06 ottobre 2007 ore 11.12
ScopriAmoCI - Laboratori di formazione per educatori sulle RELAZIONI INTERPERSONALI
06 ottobre 2007
ore 11.12
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Azione Cattolica Italiana
Diocesi di Ascoli Piceno

Campo educatori unitario
Montegallo, 6 ottobre 2007
scopriAmoCI: laboratorio sulle relazioni

Prima parte
Un viaggio dentro e fuori di me: l’altro...

Cerchiamo di assumere una posizione comoda e chiudiamo gli occhi.
Questo tempo che ci prenderemo sarà un tempo del tutto personale, breve ma intenso, un viaggio tra le sensazioni dell’anima, gli istinti del corpo, i pensieri della mente, il linguaggio del cuore....
Ora, lentamente, proviamo a percorrere il nostro corpo con la mente sentendone ogni parte,
rendendola viva. Sentiamo i piedi che toccano la terra quasi come se si immergessero in essa... pensiamo alle gambe e sentiamone il peso, cadono giù, come una strada in discesa da percorrere senza freni... saliamo alle braccia e concentriamoci su di esse, lasciamole andare, diamole il loro spazio... ora le mani, lasciamole libere da ogni tensione, stretta, intreccio... il collo, terra di mezzo tra mente e cuore, che pian piano trova il suo riposo.... il viso, occhi, bocca, guance.... tutto si rilassa, si distende.... respiriamo profondamente e sentiamo il battito del nostro cuore...
Ora siamo pronti a partire. Un amico, un piccolo principe, ci guiderà lungo il cammino...

In quel momento apparve la volpe.
"Buongiorno", disse la volpe.
"Buongiorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo..."
"Chi sei?" domandò il piccolo principe, "sei molto carino..."
"Sono una volpe", disse la volpe.
"Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, sono così triste..."
"Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomestica".
"Ah! scusa", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
"Che cosa vuol dire <addomesticare>?"
"Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che cosa cerchi?"
"Cerco gli uomini", disse il piccolo principe.
"Che cosa vuol dire <addomesticare>?"
"Gli uomini" disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso! Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?"
"No", disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa vuol dire "<addomesticare>?"
"E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire <creare dei legami>..."

- Penso alla mia vita: quanti legami ho costruito? Posso dire di sentirmi legato a qualcuno? Provo ad immaginare le persone con cui intreccio dei legami, dei rapporti....

"Creare dei legami?"
"Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo".
"Comincio a capire" disse il piccolo principe. "C'e' un fiore... credo che mi abbia addomesticato..."
"E' possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla Terra..."
"Oh! non e' sulla Terra", disse il piccolo principe.
La volpe sembrò perplessa:
"Su un altro pianeta?"
"Si". "Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?"
"No".
"Questo mi interessa. E delle galline?"
"No".
"Non c'e' niente di perfetto", sospirò la volpe. Ma la volpe ritornò alla sua idea:
"La mia vita e' monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me e' inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo e' triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che e' dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano..."

- Chi sono le persone speciali nella mia vita? Provo ad immaginare i loro volti... mi lascio travolgere dalle emozioni che queste persone mi provocano... sento il loro profumo, ricordo la loro voce.... Cosa significa per me avere delle relazioni con loro? Cosa rappresentano nella mia vita?

La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
"Per favore... addomesticami", disse.
"Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose".
"Non ci conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
"Che cosa bisogna fare?" domandò il piccolo principe.
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino..."
Il piccolo principe ritornò l'indomani.
"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirà il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti".
"Che cos'e' un rito?" disse il piccolo principe.
"Anche questa e' una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'e' un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì e' un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
Così il piccolo principe addomesticò la volpe.

- penso a cosa è stato importante per costruire legami speciali... come il piccolo principe anch’io mi chiedo “che bisogna fare?”... provo a rivivere le sensazioni di delusione, di rabbia, di dolore che sento quando non riesco a trovare un contatto con chi mi è vicino, quando qualcosa si rompe... nelle mie relazioni c’è qualcosa da migliorare? Cosa?...

E quando l'ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "... piangerò".
"La colpa e' tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..."
"E' vero", disse la volpe.
"Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni?" "Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
Poi soggiunse:
"Va' a rivedere le rose. Capirai che la tua e' unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto".
Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora e' per me unica al mondo".
E le rose erano a disagio.
"Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, e' più importante di tutte voi, perchè e' lei che ho innaffiata. Perchè e' lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perchè e' lei che ho riparata col paravento. Perchè su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perchè e' lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perchè e' la mia rosa".
E ritornò dalla volpe.
"Addio", disse.
"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale e' invisibile agli occhi".
"L'essenziale e' invisibile agli occhi", ripetè il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa..." sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..."
"Io sono responsabile della mia rosa..." ripetè il piccolo principe per ricordarselo.

- Qual è il segreto per costruire relazioni autentiche? Sento la mancanza di relazioni importanti nella mia vita? Quali? Cura, responsabilità, guardare con il cuore... posso considerare anch’io questi atteggiamenti il segreto delle mie relazioni? Cosa mi manca?.... Torno di nuovo a guardare i volti delle persone con cui vivo la mia vita. Penso alle persone più importanti, più vicine.... allargo mano a mano lo sguardo agli amici, ai colleghi di studio e di lavoro.... arrivo a tutti i visi di chi, in un modo o nell’altro, è in relazione con me.....

Ora torniamo verso casa... riprendiamo contatto con il nostro corpo, cominciamo a sentire nuovamente i piedi e le gambe, poi le braccia e le mani, arrivando al collo ed al volto. Mi muovo lentamente e apro di nuovo gli occhi.

Seconda Parte
relazioniAmoCI: le relazioni interpersonali

In ognuno di noi è forte il desiderio di amore: la fame e la sete di amicizia, di intimità, di unione e di comunione sono immense, ma speriamo contemporaneamente quanto sia difficile soddisfare questi desideri.
In tutto questo, se guardiamo bene, la parola centrale è “relazione”. Noi desideriamo rompere l'isolamento e la solitudine ed entrare in un rapporto che ci offra il senso della casa, l'esperienza di appartenere a qualcuno, un senso di sicurezza e il sentimento di avere un buon rapporto con gli altri. Ogni volta, però, che ci impegniamo in un rapporto di questo genere, scopriamo rapidamente la difficoltà di stare vicino a qualcuno e la complessità dell'intimità tra le persone. Più grande è la nostra attesa che un altro essere umano adempia i nostri desideri più profondi, e più grande è la sofferenza quando ci troviamo di fronte alle limitazioni delle relazioni umane. Allora il nostro desiderio di intimità diventa esigenza. Ma appena cominciamo a esigere amore da un'altra persona, l'amore si trasforma in violenza, in fraintendimento.

Possiamo dire che esistono 4 forme di essere in relazione–comunione con le persone:
l. "Essere tra" gli altri. Questa è la modalità più povera della relazione umana, perché prevede di essere in mezzo alle persone, alle cose e agli oggetti senza interazione o reciprocità. Si sta in mezzo alle persone come se fossero cose, con una distanza emotiva tale per cui ignoro le altre persone che stanno intorno a me. Non voglio male alle persone, semplicemente le ignoro, passo accanto senza fermarmi, nessuna relazione mi tocca.
2. "Essere con" gli altri. Qui entra la dimensione relazionale affettiva. In questa dimensione quando ci si incontra ci si riconosce e si è contenti di incontrare l'altra persona. Si fa esperienza dell'altro come essere diverso da noi, con le sue doti e i suoi difetti per cui anche il conflitto non è mai insanabile perché diventa la scoperta delle diversità dell'altro fino ad arrivare alla negoziazione di un significato comune. Per essere con gli altri è necessario entrare "in intimità" con loro, un'intimità fatta di attenzione, ascolto, tenerezza, silenzio, capace di cogliere la profondità dell'essere dell'altro
3. "Essere per" gli altri. Questo non significa rinunciare alla propria individualità, ma sentire che non si può essere felici da soli. E' il superamento dell'egoismo, significa collocare il proprio baricentro fuori di se stessi, nell'incontro con l'altro. "Durante uno dei suoi molteplici viaggi in Australia Frankl ricevette in regalo un boomerang. Gli fu spiegato che tale oggetto ritorna verso colui che l'ha lanciato quando ha sbagliato mira, quando non ha colpito la preda. Proprio come la vita dell'uomo. Egli si chiude in se stesso quando ha fallito, quando ha sbagliato nel compito da realizzare, quando ha dimenticato qualcosa al di fuori di se stesso. In fondo, la maniera migliore per dimenticare le nostre preoccupazioni consiste nel darsi agli altri. La forma più sicura per ottenere la gioia e la pace è quella di fare qualcosa per gli altri. E questo può deciderlo solo il singolo. L'uomo è libero di costruire il proprio futuro. Sta a lui arricchirlo o deformarlo".
4. "Essere in". Questa modalità di relazione riguarda il rapporto con l'Assoluto, con Dio. "L'essenza dell'esistenza umana sta nella sua auto-trascendenza. E per auto-trascendenza si intende il fatto che essere uomo vuol dire fondamentalmente essere orientato verso qualcosa che ci trascende, verso qualcosa che sta al di là e al di sopra di noi stessi, qualcosa o qualcuno, un significato da realizzare, o un altro essere umano da incontrare e da amare. Di conseguenza, l'uomo è se stesso nella misura in cui si supera e si dimentica".

Amarsi l'un l'altro non significa aggrapparsi all'altro per essere sicuri in un mondo ostile, ma vivere insieme in modo tale che chiunque possa riconoscerci come persone che rendono visibile l'amore di Dio nel mondo. La fonte dell'amore che sostiene i rapporti umani non sono coloro che li vivono, ma Dio che chiama insieme tali persone. Non soltanto ogni paternità e maternità vengono da Dio, ma anche ogni amicizia, ogni associazione nel matrimonio e ogni comunità.
La nostra vita, soprattutto quella spirituale, è una vita di continue scelte. Una delle scelte più importanti è la scelta delle persone con le quali vogliamo intrecciare stretti e intimi rapporti. Nella nostra esistenza abbiamo soltanto una limitata quantità di tempo: con chi lo passiamo e come? Questa è probabilmente una delle questioni più decisive della nostra vita. Non è senza ragione che i genitori si preoccupino molto di chi i loro figli portano in casa come compagni, amici o fidanzati, perché molta della loro felicità dipenderà da coloro che scelgono di avere vicino.
Talvolta parliamo o agiamo come se avessimo poca scelta in materia di persone con cui relazionarci. Talvolta agiamo pensando che siamo fortunati se vi è qualcuno che vuole esserci amico. Non possiamo aspettare passivamente finché qualcuno faccia la sua comparsa offrendoci la sua amicizia: dobbiamo avere coraggio e fiducia per dire a qualcuno: «Vorrei conoscerti meglio, vorrei passare del tempo con te. Vorrei iniziare un'amicizia con te. E tu?». Vi saranno dei no, vi sarà la sofferenza dell'essere respinti. Ma qualora decidessimo di evitare tutti i no e tutti i rifiuti, non creeremmo mai l'ambiente in cui possiamo crescere più forti e profondi nell'amore. La scelta è nostra!

Una relazione, quindi, è se stessa quando riesce a dare vita ad alcune realtà costitutive della persona, divenendo così fattore costruttivo delle seguenti realtà:
- il contatto personale, l’amicizia; in superamento dell’estraneità, dell’isolamento
- la collaborazione; in superamento dell’individualismo
- la condivisione; in superamento della solitudine e dell’antagonismo
- la comunione; in superamento della freddezza, della divisione, dell’isolamento volontario
- l’autonomia affettiva; in superamento della dipendenza e dell’autonomismo affettivi
- la solidarietà; in superamento delle chiusure pregiudiziali

Perché una relazione sia effettivamente costruttiva occorre che abbia alcune qualità specifiche presenti in modo concomitante:
- la similarità, la capacità di rapporto alla pari come persone umane, pur nella diversità dei ruoli
- la complementarietà come scambio di doni e di servizi entro una difendibilità assunta
- la diversità irriducibile data dalla singolarità o dall’unicità di ogni persona.

Ci sono alcune trappole ricorrenti di cui tener conto e da evitare perché snaturano le relazioni interpersonali. Le principali sono le seguenti:
- l’altro percepito e vissuto come specchio di sé
- l’altro come fotocopia di sé, uno clonato su di sé
- l’altro come estensione di sé con cui fondersi
- l’altro come alternativa a se stessi, come antitesi pericolosa.

- E’ importante non ridursi a essere un fazzoletto per tutti i nasi, un fattorino della propria vita vissuta in prestito, un riccio chiuso e arrabbiato, un oggetto tappabuchi per gli altri.

Scelgo la mia forma di essere in relazione – comunione con le persone e la condivido con il gruppo.