01 maggio 2022 ore 16.15
Vita Parrocchiale
Cammino Sinodale - 3° incontro
Don Bernardo Domizi
01 maggio 2022
ore 16.15

Terzo incontro- Cammino Sinodale--05/05/2022 ore 21,00-Teatro Comunale Monsampolo

SCHEDA DI LAVORO

Scheda N. 3

Preghiera dell’Adsumus
Siamo qui dinanzi a te, o Spirito Santo:
sentiamo il peso delle nostre debolezze,
ma siamo tutti riuniti nel tuo nome; vieni a
noi, assistici, scendi nei nostri cuori:
insegnaci tu ciò che dobbiamo fare,
mostraci tu il cammino da seguire,
compi tu stesso quanto da noi richiedi.
Sii tu solo a suggerire e guidare le nostre
decisioni, perché tu solo, con Dio Padre e
con il Figlio suo, hai un nome santo e
glorioso.
Non permettere che sia lesa da noi la
giustizia,
tu che ami l’ordine e la pace;
non ci faccia sviare l’ignoranza,
non ci renda parziali l’umana simpatia,
non ci influenzino cariche o persone.
Tienici stretti a te col dono della tua
grazia, perché siamo una sola cosa in te
e in nulla ci discostiamo dalla verità.
Fa’ che riuniti nel tuo santo nome,
sappiamo contemperare bontà e
fermezza insieme così da far tutto in
armonia con te, nell’attesa che, per il
fedele compimento del dovere, ci siano
dati in futuro i premi eterni. Amen.
Lettura del Brano biblico di riferimento
ATTI 6, 1-7
1 In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono
contro quelli di lingua ebraica perché, nell'assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro
vedove. 2 Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: "Non è giusto che noi
lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. 3 Dunque, fratelli, cercate fra voi sette
uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo
incarico. 4 Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola". 5 Piacque
questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo,
Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia. 6 Li
presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani.
7 E la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava
grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede.
Riflessione guidata
La nascita dei problemi
Con la crescita della Chiesa da Gerusalemme ad Antiochia nascono, nella prime comunità
cristiane, i primi malumori e i primi problemi.
Iniziano ad emergere difficoltà di rapporto tra alcuni gruppi (ellenisti ed ebrei), uno dei quali
si lamenta per l’amministrazione dei beni che venivano messi in comune, in quanto una parte
di loro sembra penalizzata, non gode cioè di un’equa distribuzione.
Forse il problema è reale (i beni risultano scarseggiare proprio per la crescita del numero dei
seguaci) o forse no... (sembra che ci siano già problemi di lingua e diversità di opinione sul
culto del tempio di Gerusalemme).

 

In ogni caso serpeggia il malcontento che sta mettendo in discussione anche l’autorità stessa
dei dodici. L’unità della chiesa dei primi tempi e la sua fedeltà a Cristo sembra minacciata se
non si pone rimedio.
Fidarci e affidarci
La risposta dei dodici, tuttavia, è in linea con la loro missione e parte dalla consapevolezza che
esiste un problema, che va affrontato e che non riescono a gestirlo da soli.
Per questo motivo, nel proporre una divisione dei compiti, i dodici, per farsi guidare dallo
Spirito, sentono il bisogno di leggere gli avvenimenti che stanno accadendo condividendoli
con la comunità. Non si muovono solo d’autorità ma si affidano infatti al gruppo dei discepoli
per scegliere coloro che svolgano il servizio alle mense (Atti 6,2)
È un passaggio importante che deve farci riflettere: nei momenti di difficoltà, e non solo in
quelli, occorre fidarci gli uni degli altri e affidarci allo Spirito che parla attraverso la comunità,
attraverso i nostri cuori in ascolto reciproco.
Per far questo, serve spogliarci dai nostri atteggiamenti di circostanza e dai nostri formalismi,
occorre togliere l’attaccamento alle nostre idee e puntare, alla fraternità e al senso di famiglia.
Occorre uscire dal pessimismo e dalla nostra stanca consuetudine dettata dalla progressiva
accettazione della mentalità del mondo che ci circonda, per vivere fino in fondo il Vangelo.
Occorre accogliere l’altro e la sua idea anche se diversa dalla nostra facendoci prossimi con chi
soffre, con chi è emarginato e lontano da Dio.
Autorità e partecipazione: la diversità dei doni
Così facendo, diventiamo ciascuno protagonista della vita della comunità, corresponsabili
nelle decisioni da prendere. Quando siamo coinvolti nelle decisioni e non ci piovono dall’alto,
le sentiamo nostre, e riusciamo a portare da laici l’esperienza di vita vissuta in campo sociale,
economico, scientifico... metterla al servizio della comunità contribuendo alla co-
progettazione della vita pastorale.
Responsabilità e servizio
In una comunità è quindi importante il riconoscere nell'altro quel dono in più e fiduciosi dello
Spirito che è in lui (Atti 6,3). I dodici non hanno tenuto a sé tutti gli incarichi ma si sono
affidati a persone scelte dai discepoli e piene di sapienza e di Spirito.
Fidarci dell’azione dello Spirito significa anche cercare (e trovare) collaboratori a cui affidare
incarichi nella vita pastorale. (I sacerdoti devono imparare a collaborare sempre di più con i
laici, devono non solo saper “fare”, ma anche saper “delegare”, come ha ribadito recentemente
papa Benedetto XVI. Dal canto loro, i fedeli laici devono sviluppare un senso vivo della propria
appartenenza alla comunità parrocchiale e darvi concretezza in un atteggiamento di
corresponsabilità e nella partecipazione attiva alla sua vita e alla sua missione- Notiziario del
consiglio pontificio dei laici del 2003).
Chi “viene chiamato” ad un servizio, non viene scelto per l’eloquenza o l’operosità, non per i
suoi titoli o solo per la sua disponibilità. Nel brano degli atti che stiamo commentando gli
uomini scelti hanno precise caratteristiche: essere pieni fede, di Spirito e di sapienza.
Lo Spirito agisce negli uomini che sono a Lui docili e che si mettono realmente a servizio per
gli altri e per la comunità. Umili e non funzionari.
Guardare con occhi nuovi
In questo cambiamento d’epoca, come lo definisce papa Francesco, sembra che ci siano
difficoltà che pesano troppo sulle nostre comunità, come la pandemia, gli abusi, la povertà, la
sofferenza di interi popoli; difficoltà che possono sembrare insormontabili.
In queste difficoltà occorre imparare ad ascoltarci per saper guardare il mondo con occhi
nuovi, saperlo guardare con gli occhi dello Spirito che nasce dalla comunione.

 
Dalla vera comunione con il Vescovo, il parroco e tra noi, può nascere un cambiamento, uno
stile nuovo che ci porta tutti ad annunciare il Vangelo con il presupposto di volerci bene e di
fidarci gli uni degli altri.
Ci porta ad affidarci ad una più alta convinzione: fatta tutta la nostra parte pur consapevoli dei
nostri limiti e delle nostre fragilità, il soffio dello Spirito è presente nella Chiesa e nell’umanità
(Gv. 14,26).
Ed è Lui, lo Spirito, che regola ogni cosa.
Gruppi
A questo punto, come è riportato nel vademecum, ci si divide nei piccoli gruppi, da 6-10 persone,
con la guida di un moderatore, attiviamo il processo dell’ascolto e del discernimento.
Dopo un momento di silenzio, possiamo porci queste domande.
Una Chiesa sinodale è una chiesa partecipativa e responsabile.
- A proposito della responsabilità. Come viene esercitata l’autorità all’interno della
parrocchia? C’è fiducia nel delegare incarichi ai laici della comunità? Si promuovono i
ministeri laicali e l’assunzione di responsabilità da parte dei fedeli?
- Per quanto riguarda il servizio. Abbiamo il coraggio di metterci in gioco con fiducia
verso la comunità? Il servizio è frutto di una chiamata? Sentiamo lo Spirito che agisce in
noi e ci porta a dire “Siamo servi inutili”?
La conversazione spirituale è divisa in tre momenti:
1° giro: ognuno risponde alle domande, contenendo i tempi del proprio intervento in tre
cinque minuti; sarà compito del moderatore cercare di far parlare tutti senza commenti;
Breve momento di silenzio
2° giro: ognuno dice ciò che lo ha colpito di ciò che ha ascoltato dagli altri;
Breve momento di silenzio
3° giro: cosa ci sta dicendo lo Spirito Santo? Cosa ci sta chiedendo? “Chi ha orecchi ascolti ciò
che lo Spirito dice alle Chiese” (Apocalisse 2,7).
A conclusione il moderatore insieme al proprio gruppo prepara una sintesi di ciò che è emerso da
consegnare al referente parrocchiale. (vedi il vademecum)
Preghiera conclusiva.
Apri i nostri occhi, Signore, perché
possiamo vedere Te nei nostri fratelli e
sorelle.
Apri le nostre orecchie, Signore, per udire
il soffio dello Spirito che regola ogni cosa.
Apri le nostre mani, Signore, perché
possiamo accogliere chi ha fame, freddo,
paura e chi è oppresso.
Apri la nostra mente, Signore e rendici
consapevoli che per stare vicino a te
conta solo il primato dell’umiltà.
Apri il nostro cuore, Signore, perché
impariamo ad amarci gli uni gli altri come
Tu ci ami.
Donaci di nuovo il tuo Spirito, Signore,
perché diventiamo un cuore solo ed
un'anima sola, nel tuo nome. Amen
(Rivisitazione di una preghiera di Santa Teresa di Calcutta)

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