passo, mentre cerchiamo il bene, chiediamogli: ‘Resta con noi, Signore!’“. Ha concluso il Pontefice: “Resta con noi, perché senza di Te non possiamo fare quel bene che desideriamo. Tu vuoi il nostro bene; Tu sei il nostro bene. Chi Ti incontra, desidera che anche altri Ti incontrino, perché la tua Parola è luce più chiara di ogni stella, che illumina anche la notte più nera”.
Chiamati a contemplare la bellezza che ci circonda: il Creato e i nostri fratelli e sorelle di tutto il mondo
Per i nostri inviati Cosmin, Chiara, Mattia, Chiara e Michela, la parola chiave della giornata di ieri, Sabato 2 Agosto, è “contemplazione“.
“Prima di tutto – spiegano i ragazzi – perché ci ricorda uno dei momenti più alti, intimi e profondi di questo Giubileo: l’Adorazione Eucaristica, durante la quale abbiamo contemplato appunto il Santissimo con profonda devozione ed emozione, insieme ad una moltitudine di giovani.
Poi, anche perché, durante la giornata, nei momenti in cui abbiamo fatto la fila, mentre eravamo in attesa di entrare a Tor Vergata o di vedere papa Leone XIV, abbiamo avuto l’opportunità di riflettere su quello che stavamo facendo, ammirando e contemplando la bellezza di quello che ci circondava, la bellezza di essere tutti fratelli e sorelle, ciascuno sotto bandiere e lingue diverse, ma tutti uniti intorno a Gesù, sotto la stessa Luce“.
La nostra speranza è Gesù:
le parole di papa Leone XIV durante la Messa di chiusura
Dopo una nottata burrascosa, a causa della pioggia notturna che verso le 2:00 ha colto di sorpresa i pellegrini radunati a Tor Vergata, la settimana giubilare si è chiusa stamattina, Domenica 3 Agosto, con la Santa Messa presieduta da papa Leone XIV.
Tre, in particolare, i temi affrontati dal Pontefice durante la sua lunga omelia.
Chiamati ad accogliere e condividere
Ha detto papa Leone XIV: “C’è una domanda bruciante nei nostri cuori, un bisogno di verità che non possiamo ignorare, che ci porta a chiederci: cos’è la vera felicità? Qual è il vero significato della vita?”.
Ha spiegato: “Aspiriamo continuamente a un ‘di più’ che nessuna realtà creata ci può dare”. “Sentiamo una sete grande e bruciante a tal punto, che nessuna bevanda di questo mondo la può estinguere“. “Di fronte ad essa, non inganniamo il nostro cuore, cercando di spegnerla con surrogati inefficaci! Ascoltiamola, piuttosto! Facciamone uno sgabello su cui salire per affacciarci, come bambini, in punta di piedi, alla finestra dell’incontro con Dio. Ci troveremo di fronte a Lui, che ci aspetta, anzi che bussa gentilmente al vetro della nostra anima. Ed è bello, anche a vent’anni, spalancargli il cuore, permettergli di entrare, per poi avventurarci con Lui verso gli spazi eterni dell’infinito”. Poi la citazione di Sant’Agostino, che, parlando della sua intensa ricerca di Dio e pensando al cammino che aveva percorso, pregava dicendo: «Tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità».
Ha quindi aggiunto: “La pienezza della nostra esistenza non dipende da ciò che accumuliamo né da ciò che possediamo. È legata piuttosto a ciò che con gioia sappiamo accogliere e condividere“. “Comprare, ammassare, consumare, non basta: abbiamo bisogno di alzare gli occhi, di guardare in alto, alle cose di lassù, per renderci conto che tutto ha senso, tra le realtà del mondo, solo nella misura in cui serve ad unirci a Dio e ai fratelli nella carità, facendo crescere in noi sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, di perdono, di pace, come quelli di Cristo”.
Chiamati ad essere dono per gli altri
Commentando l’episodio dei discepoli di Emmaus, il Santo Padre ha affermato: “La fragilità non è un tabù”, bensì “parte della meraviglia che siamo”. Come succede a Cleofa e al suo compagno, l’incontro con il Risorto “cambia la nostra esistenza, illumina i nostri affetti, desideri, pensieri”. Per spiegare meglio il concetto, il Papa ha poi utilizzato l’immagine del filo d’erba o del fiore: “Pensiamo al simbolo dell’erba: non è bellissimo un prato in fiore? Certo, è delicato, fatto di steli esili, vulnerabili, soggetti a seccarsi, piegarsi, spezzarsi, però al tempo stesso subito rimpiazzati da altri che spuntano dopo di loro e di cui generosamente i primi si fanno nutrimento e concime, con il loro consumarsi sul terreno. È così che vive il campo, rinnovandosi continuamente, e anche durante i mesi gelidi dell’inverno, quando tutto sembra tacere, la sua energia freme sotto terra e si prepara ad esplodere, a primavera, in mille colori. Noi pure, cari amici, siamo fatti così: siamo fatti per questo. Non per una vita dove tutto è scontato e fermo, ma per un’esistenza che si rigenera costantemente nel dono, nell’amore”.
Chiamati a cose grandi, come Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis
Questo, infine, l’invito che papa Leone XIV ha rivolto ai giovani al termine della sua omelia: “Aspirate a cose grandi, alla santità, ovunque siate. Non accontentatevi di meno. Allora vedrete crescere ogni giorno, in voi e attorno a voi, la luce del Vangelo”. “La nostra speranza è Gesù: è Lui, come diceva San Giovanni Paolo II, che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna”. “Teniamoci uniti a Lui, rimaniamo nella sua amicizia, sempre, coltivandola con la preghiera, l’adorazione, la comunione eucaristica, la confessione frequente e la carità generosa, come ci hanno insegnato i beati Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, che presto saranno proclamati santi”.
“Vi affido a Maria, la Vergine della speranza” – ha concluso il Pontefice -. Con il suo aiuto, tornando nei prossimi giorni ai vostri Paesi, in tutte le parti del mondo, continuate a camminare con gioia sulle orme del Salvatore e contagiate chiunque incontrate col vostro entusiasmo e con la testimonianza della vostra fede! Buon cammino!”.
Chiamati ad essere testimoni di speranza
Per Leonardo, Mafalda, Giacomo e Matteo, la parola chiave che riassume bene la giornata di oggi, 3 Agosto, ultima tappa del cammino giubilare, è “speranza“.
Spiegano infatti i nostri giovani inviati: “Abbiamo scelto la parola speranza, perché, nonostante il cammino in alcuni tratti sia stato duro e ci siano stati anche momenti di sconforto, abbiamo sperimentato sulla nostra pelle che la speranza non delude mai.
Inoltre, le parole che il Santo Padre ha pronunciato oggi, durante l’omelia a Tor Vergata, ci hanno dato coraggio e gioia e quindi torniamo nelle nostre case con una scorta di speranza più grande di quando siamo partiti.
Infine la speranza è anche al centro dell’invito che papa Leone XIV ha rivolto a noi giovani: ci ha chiesto infatti di contagiare con il nostro entusiasmo chiunque incontriamo e di essere testimoni di speranza per il mondo intero“.
Una cascata di grazia per la Chiesa e per il mondo intero:
appuntamento a Seul per la GMG in Corea nel 2027
“Una cascata di grazia per la Chiesa e il mondo intero“: così papa Leone XIV ha definito, durante l’Angelus dopo la Messa a Tor Vergata, il Giubileo dei Giovani che si è appena concluso.
“Dopo questo Giubileo, il pellegrinaggio di speranza dei giovani continua e ci porterà in Asia – ha affermato il Santo Padre, rinnovando l’invito di papa Francesco, rivolto ai giovani due anni fa a Lisbona, a ritrovarsi insieme al successore di Pietro per celebrare la Giornata Mondiale della Gioventù a Seoul, in Corea, dal 3 all’8 Agosto 2027. Il tema sarà “Abbiate coraggio, io ho vinto il mondo“. “Proprio la speranza che abita nei nostri cuori ci dà la forza di annunciare la vittoria di Cristo Risorto sul male e sulla morte” – ha concluso il Pontefice –. Di questo voi sarete testimoni fino ai confini della terra. Appuntamento a Seoul! Continuiamo a sognare insieme, a sperare insieme!“.