22 marzo 2024 ore 11.28
Vita parocchiale
Santa Messa Crismale in Cattedrale di Ascoli Piceno - 28/Marzo/2024 ore 10,00 - Omelia del Vescovo
Don Bernardo Domizi
22 marzo 2024
ore 11.28

Santa Messa Crismale in Cattedrale di Ascoli Piceno - Giovedi Santo 28/Marzo/2024 ore 10,00 -Invitati i Cresimandi

Alla Messa Crismale sono invitati anche i cresimandi.

Cresimandi 2024: l’invito del Vescovo Gianpiero per il Giovedì Santo

Alle ragazze e ai ragazzi che quest’anno riceveranno la cresima

Care ragazzi, cari ragazzi,

quest’anno per voi è un anno più importante degli altri: insieme ai vostri catechisti vi state interrogando sulla cresima che nei prossimi mesi molti di voi chiederanno di ricevere, e sarà per me molto bello donarvi questo sacramento con cui la Chiesa conferma la vostra intenzione di vivere davvero da cristiani.

Riceverete il dono dello Spirito Santo, che è già sceso su di voi il giorno del battesimo, e sarete chiamati a vivere ogni giorno come missionari nel vostro quotidiano, capaci di mostrare con la vostra vita che Dio ama e accoglie tutti.

Il prossimo Giovedì santo, come tutti gli anni, la nostra diocesi si riunirà per la messa crismale, una grande celebrazione in cui, tra le altre cose, verrà consacrato l’olio del crisma con cui anche voi sarete segnati il giorno della cresima. Sarebbe bello se ci foste anche voi per vivere insieme questi gesti semplici e belli, che ci faranno entrare ufficialmente nei tre giorni del Triduo che ci accompagneranno a vivere la Pasqua, la festa in cui ogni anno ricordiamo fino a che punto è arrivato l’amore di Dio per noi. Anche noi possiamo arrivare ad amare fino in fondo, anzi, fino in cima, e vogliamo scoprire come.

Vi do allora appuntamento per giovedì 28 marzo alle 9:30 davanti al battistero, a fianco della nostra cattedrale; inizieremo lì la messa pronunciando di nuovo le promesse del nostro battesimo, e poi andremo in chiesa per continuare la celebrazione.

Finita la messa, ci sposteremo in un luogo scelto per fare merenda insieme e scambiarci gli auguri di Pasqua.

Sarò contento di abbracciarvi tutti assieme ai vostri parroci e catechisti.

Non mancate!

con affetto,

il vescovo Gianpiero

Messa Crismale 2024: l’omelia del Vescovo Gianpiero

 

In principio, lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque, come una colomba.

Il verbo ebraico (merachèfet) tradotto con “aleggiare” si può tradurre anche con “covare”. Se con il primo significato si vuole dire che lo Spirito di Dio è presente ovunque, leggero come l’aria spostata dalle ali, con il secondo significato si vuole dire che lo Spirito è fecondo, che crea e ricrea “tutte le cose”, che fa nascere realtà nuove lì dove c’è l’abisso del nulla e il caos del disordine e del non senso. A Dio basta la Parola e il Soffio dello Spirito per chiamare all’esistenza le cose che non esistono e per restituire vita a ciò che è morto.

Carissimi, nel giorno del battesimo al Giordano Gesù ha percepito che lo Spirito inviato dal Padre si è posato pienamente su di Lui, e come una colomba ha aleggiato e ha fatto “il nido” dentro di Lui. Come il Sommo Sacerdote versava l’olio misto a profumo sul capo del Re di Israele, così lo Spirito Santo ha consacrato Gesù con la sua unzione, e come dice il salmo 132 “è disceso dal capo sulla sua barba” e sulla sua veste, “sugli orli del suo manto”. Tutta l’esistenza umana di Gesù è stata riempita e penetrata dallo Spirito: tutto ciò che Egli dirà o farà (la lotta contro il tentatore nel deserto, la scelta dei Dodici, l’esultanza della preghiera di benedizione rivolta al Padre, la tentazione nel Getsemani…) sarà sotto l’azione dello Spirito Santo.

La vita terrena di Gesù sarà come la colomba: leggero e mobile, Gesù sarà l’unico Rabbì sempre in cammino (diversamente dagli altri Rabbì, che insegnavano seduti in casa), sempre in movimento per andare incontro a tutti gli uomini: “andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché possa predicare anche lì…” (Mc 1,38). Con la pazienza della cova delle uova, Egli aspetterà che la sua Parola faccia effetto nel cuore delle persone e faccia germogliare vita nuova. Non importa se dovrà attendere del tempo, prima che Pietro capisca la sua “testardaggine” e Tommaso superi la sua incredulità: una volta che la Parola è seminata nel cuore, fa il suo lavoro, come la goccia che scava la pietra, e vince le superfici più impermeabili all’amore di Dio.

Il giorno della sua Resurrezione Gesù è così trasfigurato dallo Spirito Santo da diventare (dirà san Paolo) Egli stesso “Spirito datore di vita” (1Cor 15,45). Dall’innalzamento della Croce e della Resurrezione lo Spirito Santo si riversa sugli uomini di ogni luogo e di ogni tempo, attirandoli misteriosamente al Figlio-Verbo di Dio. Dice il Concilio Vaticano II: “dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire associati, nel modo che Dio conosce, al mistero pasquale” (GS 22). Si! Ogni uomo che lotta e che soffre, che gioisce e piange per la verità e la giustizia, che si fida della vita e spera contro ogni speranza, è misteriosamente guidato dall’unzione dello Spirito e vive nella sua carne il mistero pasquale, partecipando a quello del Signore; il vento riempie la vela della sua barca e la spinge sempre più in avanti, nonostante i venti contrari e le tempeste dell’esistenza…

E’ così l’unzione dello Spirito Santo che abbiamo ricevuto nel battesimo e nella cresima, ci rende simili ad una colomba. Ci dà la certezza di appartenere a Gesù, di essere radicati in Lui, una cosa con Lui, figli nel Figlio. Ci dona ali per avere la sua stessa mobilità e leggerezza, ci dona di essere fecondi e di saper attendere con fiducia lo schiudersi delle novità di Dio nella nostra vita e nella storia umana. Una colomba con un ramo di ulivo nel becco, come alla fine del diluvio, è il segno di una rinascita, di un ricominciamento, di un tempo nuovo donato dal Signore, sigillato da un’alleanza di pace. E’ la promessa di un dono sempre più abbondante dell’olio dello Spirito, un dono che non finirà mai perché è inesauribile l’olio che Dio mette a disposizione delle nostre lampade…

Carissimi presbiteri!

Se tutti i battezzati partecipano al sacerdozio di Cristo, partecipano cioè dell’unzione dello Spirito che li rende capaci di offrire la loro vita al Padre per amore di Dio e amore dei fratelli, il nostro sacerdozio ministeriale non è nient’altro che un vivere con maggiore intensità questa dimensione dell’unzione di Cristo. La nostra unzione e quella del Popolo di Dio sono inseparabili, perché la nostra è a servizio della loro, il nostro sacerdozio è a servizio del loro. Come anche il loro sacerdozio ci aiuta a vivere il nostro: quanto ci fa bene vedere la generosità e la fede di tanti laici, padri e madri di famiglia!

Vorrei sottolineare tre cose che auguro a voi e a me.

Prima di tutto l’appartenenza a Cristo. Nella “rinnovazione delle promesse sacerdotali” che fra un po’ vivremo, viene al primo posto: “Volete unirvi intimamente a Gesù… rinunziate a voi stessi, confermando i sacri impegni che avete assunto spinti dall’amore di Cristo?”. E’ Gesù il nostro segreto, la chiave di lettura delle nostre esistenze, perché è l’unico nostro vero amore. Di un prete spesso la gente sottolinea la simpatia o la disponibilità o la concretezza… Ma il nostro segreto è solo Gesù. Ci siamo sentiti conquistati da Lui, per cui apparteniamo a Lui. Poi siamo testardi e fanfaroni, come Pietro, e ogni tanto siamo presi dall’incredulità come Tommaso. Abbiamo mille difetti, sbagliamo mille volte al giorno, incontriamo mille persone che sono cristiani migliori di noi… Eppure abbiamo custodito nel cuore un segreto: la relazione intima che ci lega al Signore, che il nostro celibato fa crescere perché ci consegna tante serate in cui siamo soli con il Signore. E’ segreto che “cova” dentro di noi, e porta frutto. E’ il segreto dei nostri dialoghi notturni con il Signore, in cui godiamo del suo sguardo d’amore, gli affidiamo i fratelli che ci chiedono preghiere, gli chiediamo il perché di certi avvenimenti dolorosi che succedono ad alcuni nostri fratelli e di cui non comprendiamo il senso… Glielo chiediamo nel segreto, nella speranza che l’amicizia intima che abbiamo con Lui ci permetta di capire qualcosa, per avere parole da dire per ridare speranza. Poi viviamo tanti periodi della vita in cui ci allontaniamo da Lui e dagli altri, e andiamo dietro alle nostre illusioni di trovare lontano da casa un po’ di pace o di benessere… E quante volte sperimentiamo che a Dio basta un “niente”, un evento umanamente anche molto piccolo, per farci aprire gli occhi, scoprire che stavamo fuggendo e indurci a ritornare a casa. Scusateci, fratelli e sorelle, se ci sentiamo sempre dei figli un po’ speciali, ma è causa di questo segreto, e a causa del fatto che spesso ci troviamo dalla parte del Signore, più che del Popolo di Dio, per dare un perdono che non è nostro, per dire “questo è il mio corpo dato per voi” anche se siamo lacerati dentro dalla consapevolezza delle nostre ipocrisie e dei nostri egoismi.

Poi auguro a voi e a me, di avere ali per essere leggeri e mobili. Certe volte abbiamo il cuore un po’ appesantito da qualche amarezza. Alcune incomprensioni mai risolte e chiarite, qualche rimpianto per le occasioni perdute, una società e una comunità cristiana così diverse da quelli in cui era germogliata la nostra vocazione, il perdere tempo dietro a pratiche inutili che ci vengono chieste ma a cui noi per primi non crediamo più… Abbiamo bisogno dello Spirito di Gesù, quello Spirito che lo spingeva sempre in un continuo movimento, con quella leggerezza di chi sa che la cosa più importante è farsi prossimi al volto degli altri per dare loro la buona notizia del Vangelo, il resto conta molto di meno o non conta affatto! Solo se avremo questa leggerezza (quella di chi ha imparato a fare lo zaino della vita mettendoci dentro solo poche cose essenziali), potremo vivere questo tempo di grandi e radicali cambiamenti. Lasciamo che in maniera davvero comunitaria e sinodale lo Spirito ci indichi i passi da fare per essere oggi Chiesa fedele al Vangelo: Lui stesso ci mostrerà cosa lasciare, cosa portare con noi, e cosa cambiare! A me sembra evidente che questa fase coraggiosa della vita della Chiesa sia di grande purificazione per noi, ci chieda continue conversioni, ma per essere più preti, più pastori, più cristiani! Il nostro amore per i fratelli e per tutti gli uomini si libererà una volta per tutte dalla zavorra di concentrarci solo sulle questioni amministrative (incapaci di delegare a chi sa fare meglio di noi), dalla tendenza al protagonismo pastorale di chi cerca il consenso e il successo, dalla tentazione di far pesare il proprio ruolo nei contesti sociali in cui siamo inseriti. Lo Spirito ci vuole rendere come Gesù: leggeri e mobili, liberi e felici di camminare insieme con Lui e con i nostri fratelli.

Da ultimo aggiungo che il Signore ci assicura che questo tempo davvero pasquale, di morte faticosa di vecchi schemi di azione e di logiche poco evangeliche, sarà per la rinascita. Lo Spirito sta covando, come la colomba. I segni ci sono tutti: “Ecco, faccio una cosa nuova, non ve ne accorgete?”. E’ il sogno di una Chiesa più aperta, ospitale, umana. E’ una sensibilità sempre più forte per le persone vulnerabili: i poveri, i disabili, le donne ferite nella loro dignità, i ragazzi disorientati dalla scoperta del proprio orientamento omosessuale, gli anziani soli, i malati che fanno lunghe liste d’attesa per avere le cure di cui hanno diritto, i migranti in fuga dalla guerra e dalla fame… Vedo un segno di ciò che sta covando lo Spirito nel bisogno di spiritualità che anima i ragazzi, anche se è doloroso constatare che non si fidano della Chiesa; lo vedo anche nelle famiglie che chiedono di essere accompagnate per trovare una soluzione alla fatica di stare insieme, di educare i figli, di affrontare le sfide del quotidiano: non mettono la testa sottoterra, non vogliono solo salvare le apparenze, ma vogliono sciogliere i nodi.

Tanti sono i segni che rivelano che stiamo vivendo la “cova dello Spirito”. Sta per arrivare un tempo nuovo della Chiesa, un kairos, donato dal Signore. E Lui ci sta guidando. Pregate per noi, vescovo e presbiteri, voi che siete il Popolo di Dio, perché possiamo accompagnare questo tempo senza soffocare l’azione dello Spirito, ma favorendola. Il Signore ci ridarà il gusto e la gioia di annunziare il Vangelo, di sapere che tutta la nostra vita trova in questo il suo senso!