06 novembre 2009 ore 12.27
Storia dell'Azione Cattolica Italiana
06 novembre 2009
ore 12.27

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La storia dell’Azione Cattolica Italiana

Il presente lavoro vuole costituire un breve profilo storico ad uso divulgativo, privo dunque di una qualsiasi caratterizzazione scientifica. Per questo non ci siamo avvalsi di pubblicazioni a cura di storici ma ci siamo limitati a collazionare il materiale disponibile su vari siti di Azione Cattolica. Abbiamo pertanto creato uno strumento che non serve agli studiosi, bensì soltanto ai curiosi…Inviate proposte di correzione, approfondimenti o quant’altro a infoazionecattolica@gmail.com


1867 - La Società della Gioventù Cattolica Italiana
Due giovani, Mario Fani, del circolo S. Rosa di Viterbo, e Giovanni Acquaderni, animatore di un circolo giovanile bolognese, danno vita alla Società della Gioventù Cattolica Italiana, adottando come programma il motto "Preghiera, Azione, Sacrificio", da tradurre nella fedeltà a quattro doveri principali: devozione alla S. Sede, studio della religione, vita cristiana, esercizio della carità.
L’associazione si proponeva d’essere collegamento fra i circoli già fondati in tutta Italia nel clima teso di quegli anni fra la Santa Sede e il neonato Regno italiano. All’interno dei circoli operavano quattro commissioni per la coordinazione di altrettanti settori di intervento: stampa, raccolta di denaro per il pontefice, culto ed istruzione religiosa. La battaglia di questi anni è dunque l’impegno contro l’atteggiamento laicista dell’Italia del tempo. E’ in questa temperie che la SGCI esprime completa fedeltà al Papa e alla Santa Sede.
Nel 1868 Pio IX approva con il breve pontificio Dum filii Belial la costituzione della nuova associazione.
Con la breccia di Porta Pia (20 settembre 1870), le associazioni cattoliche, e la Gioventù Cattolica in particolare, si riorganizzano in modo più compatto. Per questo, nel 1871, nasce l’Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici (OC), «allo scopo di riunire i Cattolici e le Associazioni Cattoliche d’Italia, in una comune e concorde azione, per la difesa dei diritti della Santa Sede, e degli interessi religiosi e sociali degli Italiani, conforme ai desideri e agli eccitamenti del Sommo Pontefice, e sotto la scorta dell’Episcopato e del Clero»
Nel 1874, promosso dalla Società della Gioventù Cattolica, si tenne a Venezia il primo congresso dei cattolici italiani, iniziativa da cui nacque l'Opera dei Congressi e dei Comitati cattolici in Italia. Fin dall’inizio, l’OC si pone sotto il controllo episcopale e clericale nonché sotto la direzione della stessa Gioventù Cattolica: Acquaderni assume la presidenza dell’OC e porta con sé gran parte del personale dirigente della GC. Tuttavia, l’Opera dei Congressi tende a rendersi sempre più autonoma dalla Gioventù Cattolica e a prendere il sopravvento sulla stessa GC.

1896 - Viene fondata la FUCI
L'idea di una federazione, che sarà il nucleo iniziale della FUCI, viene sviluppata nel corso, che dà vita al primo Circolo Universitario cattolico in Italia (1894). Nel 1896, nel XIV Congresso dei cattolici italiani, viene ufficializzata l'idea, già emersa un paio d'anni prima all'interno del circolo universitario di Roma, nato nel 1894, di creare una federazione nazionale dei circoli universitari cattolici. Fin dai primi anni la FUCI è impegnata su due versanti: il confronto con la cultura moderna, e l'impegno nell'ambito sociale.

1904 – Scioglimento dell’Opera dei Congressi e riorganizzazione del laicato cattolico
L'affermarsi dei movimenti cristiano-democratici di matrice liberale, propensi a una maggiore apertura sociale e politica, fa innescare una crisi interna che porta allo scioglimento dell’OC da parte della segreteria di stato vaticana nel 1904. La riorganizzazione del laicato cattolico avviene, nel 1906, attraverso la fondazione di tre associazioni che si trovano in ogni caso in continuità con l’attività dell’OC e risultano strettamente dipendenti dalla gerarchia ecclesiale: l'Unione popolare, l'Unione economico-sociale e l'Unione elettorale. Alla Gioventù Cattolica rimane il compito di formare i futuri componenti dell’Unione popolare.

1908 - Nasce l'Unione fra le Donne Cattoliche Italiane
Creata ad opera di Maria Cristina Giustiniani Bandinim, e con la collaborazione di Adelaide Coari, l'Unione Donne si assume la cura dei fanciulli cattolici indirizza la propria azione nel campo della catechesi, dell'istruzione, dell'assistenza, portando fervore e vitalità nuove per la presenza femminile nella Chiesa.

1918 - La Gioventù Femminile
Per iniziativa di Armida Barelli, sostenuta da Benedetto XV prima e da Pio XI poi, nasce all'interno dell'Unione Donne la Gioventù Femminile di AC, con il compito di prendersi cura della "formazione religiosa, intellettuale, morale e sociale della giovane".

1919 - La fine del non expedit
Nel dopoguerra, con la nascita del Partito Popolare di Sturzo e la fine del non expedit, il laicato cattolico si riorganizza e si fa più netta la divisione di compiti tra l'Azione Cattolica, il partito, il sindacato.
Nel 1922, al fine di raggruppare tutte le opere degli adulti nasce ad opera di Augusto Ciriaci e mons. Domenico Tardini l'Unione Uomini Cattolici, voluta da Pio XI.

1923 - La riorganizzazione di Pio XI
Con l’avvento del fascismo e l’elezione di Pio XI, si profila la necessità di riunire tutte le organizzazioni cattoliche in un’associazione unica e con nuove caratteristiche: nell’enciclica Ubi arcano Dei (23 dicembre 1922), Pio XI istituisce l’Azione Cattolica. Con gli Statuti del 1923 l'AC viene costituita in 4 sezioni:
• Federazione Italiana Uomini Cattolici
• Società Gioventù Cattolica Italiana
• Federazione Universitari Cattolici Italiani
• Unione Femminile Cattolica Italiana
Questa organizzazione assume pertanto una configurazione piramidale ed una composizione “longitudinale”, vale a dire non più per settori di interesse e di azione, ma per fasce di età e di generi. Altri elementi distintivi della nuova associazione sono la centralità della figura del presidente generale, che è in stretto contatto con la Santa Sede, e la dipendenza dell’AC dalla gerarchia ecclesiastica. Infatti, secondo gli Statuti del 1923, il presidente generale viene scelto dal papa, così come il presidente diocesano è nominato dal vescovo e l’associazione è sottoposta alla supervisione di un assistente ecclesiastico: ciò che si chiede all’AC è la collaborazione e la partecipazione all’apostolato del clero.

1923/1940 - L'Azione Cattolica sotto il fascismo
Il fascismo inizialmente ricerca un pratico compromesso, rilanciato anche dall'eliminazione di ogni alternativa all'AC in campo cattolico. L’Azione Cattolica insomma costituisce, durante il periodo fascista, l’unica realtà extraregime che possiede la legittimità di operare in maniera più o meno autonoma.
Tuttavia fin dall'inizio non mancano motivi di attrito. L’azione totalitaria del regime in campo educativo porta infatti alla fondazione di un organismo come l'Opera nazionale Balilla ed alla conseguente chiusura dell'esperienza dello scoutismo italiano e delle associazioni ricreative e sportive.
Con il 1929 e la raggiunta Conciliazione fra Chiesa e Stato si arriva a momenti di maggior consenso. Ma di lì a pochi anni non mancano nuove occasioni di contrasto: Mussolini, contravvenendo agli accordi sanciti con il Concordato del 1929, invia ai prefetti l'ordine di chiudere i circoli dell'AC e il 30 maggio del 1931 perfino delle organizzazioni giovanili nazionali, perché l'attività formativa religiosa esercitata in essi viene considerata contraria al fascismo. Mussolini coglie e teme la minaccia insita nell’attività formativa svolta dai circoli cattolici.
I rapporti tra cattolici e regime si incrinano definitivamente dopo il sodalizio tra l’Italia e la Germania nazista.
Loscontro per la sopravvivenza dell’AC sfocia nel 1931 l'enciclica di Pio XI "Non abbiamo bisogno" in cui afferma che il laicato e l'AC non hanno bisogno di garanzie diverse da quelle della Chiesa, della fede, e del rapporto con il pontefice. Nel settembre dello stesso anno con cui si dà un nuovo statuto all’associazione. Esso prevede l’attenuazione dell’accentramento della struttura associativa, con il conseguente sviluppo del processo di “diocesanizzazione” dell’AC, posta sotto un maggiore controllo dei vescovi, e l’assunzione del compito religioso (e non più politico). Da queste esigenze politiche contingenti (il rapporto con il fascismo) nasce una fisionomia che rimarrà connaturata nell’organizzazione del laicato cattolico italiano
Con l’approssimarsi della guerra, Mussolini tenta di sopprimere nuovamente l’Azione Cattolica, preoccupato dal crescente attivismo locale di cui l’associazione è protagonista. Questa volta, però, la Santa Sede gioca d’anticipo e il 22 aprile 1939 affida la guida dell’organizzazione a tre cardinali (Boetto, Lavitrano e Piazza), aventi anche il compito di rivedere gli statuti: si accentua il legame con la gerarchia e la diocesanità dell’Azione Cattolica che diviene in questo modo quasi “intoccabile”. La responsabilità laicale viene però drasticamente limitata ai livelli unitari, a cominciare dal centro nazionale, dove la Giunta veniva sostituita da una Commissione cardinalizia.

1940-1945 Negli anni del conflitto
Durante la guerra, sia per motivi pratici indotti dal conflitto che a causa della riforma di Pio XII, la vita interna dell'associazione ha una stasi. L’AC si rende tuttavia protagonista con attività di carattere assistenziale e caritativo e di collegamento con i soldati al fronte attraverso la produzione di circolari e di stampa.
Già nel 1942, quando le sorti della guerra propendono a favore degli Alleati, Pio XII lancia messaggi via radio che invitano i cattolici a prepararsi alla ricostruzione del Paese: con i suoi discorsi il pontefice avvia e incoraggia la rinascita delle organizzazioni laicali cattoliche sciolte dal fascismo e il rafforzamento dell’Azione Cattolica, tutti strumenti della Chiesa per una ricostruzione in senso cristiano del paese. In questo senso si fa rinascere un partito cattolico, la Democrazia Cristiana, si dà vita ad un movimento sindacale, le ACLI, e alla Coldiretti, entrambe nate nell’ambito dell’AC ma che mantengono una loro autonomia. Nel frattempo, sul fronte bellico si stanno avverando le previsioni di una sconfitta dell’Asse nazi-fascista. In Italia, dopo l’8 settembre 1943, si apre il periodo della Resistenza, cui partecipano anche membri dell’AC sia da un punto di vista militare e politico-organizzativo, sia come impegno morale in difesa di valori considerati assoluti, come la libertà.

Il dopoguerra
Con la fine della guerra è approntata una nuova riforma organizzativa dell’AC: nell’ottobre del 1946 Pio XII approva lo statuto rinnovato che ripristina le giunte ai vari livelli dando nuovamente la responsabilità ai laici, i quali «svolgono una speciale e diretta collaborazione con l’apostolato gerarchico della Chiesa». Si sviluppano inoltre opere collaterali, come le Unioni professionali e le Associazioni di categoria. L’AC italiana è chiamata a vivere in questo periodo un rinnovato slancio missionario e riceve il compito di «formare l’uomo». C’è, però, anche il compito di “formare” il nuovo Stato dopo l’esperienza della dittatura fascista. Attraverso la Democrazia Cristiana, l’AC è presente nell’Assemblea costituente per la stesura della Carta Costituzionale; il dibattito sulla Costituzione è reso pubblico dalla stampa associativa. L’Azione Cattolica sostiene la DC anche attivamente, con, per esempio, le “missioni religioso-sociali” (fine 1947-primavera 1948) che si avvalgono di materiale audiovisivo e logistico fornito sotto il patrocinio di Pio XII.

1948 - I "Comitati Civici"
In vista delle prime elezioni politiche repubblicane nascono anche i cosiddetti Comitati Civici, un'organizzazione collaterale all'AC, con lo scopo di mobilitare tutte le forze cattoliche per la battaglia elettorale.

L’AC negli anni ‘40 e ‘50
Il presidente Vittorino Veronese, in carica negli anni 1946-52, e Luigi Gedda, in carica negli anni 1952-59, appoggiano l’inserimento di giovani di AC nelle liste di DC, non senza sollevare polemiche: resta questo un periodo ampiamente discusso della vita dell’AC. Sono però anni molto fertili per l’associazione: gli iscritti giungono nel 1959 a 3.372.000.

1963/1970 - Il rinnovamento e la scelta religiosa
Alla morte di Pio XII, è eletto papa Angelo Roncalli col nome di Giovanni XXIII, conosciuto come “il papa buono” e “il papa del concilio”. In effetti, Giovanni XXIII porta un’ondata di novità e di speranza di rinnovamento dopo il papato di rigida moralità e di lotta anticomunista del predecessore. L’11 ottobre 1962 si apre il Concilio Vaticano Secondo, il primo ad occuparsi espressamente dei laici e dell’Azione Cattolica come un qualcosa di organico e necessario alla struttura della Chiesa stessa. I discorsi più espliciti appaiono nell'Apostolicam Actuositatem, il decreto sull'Apostolato dei laici.
Ai laici è riconosciuto il compito dell’apostolato, ma anche quello della collaborazione con l’apostolato della gerarchia. Inoltre, i padri conciliari chiedono ai Pastori di incoraggiare ed appoggiare la missione dei laici, specialmente dell’Azione Cattolica che è identificata come associazione necessaria, accanto al ministero dei sacerdoti e dei diaconi, per la costruzione della comunità cristiana. Insomma si parla espressamente dell’AC come scuola di formazione per un laicato responsabile, che fa proprio il fine apostolico della Chiesa: l’evangelizzazione, la santificazione degli uomini e la formazione cristiana della loro coscienza. Intanto nel 1963 viene nominato assistente centrale mons. Franco Costa, mentre nuovo presidente generale diventa Vittorio Bachelet.
Si apre, così, una stagione di rinnovamento e di adeguamento nelle strutture per l’AC, il cui compito continua ad essere individuato nella formazione di laici alla vita cristiana. Dopo sondaggi diocesani e parrocchiali, che testimoniano la crisi e il disorientamento che l’associazione sta vivendo, si dà l’avvio alla scrittura di un nuovo statuto, in vigore dal 1969. Scompare, così, la distinzione organizzativa per sessi e i quattro rami sono sostituiti da due settori, uno per giovani e uno per adulti. È costituita per i più piccoli l’Azione Cattolica dei Ragazzi: facendo leva sul taglio esperienziale, si inaugura un modo nuovo di fare catechesi. Matura con maggiore consapevolezza il fatto che l’attenzione educativa debba trasformarsi in stile ed esperienza di tutta quanta l’associazione. Sono approntati nuovi organi, a livello nazionale, diocesano e parrocchiale: l’Assemblea, il Consiglio, la Presidenza, il Presidente. Tra le novità anche la scelta di più ampi spazi di democrazia interna, con un sistema di assemblee a tutti i livelli, e un coinvolgimento della base nella designazione dei responsabili.
Il nuovo Statuto del 1969 conduce infine l'Associazione a compiere la cosiddetta "scelta religiosa". Con essa non si intende indicare la strada del disimpegno dal piano temporale della vita cristiana ma l'affermazione della priorità dell'annuncio della Parola "in quanto capace di creare uomini nuovi e portatrice di una profonda carica di trasformazione della vita e della storia". La scelta religiosa confina dunque agli anni ‘60 il collateralismo politico con il partito della DC, pur riconoscendo in esso il riferimento ai valori umani sorretti dall’ispirazione cristiana, lo sforzo di mediazione per la laicità della politica, la presenza di donne e uomini formatisi nella stessa ACI. In questa prospettiva l’AC distingue l’ambito ecclesiale da quello politico partitico, mirando a liberare la Chiesa dal coinvolgimento diretto in politica, affermando il valore della laicità cristiana esercitata in forma individuale e collettiva. In sostanza è la scelta associativa per un laicato conciliare e per una cittadinanza, cristianamente ispirata e laicamente declinata.

Anni ’80-‘90
A metà degli anni ’80 si dà vita alla stesura del Progetto formativo apostolico unitario e si definiscono le metodologie ed i cammini formativi per le diverse età.
L’AC, sollecitata dagli eventi internazionali, si apre alla dimensione globale, collaborando in maniera più attiva alle Organizzazioni cattoliche internazionali e promuovendo iniziative educative e di sostegno in zone segnate da svantaggio socio-economico.

Dal 1998 ad oggi
Nel 1998 viene eletta la prima donna alla guida dell'Azione Cattolica: Paola Bignardi. Appoggiata dalla Conferenza Episcopale Italiana, ha guidato l'associazione in un forte processo di rinnovamento, conclusosi con l'aggiornamento dello Statuto avvenuto nel settembre del 2003.
I cambiamenti sociali e culturali della contesto italiano, infatti, provocano l’AC a ripensarsi per rendere più efficace il proprio impegno educativo e pastorale. Si avverte l’urgenza, pertanto, di riscrivere il Progetto formativo, affinché il servizio alle singole comunità locali sia il riflesso di una Chiesa che sappia “inter-cedere”, sollecitando le domande di vita degli uomini e delle donne di questo inizio millennio.
La festa-pellegrinaggio di Loreto nel settembre del 2004 suggella l’impegno dell’AC a rispondere con slancio rinnovato alla propria chiamata alla missionari età, divenendo capace di leggere con sapienza il momento storico che è chiamata a vivere. più di duecentocinquantamila persone hanno preso parte a questo evento conclusosi al cospetto di Papa Giovanni Paolo II che ha beatificato tre "figli" di Ac: Pedro Tarrès y Claret, Alberto Marvelli e Pina Suriano. Qui il Santo Padre consegna a tutta l’Ac tre parole chiave, contemplazione, comunione e missione, con cui viene tracciato il percorso dell’associazione per il nuovo secolo e che costituiscono la reinterpretazione del trinomio di Ac preghiera, azione, sacrificio.
In questa occasione inoltre è stato consegnato il nuovo Progetto Formativo “Perché sia formato Cristo in voi”, progetto che costituisce una scelta qualificante di tutto il rinnovamento dell’Azione Cattolica.
Ultima tappa del lungo cammino di rinnovamento associativo è stata la XII Assemblea nazionale dell’Azione Cattolica tenutasi a Roma dal 22 al 25 Aprile 2005. Titolo dell’assemblea è stato "Dare ragioni di vita e di speranza” e obiettivo primario quello di delineare il profilo concreto di una vita associativa orientata alla missione e articolata attorno alla parrocchia, come luogo naturale, benché non esclusivo, dell’associazione.

Fonti
http://www.azionecattolica.it/aci/chi/storia
http://dedalo.azionecattolica.it/documents/relazioneprofmonticone.pdf
http://www.acroma.it/storiaAc.asp
http://duomosandona.netsons.org/index.php?option=com_content&task=view&id=90&Itemid=78&limitstart=11