17 agosto 2008 ore 17.39
TU SEI MIO PADRE - Veglia alle stelle Giovanissimi di AC Campo 2008 MI PARLI DENTRO
17 agosto 2008
ore 17.39
CAMPOSCUOLA GIOVANISSIMI di Azione Cattolica 2008 Mi Parli Dentro

VEGLIA ALLE STELLE
"TU SEI MIO PADRE"

Introduzione: La tenerezza di un Dio che è Padre
La Pietà è il dono che ci aiuta a riconoscere la tenerezza di Dio Padre.
Non un Dio lontano, ma un Dio che è Padre e fratello.

Guida: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Diapositiva: viene proiettata su una parete l’immagine di un pancione.

Dalla Lettera di S. Paolo ai Romani 8, 14-18

Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: "Abbà, Padre!". Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria. Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi.

Molti si fanno domande su Dio, lo cercano come il Creatore, il Signore della vita, il padre dell'umanità; spesso anche noi ci siamo trovati a guardare con curiosità il mondo, la natura, l'universo e ci siamo imbattuti nel pensiero prima e nella concretezza poi di una risposta in un Dio creatore. Non facciamo fatica a immaginarlo come un papà, abbiamo bisogno di padri, abbiamo bisogno di risposte, di rocce su cui fondare la vita. Desideriamo libertà, ma vogliamo essere di qualcuno. Non possiamo vivere senza sapere che qualcuno ci ama, che c'è un papà che ci pensa, che siamo stati in braccio a lui da bambini, che siamo stati i suoi sogni, siamo stati pensati, voluti. Dio è anche questo per noi. Siamo un sogno di Dio, siamo un palpito del suo cuore e questo ci dà voglia di vivere, ci dà identità, ci permette di definirci nel mare delle nostre continue perdite di senso a quel che facciamo, a quel che siamo. Non siamo soli a questo mondo, siamo amati, desiderati, voluti, cercati.
(dalla catechesi di Mons. Sigalini, GMG Sidney 2008)

Ho bisogno di penetrare fino in fondo nell’idea che Dio è mio padre.
Padre tenero, padre che si alza sempre prima di tutti,
padre che ha scritto sulle palme delle sue mani il nome di ogni uomo che arriva in terra, padre che è come il mare:
regge chi gli si abbandona,
padre che è l’ultimo a lasciarsi impressionare dalle mie sbandate,
padre che asciugherà ogni lacrima.
Spirito di Dio aiutami ad accogliere davvero il dono della pietà!
E’ il tuo dono più dolce: il dono che mi fa sentire figlio.
(P.Pellegrino, Il gigante invisibile)

Prima parte: Dio mi ha atteso
Desiderare come Dio desidera. Ciascun Padre vuole il meglio da suo figlio e per suo figlio.
Nelle sue attese c’è la felicità di vederti felice davvero.


Diapositiva: viene proiettata su una parete l’immagine di una sala parto

Dal Vangelo di Luca, 15
Disse ancora: Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto.

Ascolto della canzone: Piccola stella senza cielo
Cosa ci fai
In mezzo a tutta
Questa gente
Sei tu che vuoi
O in fin dei conti non ti frega niente
Tanti ti cercano
Spiazzati da una luce senza futuro.
Altri si allungano
Vorrebbero tenerti nel loro buio
Ti brucerai
Piccola stella senza cielo.
Ti mostrerai
Ci incanteremo mentre scoppi in volo
Ti scioglierai
Dietro a una scia un soffio, un velo
Ti staccherai
Perche' ti tiene su soltanto un filo, sai
Tieniti su le altre stelle son disposte
Solo che tu a volte credi non ti basti
Forse capitera' che ti si chiuderanno gli occhi ancora
O soltanto sara' una parentesi di una mezz'ora
Ti brucerai
Piccola stella senza cielo.
Ti mostrerai
Ci incanteremo mentre scoppi in volo
Ti scioglierai
Dietro a una scia un soffio, un velo
Ti staccherai
Perche' ti tiene su soltanto un filo, sai
(L. Ligabue)

Riflessione:
L’immagine che abbiamo di una sala parto è sempre la stessa! Una porta chiusa, un portico che dà all’esterno ed un padre in preda alla sua ansia. È l’ansia di chi ama, l’ansia di chi desidera il meglio per le persone a cui tiene. Mi piace Signore, immaginarti ad aspettarmi prima che io nascessi. Mi piace pensarti mentre sei intento a sognarmi. Chissà quante volte avrai desiderato per me tutto il bene che il mio cuore possa accogliere. De-siderare! Che parola! Significa essere privi delle stelle, sentirne la mancanza. Dio per me desidera, vuole orizzonti lontani, desidera che io sia pienamente me vivendo da figlio, come Gesù. Troppo spesso per me, de-siderare significa invece vivere da stella; non assaporare la vita, ma bruciarla nel bisogno contingente e poi, senza lasciare alcuna traccia, scomparire. Padre, tu mi insegni che il desiderio è qualcosa che va oltre il bisogno. È attesa, è speranza per ogni istante della vita. Prima di ogni altro desiderio, hai desiderato me, la mia felicità, la mia libertà. Come un Padre che desidera, prima di ogni altra cosa, la felicità del figlio. E soprattutto hai pensato e desiderato il mio stesso desiderio: voglia di realizzazione, spirito in ricerca, sete di verità. Mi hai detto di andare, di vivere, e mi hai guardato mentre mi allontanavo zaino in spalla e sogni più grandi di me. Essere tuo figlio mi dona la capacità di desiderare come te con grandi orizzonti verso cui guardare, grandi vette da scalare. Piedi immersi nella terra e sguardo rivolto verso il cielo.
(Mara Schiavi – Luca Marcelli)

Ascolto della canzone: Sogna ragazzo sogna
E ti diranno parole
rosse come il sangue, nere come la notte;
ma non è vero, ragazzo,
che la ragione sta sempre col più forte; io conosco poeti
che spostano i fiumi con il pensiero,
e naviganti infiniti
che sanno parlare con il cielo.
Chiudi gli occhi, ragazzo,
e credi solo a quel che vedi dentro;
stringi i pugni, ragazzo,
non lasciargliela vinta neanche un momento;
copri l'amore, ragazzo,
ma non nasconderlo sotto il mantello;
a volte passa qualcuno,
a volte c'è qualcuno che deve vederlo.

Sogna, ragazzo sogna
quando sale il vento
nelle vie del cuore,
quando un uomo vive
per le sue parole
o non vive più;
sogna, ragazzo sogna,
non cambiare un verso
della tua canzone,
non fermarti tu...

Lasciali dire che al mondo
quelli come te perderanno sempre;
perchè hai già vinto, lo giuro,
e non ti possono fare più niente;
passa ogni tanto la mano
su un viso di donna, passaci le dita;
nessun regno è più grande
di questa piccola cosa che è la vita

E la vita è così forte
che attraversa i muri senza farsi vedere
la vita è così vera
che sembra impossibile doverla lasciare;
la vita è così grande
che quando sarai sul punto di morire,
pianterai un ulivo,
convinto ancora di vederlo fiorire

Sogna, ragazzo sogna,
quando lei si volta,
quando lei non torna,
quando il solo passo
che fermava il cuore
non lo senti più ;
sogna, ragazzo, sogna,
passeranno i giorni,
passerrà l'amore,
passeran le notti,
finirà il dolore,
sarai sempre tu ...

Sogna, ragazzo sogna,
piccolo ragazzo
nella mia memoria,
tante volte tanti
dentro questa storia:
non vi conto più;
sogna, ragazzo, sogna,
ti ho lasciato un foglio
sulla scrivania,
manca solo un verso
a quella poesia,
puoi finirla tu.
(R. Vecchioni)

Seconda parte: Dio mi ha tenuto in braccio
Abbandonarsi nelle braccia di Dio.
Come nella vita, così con Dio, cerchiamo di essere noi, la misura del bene.
Cadiamo e sperimentiamo che è Dio la misura del bene, Dio è amore che risolleva.


Diapositiva: viene proiettata su una parete l’immagine di un Padre che tiene in braccio il figlio

Dal Vangelo di Luca, 15
Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre.
Quando era ancora lontano, il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.


Ascolto della canzone e visione del video: Figlio figlio figlio
Figlio chi t'insegnerà le stelle
se da questa nave non potrai vederle?
Chi t'indicherà le luci dalla riva?
Figlio, quante volte non si arriva!
Chi t'insegnerà a guardare il cielo
fino a rimanere senza respiro?
A guardare un quadro per ore e ore
fino a avere i brividi dentro il cuore?
Che al di là del torto e la ragione
contano soltanto le persone?
Che non basta premere un bottone
per un' emozione?
Figlio, figlio, figlio,
disperato giglio, giglio, giglio,
luce di purissimo smeriglio,
corro nel tuo cuore e non ti piglio,
dimmi dove ti assomiglio
figlio, figlio, figlio,
soffocato giglio, giglio, giglio,
figlio della rabbia e dell' imbroglio,
figlio della noia e lo sbadiglio,
disperato figlio, figlio, figlio.
Figlio, chi si è preso il tuo domani?
Quelli che hanno il mondo nelle mani.
Figlio, chi ha cambiato il tuo sorriso?
Quelli che oggi vanno in Paradiso.
Chi ti ha messo questo freddo in cuore?
Una madre col suo poco amore.
Chi t' ha mantenuto questo freddo in cuore?
Una madre col suo troppo amore.
Figlio, chi ti ha tolto il sentimento?
Non so di che parli, non lo sento.
Cosa sta passando per la tua mente?
Che non credo a niente.
Figlio, figlio, figlio,
disperato giglio, giglio, giglio,
luce di purissimo smeriglio,
corro nel tuo cuore e non ti piglio,
dimmi dove ti assomiglio
figlio, figlio, figlio;
spaventato giglio, giglio, giglio,
figlio della rabbia e dell' imbroglio,
figlio della noia e lo sbadiglio,
disperato figlio, figlio, figlio.
Figlio, qui la notte è molto scura,
non sei mica il primo ad aver paura;
non sei mica il solo a nuotare sotto
tutt'e due ci abbiamo il culo rotto;
non ci sono regole molto chiare,
tiro quasi sempre ad indovinare;
figlio, questo nodo ci lega al mondo;
devo dirti no e tu andarmi contro,
tu che hai l' infinito nella mano,
io che rendo nobile il primo piano;
figlio, so che devi colpirmi a morte
e colpire forte.
Figlio, figlio, figlio,
disperato giglio, giglio, giglio,
luce di purissimo smeriglio,
corro nel tuo cuore e non ti piglio,
dimmi dove ti assomiglio
figlio, figlio, figlio,
calpestato giglio, giglio, giglio,
figlio della rabbia e dell' imbroglio,
figlio della noia e lo sbadiglio,
adorato figlio,figlio, figlio.
Dimmi, dimmi, dimmi
cosa ne sarà di te?
Dimmi, dimmi, dimmi
cosa ne sarà di te?
Dimmi, dimmi, dimmi
cosa ne sarà di me?
(R. Vecchioni)

Riflessione
Quando ti ho tenuto per la prima volta tra le braccia ho pensato che in mille altri momenti della tua vita avresti avuto bisogno di quell’abbraccio. Abbraccio di tenerezza, abbraccio di sicurezza, abbraccio di consolazione. Anche quando ti ho visto partire per cercare la tua strada ho sentito forte il desiderio di quell’abbraccio. Avrei voluto abbracciarti, non per imprigionarti e non farti volare, ma per liberarti dalle tue paure e dalle tue angosce. Ti ho atteso nuovamente, ti ho guardato e ho continuato a sognare per te: chi ti indicherà le luci della riva? Chi ti insegnerà a guardare il cielo? Ma sei mio figlio, so che c’è un qualcosa in cui ti assomiglio, che ti fa ricordare di me. E so quale è il tuo reale desiderio di felicità: la libertà di essere te stesso, al di là delle cadute, al di là delle paure, al di là degli errori; la libertà di tornare a quell’abbraccio che non ti priva di te ma ti lascia scoprire chi sei davvero. A mia immagine sei stato creato, con la stessa possibilità d’amare. Nessun padre si dimentica di suo figlio, anche quando quest’ultimo lo cancella, lo sente disperso, lontano. È in quel momento che devi ricordarti che ti ho tenuto fra i palmi della mia mano, ti ho gettato le braccia al collo quando sei caduto e da terra ti ho rialzato.
(Mara Schiavi – Luca Marcelli)

Ho sognato che camminavo in riva al mare con il Signore
e rivedevo sullo schermo del cielo tutti i giorni della mia vita passata.
E per ogni giorno trascorso apparivano sulla sabbia due orme:
le mie e quelle del Signore.
Ma in alcuni tratti ho visto una sola orma,
erano i giorni più difficili e tristi della mia vita.
Allora ho detto: "Signore…io ho scelto di vivere con te
e tu mi avevi promesso che saresti stato sempre con me, al mio fianco
Perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti più difficili?…"
E Lui mi ha risposto:
"….Figlio, tu lo sai che io ti amo e non ti ho abbandonato mai:
i giorni nei quali c'è soltanto un'orma sulla sabbia sono proprio quelli
in cui ti ho portato in braccio..."
(Anonimo Brasiliano)


Terza parte: Dio mi ha dato il suo nome
Ci riconosciamo fratelli perché figli di uno stesso Padre. Se un Padre ci accomuna dobbiamo necessariamente amarci da fratelli distribuendo orizzontalmente l’amore di Dio Padre.

Diapositiva: viene proiettata su una parete l’immagine di una ragazza che regge il fratello sulle spalle

Dal Vangelo di Luca, 15
Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l`anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò.
Il servo gli rispose: E` tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si indignò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.

Preghiera
Signore, spesso viene spontaneo comportarsi come il fratello maggiore.
I nostri fratelli minori, li sopportiamo a malapena;
il loro essere fuori dagli schemi,
il loro fare di testa loro ci innervosisce, ci destabilizza…
e diciamolo: non abbiamo nessuna intenzione di prendercene cura.
Ci pensasse qualcun altro, ci viene da dire.
E roviniamo la festa.
Perché è così che accade.
Quell’avere lo stesso cognome,
quell’essere uniti da un legame di sangue,
ci pone di fronte al paradosso di una relazione ancora più difficoltosa.
È difficile essere fratelli:
temiamo che il tuo amore non sia pari per tutti,
che non ci sia spazio per entrambi,
che tu sia talmente povero d’amore da amarne soltanto uno.
Ma non è così.
Tu vuoi che noi partecipiamo alla festa,
perché la festa è per tutti
e può essere tale solo se tutti i membri della famiglia festeggiano.
È un cambiamento di prospettiva quello che ci chiedi.
La tua paternità non è visibile agli occhi dell’uomo
ma il nostro essere fratelli sì: ed è questo che è determinante.
Ci riconosceranno figli dello stesso padre da quanto ci ameremo come fratelli…
Allora attenderemo con ansia i nostri fratelli,
desidereremo la loro felicità,
li abbracceremo quando cadranno,
li risolleveremo da terra,
perché, chiunque essi siano, abbiamo lo stesso cognome.
(Mara Schiavi – Luca Marcelli)

Riflessione
Un sacerdote nostro amico, al ritorno dall’Africa ci ha raccontato un’esperienza che ci ha colpito profondamente. Una bambina, avrà avuto sei anni, reggeva sulle spalle un grosso fardello. Una sorta di lenzuolo acconciato attorno a lei a mo’ di zainetto, sembrava contenere qualcosa di davvero pesante. La sua piccola figura ne restava quasi schiacciata ed era spontaneo chiedersi cosa ci fosse di così prezioso in quel fagotto che poteva esser portato soltanto sulle spalle. Preso da irrefrenabile curiosità il nostro amico si avvicinò fino ad un punto tale da poter vedere sporgere una piccola mano, poggiatai sulla spalla della bambina. Quello zaino conteneva un ragazzino, a dire la verità nemmeno troppo piccolo! Con discrezione il sacerdote si avvicinò chiedendo quanta strada la piccola avesse percorso. Veniva da un paese lontano con qualche chilometro da percorrere a piedi tutte le mattine; ogni giorno dunque affrontava quel tratto di strada con quel ragazzino sulle spalle. Alla risposta il nostro amico non poté trattenersi dal chiederle: “ma scusa, non ti pesa?”. La risposta della ragazzina fu un tutt’uno: “non mi pesa, è mio fratello!”
(Mara Schiavi – Luca Marcelli)

Condivisione e gesto: l’abbraccio di Dio Padre
Ciascuno può condividere - raccontandolo agli altri - un momento in cui ha particolarmente sentito vicino l’abbraccio di Dio Padre nella propria vita oppure chiedere a Dio un abbraccio per qualcuno che sta attraversando un momento di particolare difficoltà. La chiamata a farci strumento di questo abbraccio in quanto figli e fratelli di uno stesso Padre viene espressa regalando, dopo la condivisione, un abbraccio a qualcuno dei presenti meglio ancora se abbiamo chiesto proprio per questa persona l’abbraccio del Padre o se essa stessa si è fatta, nella nostra storia, portavoce di questo abbraccio.

Preghiera conclusiva:
Padre mio,
Io mi abbandono a te:
fa' di me ciò che ti piace!
Qualunque cosa tu faccia di me,
ti ringrazio.
Sono pronto a tutto,
accetto tutto,
purché la tua volontà si compia in me
e in tutte le tue creature.
Non desidero niente altro, mio Dio.
Rimetto la mia anima
nelle tue mani,
te la dono, mio Dio,
con tutto l'amore del mio cuore,
perché ti amo.
Ed è per me un'esigenza d'amore
il donarmi,
il rimettermi nelle tue mani
senza misura,
con una confidenza infinita,
poiché tu sei il Padre mio.
(Charles De Foucauld)

Guida: Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna.

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