15 agosto 2009 ore 23.54
Liturgia Penitenziale per ragazzi delle medie - CAMPO ACR 2009
15 agosto 2009
ore 23.54

AZIONE CATTOLICA DEI RAGAZZI – DIOCESI DI ASCOLI PICENO
CAMPO ACR 2009 – KUNG-FU CAMPO: DURI COME PIETRO

LITURGIA PENITENZIALE MEDIE

MOMENTO COMUNE

Canto d’ingresso: Da scegliere.

GUIDA: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore nostro Gesù Cristo, che ha dato la sua vita per i nostri peccati.

TUTTI: Benedetto nei secoli il Signore.

GUIDA: Fratelli, Dio ci chiama ancora una volta alla conversione: preghiamo per la grazia di una vita nuova in Cristo. Il Signore ci chiama per donarci il suo perdono e la sua pace. Rispondiamo al Signore riconoscendo i nostri peccati e affidandoli alla sua misericordia.

TUTTI: Signore Gesù, illumina il nostro cuore con la tua Parola perché con il tuo aiuto io possa rialzarmi e tornare a testimoniare il tuo amore per l’uomo.

ASCOLTO DELLA PAROLA

Gal 5, 13-16
Voi fratelli siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri. Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto; amerai il prossimo tuo come te stesso. Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri. Vi dico dunque: camminate secondo lo spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.

Salmo 143, 6-10
R. Signore non nascondermi il tuo volto
A te protendo le mie mani, sono davanti a te come terra riarsa.
Rispondimi presto Signore, viene meno il mio spirito. R.
Non nascondermi il tuo volto, perché non sia come chi scende nella fossa.
Fammi sentire la tua grazia perché in te confido. R.
Fammi conoscere la strada da percorrere, perché a te si innalza l’anima mia.
Salvami dai miei nemici, Signore, a te mi affido. R.
Insegnami a compiere il tuo volere, perché sei tu il mio Dio.
Il tuo spirito buono mi guidi in terra piana. R.

Dal Vangelo secondo Luca (22, 54-62)
Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Siccome avevano acceso un fuoco n mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro. Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: “anche questi era con lui”. Ma egli negò dicendo: “donna, non lo conosco”. Poco dopo un altro lo vide e disse: “anche tu sei di loro!”. Ma Pietro rispose: “No, non lo sono!”. Passata circa un’ora, un altro insisteva: “in verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo”. Ma Pietro disse: “O uomo, non so quello che dici”. E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: “prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte”. E uscito, pianse amaramente.

MOMENTO PERSONALE

RIFLESSIONE SUL BRANO DEL VANGELO
54 - Pietro è riuscito ad introdursi nel palazzo sacerdotale di Caifa. Importante è il riferimento che viene riportato alla fine del versetto. Si dice che Pietro lo seguiva da lontano. L’importanza è data dal fatto che Pietro ha iniziato a prendere le distanze da Gesù. Prende le distanze da quella stessa persona che qualche ora prima si era inginocchiata ai suoi piedi e glieli aveva lavati. Pietro segue da lontano Colui al quale, poco prima, aveva assicurato, in un impeto di istintiva passione: “Signore, dovunque andrai, ti seguirò!”. E Gesù che ben conosce il cuore dell’uomo, Pietro ne è il modello, gli aveva risposto: “Non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi”. Gesù ama Pietro per quello che è, lo conosce in profondità, conosce i suoi limiti, conosce le sue potenzialità, non lo giudica, ma lo lascia libero di seguirlo e tradirlo. Per non mortificarlo e per fargli sentire che lo sta amando gli aveva detto: “Ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli”. Gesù amando Pietro non dimentica gli altri discepoli, non dimentica nè te, né me che siamo così bisognosi di essere confermati, di essere rassicurati. Gesù ha pregato per noi. Il cuore di Pietro invece è appesantito dalla paura, dal dubbio, dalla sua umanità.
55 – Pietro si accosta al fuoco, si siede insieme agli altri. Cerca calore umano, cerca compagnia, cerca qualcuno che possa distoglierlo dalle sue preoccupazioni. Il fuoco lo riscalda, lo rassicura, lo tranquillizza, ma vicino alla luce di quella fiamma si fa più evidente il suo volto agli occhi degli altri. La luce del fuoco lo svela, lo manifesta, lo rende riconoscibile. Il suo volto è noto, tanti lo conoscono a Gerusalemme. Non è più uno tra tanti, è Pietro, il primo dei discepoli.
56 - Riconosciuto da una serva Pietro è costretto a fare i conti con se stesso, con le sue paure, con la sua personalità fragile, pienamente umana.
57 –Arriva così la prima negazione. “Non lo conosco”. Le parole di Pietro pesano come piombo. Conoscere secondo la mentalità giudaica non è una semplice familiarità, ma indica una relazione profonda. Conoscere una persona significava dargli fiducia, renderla parte della propria vita. Pietro afferma di non conoscere Gesù, di non avere nulla a che fare con lui. Pietro ha specificato che tra lui e Gesù non c’è nessun tipo di relazione. Lo ha rinnegato per la prima volta. Non possiamo non sentirci vicini a questo povero uomo che alla prima occasione rinnega Colui che da sempre lo ha amato. Pietro come me e come te, di fronte a quello sguardo giudicante rinnega l’amico. Forse tante volte anche noi pur professando eterno amore o amicizia abbiamo con le nostre scelte negato le parole dette. Quante volte ci siamo vergognati di farci riconoscere per quello che siamo. Pietro si è vergognato di essere con Gesù, ha avuto paura di essere di Gesù.
58 – Arriva poi il secondo dito puntato. Stavolta è un uomo che lo sta accusando. L’accusa è di essere “Uno di loro”. Dunque lo hanno riconosciuto come discepolo di Gesù. È uno di loro, del gruppo di Gesù. È un cristiano. Pietro nega. Dice espressamente di non far parte di quel gruppo, di quella compagnia. Pietro ha rinnegato il suo essere cristiano. Ha rinnegato per la seconda volta il Cristo.

Quante volte anche noi abbiamo negato o taciuto la nostra fede? Essere cristiani non è stato mai facile, anche oggi non è comodo dichiararsi amici di Cristo, uno che umanamente ha fallito, uno che, dietro di se, ha lasciato niente altro che la Chiesa. Quante volte anche noi abbiamo rinnegato di far parte della Chiesa di Cristo?
59 – Arriva infine la terza accusa o meglio un insulto vero e proprio. Si va sul pesante, Pietro viene messo all’angolo. Le parole usate da quest’ultimo personaggio sono dure. Si rivolge a Pietro come fosse un delinquente senza alcuna dignità, uno che non merita nessun rispetto. “Questo è un Galileo”. È come se oggi un milanese dicesse ad un palermitano: “Terrone o Africano”. I giudei si consideravano superiori, per cui disprezzavano quelli della Galilea. Quante volte anche noi ci siamo ritenuti superiori agli altri, più bravi, più belli, più intelligenti, più simpatici. Molte volte anche a noi è capitato di costruire muri di divisione invece che ponti di comunione.
60 – Pietro subito cerca di difendersi rinnegando la sua stessa identità. Dopo aver rinnegato Gesù, aver rinnegato i suoi compagni, arriva a rinnegare persino se stesso, la sua condizione. E in quello stesso istante si realizza la profezia di Gesù: il gallo canta. È finita la notte, è finita la prova di Pietro, sta per iniziare il giorno. Tutto sta per ricominciare, tutto sta per essere fatto nuovo.
61 – Allora il Signore si voltò, guardò Pietro e Pietro si ricordò delle parole del Signore. Solo ora sappiamo che Gesù è lì, ha ascoltato tutto, ha dovuto subire il rinnegamento di Pietro. Gesù avrebbe potuto benissimo vendicarsi, accusandolo di essere uno dei suoi, avrebbe potuto portarlo con se sulla croce, ma invece che fa, lo guarda o meglio penetra nel profondo del cuore di Pietro e lo rende nuovo. Quello sguardo di Gesù è lo stesso di quello che Pietro aveva visto per la prima volta in riva al lago quando Gesù gli aveva detto: “Ti farò pescatore di uomini”. Nello sguardo di Gesù, Pietro percepisce tutta la forza dell’amore, tutta la forza del perdono. Lo sguardo di Gesù è lo stesso di quello che Pietro aveva visto sul lago mentre affondando nelle acque, in preda al panico, gli gridava: “Signore, salvami!”. Anche ora Gesù con quello sguardo lo ha salvato dall’abisso in cui Pietro è sprofondato.
62 – Pianse amaramente. È il pianto di chi si sente amato e sperimenta la propria incapacità di rispondere ad un amore gratuito. È il pianto di chi è cosciente dell’errore fatto, ed è cosciente del perdono ricevuto. In quel pianto Pietro recupera la sua identità e l’identità di Gesù che aveva rinnegato. Con quel pianto Pietro si rialza, torna a vivere come figlio, torna ad essere guida autorevole perché è nella debolezza che Dio può manifestare la sua grandezza. Dio sceglie la debolezza e la ama. Nemmeno noi dobbiamo aver paura delle nostre fragilità, dei nostri peccati, dei nostri limiti, perché anche questi sono amati da Gesù se vissuti nel pentimento.

2 Tm 2,11-13 “Certa è questa parola: Se moriamo con lui, vivremo anche con lui; se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo; se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso”.

CERCATE DIO, TROVATEL E FATE DI LUI UNA FORZA NELLA VOSTRA VITA. SENZA DI LUI TUTTI I NOSTRI SFORZI SI RIDUCONO IN CENERE E LE NOSTRE AURORE DIVENTANO LE PIU’ OSCURE NOTTI. SENZA DI LUI LA VITA E’ UN DRAMMA SENZA SENSO. MA CON LUI NOI POSSIAMO PASSARE DALLA FATICA DELLA DISPERAZIONE ALLA SERENITA’ DELLA SPERANZA. CON LUI POSSIAMO PASSARE DALLA NOTTE DELLA DISPERAZIONE ALL’ALBA DELLA GIOIA. Martin Luther King

Perdonaci Signore perché abbiamo disobbedito ai genitori, agli educatori, alle insegnanti e non abbiamo messo in pratica i loro consigli.
Perdonaci Signore, perché spesso abbiamo litigato con l’amico e non si siamo voluti bene come fratelli.
Perdonaci Signore perché non abbiamo rispettato tutte le persone, specialmente i più deboli e indifesi e non abbiamo aiutato chi aveva bisogno.
Perdonaci Signore perché non ti abbiamo ricordato abbastanza, non ti abbiamo ringraziato venendo a Messa e non abbiamo parlato di te agli altri.
Perdonaci Signore quando ci siamo vergognati di essere cristiani.
Perdonaci Signore quando ci siamo arrabbiati senza motivo, quando abbiamo preteso delle cose per il nostro egoismo, quando non abbiamo saputo perdonare ma ci siamo vendicati.
Perdonaci Signore quando invece di ascoltare abbiamo continuato a parlare troppo.
Perdonaci Signore se abbiamo detto parole volgari, sciocche, offensive contro gli altri e contro di Te.
Perdonaci Signore se abbiamo sprecato il nostro tempo invece di servire gli altri.
Perdonaci Signore se la nostra pigrizia ha vinto sulla chiamata dell’educatore, del genitore o dell’amico.
Perdonaci Signore se i nostri pensieri sono occupati sempre dalla stessa preoccupazione o sempre dallo stesso pensiero che non è il Tuo.
Perdonaci Signore per tutte quelle volte che avremmo potuto dare un aiuto e non lo abbiamo fatto.
Perdonaci Signore perché abbiamo pregato poco e male.
Perdonaci Signore per le volte che non abbiamo detto scusa, grazie, ti voglio bene.
Perdonaci Signore se abbiamo dato più importanza all’apparire che all’essere.
Perdonaci Signore se invece di riportare la calma o la pace abbiamo aumentato l’odio o la discordia.
Perdonaci Signore se invece di dire sempre la verità abbiamo ceduto alla menzogna, alla falsità per i nostri interessi personali.
Perdonaci Signore se abbiamo escluso invece di accogliere, se abbiamo abbandonato invece di curare, se abbiamo dimenticato invece di ricordare.
Perdonaci Signore per tutte quelle volte che non abbiamo saputo essere generosi, ma abbiamo tenuto qualcosa per noi stessi invece di donarla.
Perdonaci Signore se siamo stati superbi, invidiosi, egoisti invece di essere umili

FIGLIO MIO, DICE IL SIGNORE. IO TI AMO DA SEMPRE E OGNI GIORNO.
SONO COME IL SOLE, CHE E’ SEMPRE LO STESSO, MA E’ SEMPRE NUOVO.
SONO COME L’ARIA SEMPRE LA STESSA, MA SEMPRE NUOVA.
SONO COME QUANDO HAI SCOPERTO CHE IO TI AMAVO E TI SEI STUPITO,
IL MIO AMORE PER TE: UNO STUPORE CHE SI RIPETE. Ernesto Olivero

QUELL’IRRINUNCIABILE DESIDERIO DEL CUORE
Nel giardino della bontà, che scopro in fondo al mio cuore, ci trovo seminate pianticelle che vorrei coltivare di più per la gioia mia e di quelli che amo! Sono i desideri del mio cuore.
* il desiderio di saper veramente ascoltare di tutto cuore, prendendo su di sè le gioie e i dolori dell’altro, ascoltando l’altro più che le mie parole!
* il desiderio di entrare nelle situazioni quotidiane con una carica umana di pace e di serenità regalando speranza nei momenti e nelle situazioni più incerte della vita.
* il desiderio di non lasciarsi mai deludere, di non lasciarmi andare a giudizi definitivi sull’altra persona, ma poter mettere a servizio i talenti che Dio mi ha donato.
* il desiderio di testimoniare la felicità nella fatica della crescita, liberandosi dalle proprie abitudini, comodità, pigrizie, sicurezze.
* il desiderio di perdonare per primi, di amare per primi, di amare senza calcolo, di amare con forza dal profondo del nostro cuore.
* il desiderio del distacco dalle cose superflue, per riscoprire l’essenziale come dono di Dio.
* il desiderio di saper dire la verità con amore, sapendo ispirare la fiducia dell’altro.
* il desiderio del sorriso, non sciocco, ma trasparente di gioia, la gioia di saper amare sempre e comunque, di sapersi amati dalla Persona che conta, il Signore.
* il desiderio di una viva sensibilità, sempre attenta a cogliere le sofferenze delle persone.
* il desiderio della semplicità, che non significa superficialità, ma partecipazione alle varie situazioni.
* il desiderio di un delicato buon umore, dell’allegria e della festa, per sè e per tutti.
* il desiderio dell’accoglienza, soprattutto verso gli esclusi, gli ultimi, gli emarginati che ogni giorno ci camminano a fianco.
* il desiderio del gusto per l’ultimo posto cercato non per timidezza, ma perché convinti del valore del servizio amorevole.
* il desiderio della “novità”, dell’apertura a nuovi orizzonti, la capacità di guardare alle nuove speranze.

RITO DELLA PENITENZA
Sono a disposizione dei sacerdoti per la confessione. Liberamente ciascuno può accostarsi a uno di loro per ricevere il sacramento del perdono. Dopo la confessione ci si ritroverà tutti insieme per il momento conclusivo.

CONCLUSIONE COMUNE

Preghiera di ringraziamento

TUTTI:
Signore, grazie per averci dato ancora una volta il tuo perdono.
Grazie per la mano che continuamente ci tendi.
Grazie perché ci ami nonostante le nostre piccolezze.
Grazie perché ci ami anche quando rifiutiamo il tuo amore.
Grazie per i tuoi doni che continuamente ci danno gioia.
Grazie perché ancora è forte la tua presenza in noi.
Grazie perché non ci hai abbandonato mai.
Grazie perché ci hai insegnato ancora una volta come si ama.

PADRE NOSTRO

BENEDIZIONE FINALE

GUIDA:
Il Signore sia con voi.
TUTTI: E con il tuo Spirito.
GUIDA: Il Signore guidi i vostri cuori nell’amore di Dio e nella pazienza di Cristo.
TUTTI: AMEN
GUIDA: Possiate sempre camminare nella vita nuova e piacere in tutto al Signore.
TUTTI: AMEN
GUIDA: Vi Benedica Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo.
TUTTI: AMEN

Canto finale: da scegliere.

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