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Tutti i giovani del Piceno sono invitati a vivere insieme l’alba - Sabato 23/08/2025 ore 04,45
Alba con i giovani: testimonianze dei ragazzi e foto
Giornale L'Ancora - Carletta di Blasio
DIOCESI – L’armonioso sciabordio delle onde, la fresca brezza del primo mattino, le tinte calde ed avvolgenti del cielo: tutto in compagnia di tanti altri giovani con cui ammirare la bellezza del Creato, pregare, celebrare l’Eucaristia e condividere la colazione. È questa la proposta che gli Uffici di Pastorale Giovanile delle Diocesi di Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto rivolgono a tutti i giovani del Piceno.
L’iniziativa, dal titolo “Voglio svegliare l’Aurora – Per vivere ogni giorno la speranza che ha illuminato la notte di Tor Vergata”, si terrà Sabato 23 Agosto 2025, alle ore 4:45 e fino alle ore 8:30 circa, nell’incantevole cornice della spiaggia antistante la Riserva Naturale della Sentina in Porto d’Ascoli.
Nell’occasione saranno presenti mons. Gianpiero Palmieri, vescovo delle Diocesi del Piceno, e i direttori dei due Uffici diocesani di Pastorale Giovanile, don Matteo Calvaresi e don Luca Censori.
Questo il programma della mattinata: il ritrovo è previsto per le ore 4:45 presso il campo Ciarrocchi, in Porto d’Ascoli, da cui ci si metterà in cammino per giungere alla spiaggia ed attendere l’alba; una volta spuntato il sole, il vescovo Palmieri presiederà la Celebrazione Eucaristica; infine si farà colazione in spiaggia tutti insieme. Chiunque lo desideri, può portare il proprio strumento musicale per partecipare all’animazione della Celebrazione.
La partecipazione è libera, quindi non è necessario iscriversi! Tuttavia, per ricevere gratuitamente la colazione è necessario iscriversi entro Giovedì 21 Agosto attraverso la scansione del QR code presente nella locandina sottostante. Per ulteriori informazioni è possibile contattare il seguente recapito telefonico: 340 3984418 (Benedetta).
Alba con i giovani: le testimonianze dei ragazzi 23/08/2025
dall'Ancora Carletta Di Blasio
DIOCESI – “Lo scorso Giugno il gruppetto delle Pastorali Sociali, del Lavoro e della Cura del Creato delle due Diocesi del Piceno, in occasione del decimo anniversario della Laudato Si’ di papa Francesco, ha organizzato una passeggiata di preghiera all’alba (leggi qui l’articolo: https://www.ancoraonline.it/2025/06/02/foto-alba-vescovo/). Mentre noi pregavamo, guardando il sole che sorge e sognando un futuro più bello in cui l’ecologia diventi il criterio delle scelte di tutti, alcuni ragazzi sono usciti da una famosa discoteca che sta proprio davanti al Molo Sud e, vedendo il sole sorgere, si sono messi con noi sul molo a fare silenzio, da soli, a guardare, forse anche a pregare. Chissà! Dio ha fatto bene ogni cosa. Ha fatto bene anche il mare, il cielo e il sole che sorge, affinché l’uomo, ogni mattina, possa riflettere sulla propria vita e forse pensare che la vita può ricominciare ogni mattina dal proprio cuore“.
È con queste parole che l’arcivescovo Gianpiero Palmieri ha aperto l’iniziativa “Voglio svegliare l’aurora – Per vivere ogni giorno la speranza che ha illuminato la notte di Tor Vergata”, che si è tenuto stamattina, Sabato 23 Agosto 2025, dalle ore 4:45 fino alle ore 8:45 circa, nell’incantevole cornice della spiaggia antistante la Riserva Naturale della Sentina in Porto d’Ascoli, e che ha registrato la partecipazione dei giovani delle Diocesi di Ascoli Piceno e di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto.
L’appuntamento, organizzato dalle Equipes di Pastorale Giovanile delle due Diocesi del Piceno, si può riassumere in tre parole: speranza, pace e comunione, tre anelli della stessa catena, saldamente legate l’una alle altre, per tenere unita l’umanità. Senza una di queste, la catena si spezza e l’umanità va in frantumi.
“Ecco il Signore che viene all’orizzonte dell’umanità”
La speranza per ogni ogni persona
Il primo momento vissuto dai partecipanti, importante ed altamente simbolico, è stato il passaggio dal buio alla luce. Dopo essersi ritrovati presso il campo Ciarrocchi in Porto d’Ascoli, i ragazzi hanno camminato al buio per giungere fino al tratto di spiaggia in cui era stato allestito l’altare. Qualcuno si è lasciato indicare la strada da una torcia, qualche altro si è lasciato guidare dagli animatori o dai catechisti che li hanno accompagnati, qualche altro ancora ha seguito chi aveva di fronte, qualche altro ancora si è appoggiato ad un amico. Tutti, comunque, sono giunti a contemplare la luce. Dopo aver riempito l’attesa con la preghiera dei Salmi, infatti, il sole è sorto, salutato dall’applauso di tutti i presenti.
Ha detto il vescovo Gianpiero: “Ed ecco il sole che sorge! Ecco il Signore che viene all’orizzonte dell’umanità! Lo preghiamo con il Cantico di Zaccaria, come la Chiesa fa, da 2000 anni, ogni giorno, ogni mattina, ogni alba. Questa volta finalmente consapevoli. Guida i nostri passi, o Signore, sulla via della pace!”. Attraverso le parole del Benedictus (Lc 1,67-79), è stato come se ad ogni giovane sia stato detto: “Per quanto il tuo cuore possa vivere nel buio della vita, quindi nell’incertezza, nel dubbio e nella fragilità, non scoraggiarti, bensì attendi con fiducia che il Sole sorga nella tua vita!”.
Mons. Palmieri ha quindi invitato i numerosi ragazzi e anche i loro accompagnatori a contemplare in silenzio la bellezza dell’incantevole scenario che si è presentato davanti ai loro occhi: lo spettacolo dei colori cangianti del cielo e del mare, lo sciabordio delle onde che si infrangevano sulla riva, la piacevolezza del vento fresco sulla pelle.
“Agli occhi di Dio siamo tutti fratelli”
L’appello alla pace
Dopo il momento suggestivo dell’alba nell’incantevole cornice della spiaggia sambenedettese, si è celebrata la Santa Messa, presieduta da mons. Gianpiero Palmieri e concelebrata dagli altri sacerdoti intervenuti. Presenti anche alcuni diaconi.
Il secondo momento significativo della mattinata è stato caratterizzato dall’omelia del vescovo, che, commentando la Parola, ha spiegato cosa siano la violenza e la pace: “È davvero molto bello ritrovarsi qui per celebrare l’Eucaristia. Ci ricorda che un giorno, sulla riva del lago di Tiberiade, Gesù prese il pane, prese il pesce, lo spezzò, lo condivise con la folla che era sulla riva e tutti si resero conto che c’era da mangiare per tutti, che a tutti era detto: ‘Tu sei un figlio prezioso di Dio, perché per te c’è il pane. Nessuno escluso, così tutti poterono sentire che erano un popolo. Quel pane e quel pesce – lo sappiamo – nella Bibbia sono il simbolo della presenza di Dio, del pane e della sua Parola. E ci fu una grande festa perché nessuno era escluso. E Gesù poi di quelle moltiplicazioni ne fece due. Una dalla parte occidentale del lago, per i figli di Israele, e un’altra nella parte orientale del lago, che era la parte dei pagani, dove non c’erano gli Ebrei, ma c’erano i popoli pagani, quelli di cultura ellenistica, la zona della Decapoli. In una avanzarono dodici ceste, le dodici tribù di Israele, in un’altra sette ceste, perché settanta sono i popoli della terra, secondo la tavola di Genesi. Questo per dire che Gesù ha proprio voluto che il pane ci fosse per tutti, per i figli di Israele e per tutti i popoli, perché Dio è Dio di tutti e tutti sono figli di Dio. Nessuno è escluso.
E così è anche oggi. Purtroppo, però, c’è anche il male e oggi il Vangelo ci ricorda quale sia la radice del male. È quando tu pensi che, al contrario di quello che dice Gesù, ci sia qualcuno che è di serie A e qualcuno che è di serie B. Gesù pensa soprattutto agli Scribi del gruppo dei Farisei. Ma voi sapete che c’è uno Scriba del gruppo dei Farisei in ognuno di noi! È la tendenza di dire: ‘Certe cose valgono per gli altri. Per me no!’. Ma quando entri in questa mentalità, in questa mentalità dove ci sono persone di serie A e persone di serie B, ecco che salta tutto. Salta quella condivisione che invece vediamo nella moltiplicazione dei pani e dei pesci, quella condivisione a cui Gesù ha dedicato tanta attenzione. La regola per non finire in questa brutta mentalità ce l’ha data Gesù, il quale l’ha detta Gesù con chiarezza in questo Vangelo: ‘Non chiamare nessuno padre sulla terra, perché uno solo è padre, è Dio. Non chiamare nessuno guida o maestro, perché una sola è la guida e il maestro ed è Gesù’. Questa è una regola molto importante. Noi sappiamo che abbiamo dei padri, delle guide e dei maestri, ma non dimentichiamo mai che sono umani, quindi rivestiti di debolezza, come rivestiti di cose preziose. Non dimenticare mai che uno è il padre, il padre di tutti, e una è la guida, Gesù. Gli altri sono tutti fratelli, dice Gesù. È un elemento molto prezioso. Ogni uomo, qualunque uomo, è tuo fratello. Soltanto Dio è padre di tutti. E l’unica guida è il Signore. E gli altri lo sono nella misura in cui ti aiutano a sentire che la guida è il Signore. Questo ti aiuta a non cadere in nessun rapporto di dipendenza, ti aiuta ad evitare di regalare la tua vita a qualcuno che non sia il vero padre. La radice della violenza, quindi – dice il Vangelo -, è quando tu dividi gli uomini in serie A e in serie B. La radice della violenza è quando ti dimentichi che l’unico padre è Dio e che gli uomini sono tutti fratelli. E questa parola del Vangelo ci aiuta tantissimo!”.
Commentando poi la prima lettura, mons. Palmieri ha sottolineato come la storia di Ruth ci insegni proprio che per il Signore siamo tutti preziosi e di serie A: “Ruth, che è una vedova, che è rimasta senza due figli, che è povera e straniera, sarà la bisnonna del re Davide. Allora perché c’è questa storia? Per dirci che la storia può ricominciare in qualsiasi momento e nel modo più inaspettato. Ruth è una donna straniera, ma non importa a Dio: per Lui noi siamo tutti fratelli. Dio vuole che viviamo di questo respiro ampio, di questo respiro grande, per evitare la violenza”.
Il vescovo Gianpiero ha quindi sottolineato l’importanza di leggere con attenzione le Scritture e di non isolare dei versetti, decontestualizzandoli dal resto del testo e magari dando una interpretazione contraria a questo principio di fratellanza che Gesù invece predica e che si traduce in desiderio di pace e comunione tra tutti. Mons. Palmieri ha spiegato, ad esempio, come noi cristiani, in passato, abbiamo autorizzato religiosamente la violenza, prendendo ed estremizzando un versetto presente nella Bibbia: “Sono venuto a portare la spada“. Proprio come sta avvenendo oggi in Terra Santa, in cui gli Ebrei usano un versetto per giustificare la violenza: “‘Fino all’eliminazione di tutti i nemici‘, donne e bambini compresi. Capite che sta succedendo? Questi rabbini, che erano una minoranza, sono diventati una maggioranza in terra di Israele e sono gli ispiratori della politica di Netanyahu. Questi rabbini hanno preso un versetto, proprio come abbiamo fatto noi in passato, l’unico versetto che poteva essere utile e l’hanno fatto diventare la giustificazione religiosa di un operato mostruoso che sta avvenendo dall’altra parte del mare. La violenza, quindi, è quando tu dividi gli uomini in A e B; la violenza è quando prendi la Bibbia e la usi contro gli altri; la violenza è quando tu dimentichi che Dio è l’unico Padre e che l’unico Maestro è il Cristo; la violenza nasce quando ti dimentichi di tutto questo e allora giustifichi la sopraffazione, la guerra, l’eliminazione del nemico. Ma noi, ragazzi, siamo venuti qui a vedere il sole che sorge, perché cieli e terre nuove ricominciano da qui!”.
Un ulteriore appello alla pace è stato fatto durante la Celebrazione, quando il vescovo ha invitato a pregare tutti insieme quelle parole che ogni presbitero pronuncia abitualmente prima della Comunione: “Signore, Gesù Cristo, che hai detto ai tuoi apostoli, vi lascio la pace, vi do la mia pace, non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua Chiesa e donale unità e pace secondo la tua volontà, Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen!”.
“Chiamati a mettere sempre più le cose insieme”
L’esperienza della comunione fraterna
Anche il terzo momento significativo è avvenuto durante la Celebrazione Eucaristica, precisamente quando il vescovo Gianpiero ha invitato i ragazzi a scambiare una parola con le persone al loro fianco, quella alla loro destra e quella alla loro sinistra, così da condividere una parola con chi si conosce, ma anche con chi è sconosciuto. Un gesto semplice, ma molto significativo: quando uno ha visto sorgere nella propria vita il vero Sole, che è Cristo Signore, e ha compreso che Lui è l’unico Padre e gli altri sono tutti fratelli, non può far altro che entrare in comunione con loro, anche se si tratta di uno sconosciuto, di uno che è lontano, di uno che è diverso da me, di uno che appartiene ad un’altra Diocesi.
A proposito di questo, dopo i riti di Comunione, anche don Matteo Calvaresi, direttore dell’Equipe di Pastorale Giovanile della Diocesi Truentina, ringraziando Dio per “aver fatto in modo che tutto riportasse”, ha detto: “Parlando anche a nome di don Luca Censori (n.d.r. direttore dell’Equipe di Pastorale Giovanile della Diocesi di Ascoli Piceno), voglio dire che proprio stamattina riflettevo su cosa fosse una Diocesi e mi sono reso conto che più si collabora, più si è Diocesi. Noi, come giovani, siamo chiamati a mettere sempre di più le cose insieme, siamo chiamati a mettere insieme San Benedetto ed Ascoli. L’alba di questa unione nasce da noi, perché siamo quelli che sono più capaci di farla. Aiutiamo allora il vescovo in questa impresa!”.
Insomma, attraverso la Parola del Signore ad attraverso le parole del vescovo Gianpiero e di don Matteo, tutti i ragazzi sono stati invitati a vivere con maggiore forza e consapevolezza la comunione cristiana, intendendo con questo termine non solo il sacramento dell’Eucaristia, ma anche e soprattutto l’unione spirituale che lega i fedeli tra loro e a Cristo, formando la comunità dei credenti. Non è un caso che si usi la stessa parola per esprimere entrambi i concetti, giacché dalla prima deriva la seconda: è Cristo Eucaristia che ci chiede di farci dono per gli altri, come Lui si è fatto dono per noi, e noi, nel farci dono, siamo chiamati ad entrare in comunione con l’altro per sperimentare pienamente la gioia dell’essere fratelli tutti.
Le testimonianze dei giovani presenti
Molto soddisfatti i giovani delle due Diocesi del Piceno. Riportiamo qualche riflessione a caldo che alcuni di loro ci hanno rilasciato subito dopo l’evento.
Claudio Colletta, della parrocchia “Madonna della Speranza” in Grottammare, ha affermato: “Mi ha colpito molto quello che ha detto il vescovo durante l’omelia, cioè che non esistono persone di serie A e persone di serie B. Questa frase racchiude il senso del cristianesimo e quindi quello a cui la Chiesa è chiamata, ovvero l’essere tutti fratelli”.
Leonardo Curzi, appartenente alla parrocchia “Santissima Annunziata” in Porto d’Ascoli di San Benedetto del Tronto, ha detto: “Mi è piaciuta molto la riflessione che il vescovo Gianpiero ha fatto in merito alla storia di Ruth, la quale ci ricorda che, anche quando abbiamo toccato il fondo, con la forza del Signore, abbiamo sempre la possibilità di rialzarci e di rimetterci un gioco”.
Federico Del Moro, della parrocchia “Santa Maria della Pace” in Ancarano, ha dichiarato: “Ho trovato molto vere ed attuali le parole del vescovo, quando ha detto che a volte noi dividiamo le persone tra quelle di serie A e quelle di serie B. Spesso vedo chiaramente questa divisione tra persone più privilegiate ad altre che lo sono meno. Penso a chi è benestante e vive in condizioni buone e chi invece vive in territori segnati dalla povertà o dalla guerra. Ma penso anche al nostro territorio, dove esistono disparità, ad esempio, nel mondo del lavoro tra uomini e donne o nel mondo della scuola tra persone italiane ed immigrati, che spesso vengono trattati diversamente”.
Flavio Marcelli, della parrocchia “Maria Santissima Madre della Chiesa” in Stella di Monsampolo del Tronto, ha affermato: “Anche a me hanno colpito particolarmente le parole del vescovo Gianpiero sulla distinzione, che a volte facciamo, tra persone di serie A e quelle di serie B. Spesso chi non ha i gusti, le abitudini o le passioni della massa, dal resto del gruppo viene giudicato e ritenuto di serie B”.
Davide Tilli, della parrocchia “Santi Pietro e Paolo” in Ascoli Piceno, ha detto: “Per me è stato molto significativo l’appello alla pace, sia nei contesti attualmente in guerra, sia nella nostra esperienza di vita. Mi è molto piaciuto, inoltre, il clima generale di condivisione e fraternità tra i ragazzi di San Benedetto del Tronto e di Ascoli Piceno”.
Chiudiamo, infine, con tre giovani della parrocchia “San Luca Evangelista” in Villa Pigna di Folignano, i quali hanno particolarmente gradito le preghiere spontanee dei fedeli.
Chiara Antonielli ha dichiarato: “A me hanno colpito molto le parole del Cantico di Ezechiele: ‘Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro voi uno Spirito nuovo, toglierò da voi un cuore di pietra e vi darò un cuore di carne‘. E mi è molto piaciuta la preghiera spontanea che ha fatto una signora durante il momento delle preghiere dei fedeli, perché è come se avesse letto nel mio cuore la stessa preghiera e l’avesse detta ad alta voce”.
Marika Di Giacomo ha affermato: “Anche a me è rimasta impressa una preghiera dei fedeli, quella in cui abbiamo pregato per coloro che stanno male, chiedendo l Signore di dare forza ai malati e anche alle persone che sono loro accanto. C’è una persona a me cara che sta male e quindi ho fatto quella preghiera soprattutto per lei.
Francesco Marraudino, infine, ha concluso: “Ho trovato coraggioso e per niente scontato il discorso che il vescovo Gianpiero ha fatto in merito a come a volte vengano estrapolati alcuni versetti dei testi sacri ed usati per giustificare le violenza, un fatto paradossale quando è stato fatto anche dalla Chiesa, che invece per prima dovrebbe essere portatrice di pace. A tal proposito mi è piaciuta particolarmente la preghiera fatta spontaneamente da una signora, la quale ha pregato affinché tutti possiamo essere tutti operatori di pace, anche nelle nostre famiglie”.