11 maggio 2003 ore 22.37
IL DISCERNIMENTO - Percorsi di formazione e riflessione personale
11 maggio 2003
ore 22.37

Esercizi Spirituali di Azione Cattolica
Diocesi di Ascoli Piceno
Loreto, Centro Giovanni Paolo II - MAGGIO 2003

IL DISCERNIMENTO

Si può parlare di discernimento se esiste un rapporto con Dio. Infatti, se ho già deciso a partire dai miei pensieri, dalle mie inclinazioni, dai miei gusti la scelta è ormai già fatta: non c'è bisogno di scegliere o di decidere null'altro. Non è così per chi chiede ad un Altro, a Dio,: "Cosa vuoi che io faccia? Cosa piace a te?”
Partiamo dall'alto: Dio è Amore e mi ha chiamato alla vita, mi ha chiamato ad essere come Lui cioè essere l'Amore. L'Amore inteso come dono. Il modo giusto per pormi la domanda sul mio futuro, sulla mia strada è: Qual è la strada che mi deve portare ad essere l'Amore, quella che Lui ha pensato da sempre per me? Io devo scoprirla per questo mi metto in un atteggiamento di scoperta che si chiama appunto discernimento = mettere alla prova, esplorare, distinguere il vero dal falso, il bene dal male

1. Elementi biblici del discernimento
“Non spegnete lo Spirito, non disprezzare le profezie, esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male"
1 Tess 5, 19-22

Il Discernimento richiede un atteggiamento che riguarda tutta la vita perciò si deve fare riferimento allo Spirito Santo.

• Hai paura del "per sempre"? Metti delle condizioni? Dei "se", dei "ma"?
• Quando lo Spirito ti suggerisce qualcosa che non avevi calcolato cosa fai? Fai finta di niente o vai in profondità?

Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.
Rom 12, 1-2

Nel discernimento c'è una dimensione di dono, di offerta della vita, del vivere per gli altri. È necessario non lasciarsi catturare dalla logica comune dal "così fan tutti", ma trasformarsi quindi essere critici e al tempo stesso "nuovi" nel modo di vedere le cose e di valutarle, la trasformazione si riferisce all'essere uomini nuovi secondo il Vangelo, vedere le cose dall'ottica del Vangelo.

• Ti chiedi soltanto cosa posso fare per render felice me stesso o anche cosa posso fare per rendere felici gli altri?
• Ti adegui a quello che fanno gli altri? Ti lasci influenzare dal loro giudizio?

I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo. Ma egli rispose: «Quando si fa sera, voi dite: bel tempo, perché il cielo rosseggia; e al mattino: oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo. Sapete dunque interpretare l'aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi? Una generazione perversa e adultera cerca un segno, ma nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona». E lasciatili, se ne andò.
Mt 16, 1-4

Lui pone dei segni (parola, guarigioni, avvenimenti particolari) della sua messianicità ma nessuno riesce a coglierli se non i suoi, quelli che sono semplici ed hanno il coraggio di leggere i segni della storia senza strumentalizzarli.

• Talvolta Dio parla molto chiaramente attraverso le circostanze. Ti capita di rifletterci su per cercare altri significati, meno coinvolgenti?

<<Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande>>.
Mt 7, 24 ss:

Gesù offre anche un criterio: chi ascolta e mette in pratica le sue parole, questi è veramente uno saggio che non si lascerà portare in rovina da altre dottrine o idee varie oppure dai suoi stessi progetti. La Parola è un faro nella notte.

• Che posto ha la Parola di Dio nel tuo discernimento? Parli solo tu o lasci parlare anche Lui?

Carissimi, non prestate fede a ogni ispirazione, ma mettete alla prova le ispirazioni, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono comparsi nel mondo. Da questo potete riconoscere lo spirito di Dio: ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell'anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo. Voi siete da Dio, figlioli, e avete vinto questi falsi profeti, perché colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo. Costoro sono del mondo, perciò insegnano cose del mondo e il mondo li ascolta. Noi siamo da Dio. Chi conosce Dio ascolta noi; chi non è da Dio non ci ascolta. Da ciò noi distinguiamo lo spirito della verità e lo spirito dell'errore.
1Gv 4,1-6:

Le ispirazioni (="Io sento") vanno messe alla prova per vedere se vengono da Dio oppure no. Ascoltare gli Apostoli è un criterio importante per questo discernimento.

• Parli con qualcuno di ciò che vivi che "senti" oppure, per paura, tieni tutto per te?
• Sai passare dai sogni grandi alla concretezza della loro realizzazione?

2. Chi sono gli attori del discernimento?

lo,
con la mia vita in mano, con la mia libertà, con il mio futuro da vero protagonista perché un sì o un no sono sempre io a pronunciarlo assumendomi tutto il peso ma anche tutto il merito di una riuscita.

Lo Spirito Santo, che da dentro mi suggerisce, mi fa intuire, mi fa cogliere in un modo che solo Lui sa fare e talvolta mi stupisco di me per le cose che avverto quasi a domandarmi da dove mi provengono. Mi provengono da Lui che è Sapienza infinita.

La comunità, che è l'ambiente non fisico ma spirituale dove il Risorto appare e si manifesta sempre in maniera inattesa e nuova. La comunità è come la cassa di risonanza delle corde della chitarra. Alla condizione però che ci si ami scambievolmente sempre più perfettamente perché "Chi sta nell'amore dimora in Dio" e da Dio piano piano tutto si vede e si illumina. Per questo la comunità non è un accessorio come a dire: anche da solo potrei farlo il discernimento. No, perché Gesù tra noi amplifica la sua voce.

La guida spirituale, che aiuta a verificare, a scavare e a confermare. "Chi ascolta voi, ascolta me"

3. Come si fa il discernimento?

Amare.
"A chi mi ama mi manifesterò" è la prima regola di vita. È la via maestra anche per questo perché l'amore mi accende dentro il cuore la luce e solo così posso vedere (stanza buia da riordinare). Se mi attanaglia il dubbio subito devo abbracciare Gesù e riprendere ad amare. Questo resterà alla fine della mia vita.

Leggere la mia storia personale alla luce del presente perché è il presente che mi illumina il passato e nella mia storia posso vedere il mio volto attuale e il mio volto ideale.
Ma questa è anche una lettura tutta speciale perché occorre riconoscere il progetto di Dio ( il fil rouge, il filo d'oro) negli avvenimenti, riconoscere i suoi passi, i suoi interventi precisi.

Per vedere è necessario essere senza peccato.
"Se prima non togli la trave dal tuo occhio" non puoi vedere;
"Se il tuo occhio è limpido tutto il tuo corpo sarà nella luce, ma se è malato, tutto il tuo corpo è tenebroso" (Mt 6, 21- 23).

La libertà interiore che è il contrario della durezza o degli attaccamenti.

L'apertura alla novità
; in genere ci si appoggia su ciò che è sicuro e che magari in passato ci ha dato certezze. Ma il nuovo è sempre incerto, insicuro ma proprio da lì Dio viene.

Ogni vocazione non è un'iniziativa ma è una risposta all'iniziativa di Dio e nasce sul terreno della gratitudine: gratuitamente Dio mi ha amato e gratuitamente io rispondo a questo amore. So di avere in mano la mia vita come un dono e che possono essere utile a qualcuno, a qualcosa. Posso giocarmela.
Cfr. Giovane ricco

Note
L'esperienza di S. Ignazio
Essendo stato appassionato divoratore di romanzi e d'altri libri fantasiosi sulle imprese mirabolanti di celebri personaggi, quando cominciò a sentirsi in via di guarigione, Ignazio domandò che gliene fossero dati alcuni tanto per ingannare il tempo. Ma nella casa, dove era ricoverato, non si trovò alcun libro di quel genere, per cui gliene furono dati due intitolati «Vita di Cristo» e «Florilegio di santi», ambedue nella lingua materna. Si mise a leggerli e rileggerli, e man mano che assimilava il loro contenuto, sentiva nascere in sé un certo interesse ai temi ivi trattati. Ma spesso la sua mentre ritornava a tutto quel mondo immaginoso descritto dalle letture precedenti. In questo complesso sollecitazioni si inserì l'azione di Dio misericordioso. Infatti, mentre leggeva la vita di Cristo nostro passare nei santi, pensava dentro di sé e così si interrogava: «E se facessi anch'io quello che ha fatto Francesco; e se imitassi l'esempio di san Domenico? Queste considerazioni duravano anche abbastanza a lungo avvicendandosi con quelle di carattere mondano. Un tale susseguirsi di stati d'animo lo occupò per molto tempo, Ma tra le prime e le seconde vi era una differenza, Quando pensava alle cose del mondo era preso da grande piacere; poi subito dopo quando, stanco, le abbandonava, si ritrovava triste e inaridito. Invece quando immaginava di dover condividere le austerità che aveva visto mettere in pratica dai santi, allora non solo provava piacere mentre vi pensava, ma la gioia continuava anche dopo.
Tuttavia egli non avvertiva né dava peso a questa differenza fino a che, aperti un giorno gli occhi della mente incominciò a riflettere sulle esperienze interiori che gli causavano tristezza e sulle altre che gli portavano gioia" Fu la prima meditazione intorno alle cose spirituali. In seguito, addentratosi ormai negli esercizi, costatò che proprio da qui aveva cominciato a comprendere quello che insegnò ai suoi sulla diversità degli spiriti

I desideri che vengono da Dio
Maria Maddalena,venuta al sepolcro, e non trovandovi il corpo del Signore, pensò che fosse stato portato via e riferì la cosa ai discepoli. Essi vennero a vedere, e si persuasero che le cose stavano proprio come la donna aveva detto. Di loro si afferma subito: «I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa»; poi si soggiunge: «Maria invece stava all'esterno, vicino al sepolcro, e piangeva»
(Gv 20, 10-11).
In questo fatto dobbiamo considerare quanta forza d'amore aveva invaso l'anima di questa donna., che non si staccava dal sepolcro del Signore, anche dopo che i discepoli se ne erano allontanati. Cercava colui che non aveva trovato, piangeva in questa ricerca e, accesa di vivo amore per lui, ardeva di desiderio, pensando che fosse stato trafugato. Accadde perciò che poté vederlo essa sola che era rimasta per cercarlo; perché la forza dell'opera buona sta nella perseveranza, come afferma la voce stessa della Verità: «Chi persevererà sino alla fine, sarà salvato» (Mt 10, 22).
Cercò dunque una prima volta, ma non trovò, perseverò nel cercare, e le fu dato di trovare. Avvenne così che i desideri col protrarsi crescessero, e crescendo raggiungessero l'oggetto delle ricerche. I santi desideri crescono col protrarsi. Se invece nell'attesa si affievoliscono, è  segno che non erano veri desideri.
Ha provato questo ardente amore chiunque è riuscito a giungere alla verità. Così Davide che dice: «L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente, quando verrò e vedrò il volto di Dio? (Sa 41, 3). E la Chiesa dice ancora nel Cantico de Cantici: lo sono ferita d'amore (cfr. Ct 4, 9). E di nuovo dice: L'anima mia è venuta meno (cfr. Ct 5, 6) «Donna perché piangi? Chi cerchi?» (Gv 20 15). Le viene chiesta la causa dei dolore; perché il desiderio cresca, e chiamando per nome colui che cerca, s'infiammi di più nell'amore di lui. «Gesù le disse: Maria!» (Gv 20, 16). Dopo che l'ha chiamata con l'appellativo generico del sesso senza essere riconosciuto, la chiama per nome come se volesse dire: Riconosci colui dal quale sei riconosciuta, lo ti conosco non come si conosce una persona qualunque, ma in modo del tutto speciale. Maria dunque, chiamata per nome, riconosce il Creatore e subito grida: «Rabbunì», cioè «Maestro»: era lui che ella cercava all'esterno, ed era ancora lui che la guidava interiormente nella, ricerca.
GREGORIO MAGNO, Omelie sui vangeli