10 novembre 2010 ore 23.58
CAMMINO ASSEMBLEARE dell'Azione Cattolica nel 2010-11
10 novembre 2010
ore 23.58

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Consiglio Diocesano dell'Azione Cattolica di Ascoli Piceno
CAMMINO ASSEMBLEARE DIOCESANO E PARROCCHIALE 2010-11

L’Assemblea parrocchiale è un momento fondante della vita associativa (Nazionale, Diocesana e Parrocchiale): quando è convocata si rende visibile, in maniera piena, l’essere associazione.
E’ prima di tutto espressione di comunione e di incontro tra generazioni; è esercizio fondamentale di democraticità, alla luce della Parola di Dio e del tempo che viviamo.
L’assemblea triennale è inoltre un evento straordinario, ma deve essere il culmine di un percorso ordinario che vivremo insieme in questi mesi.
Per questo motivo ci permettiamo di consegnare del materiale che potrà rendere questi momenti associativi belli, vivaci, significativi, non soltanto per l’associazione, ma anche, in un’ottica e in uno stile estroversi, per la comunità ecclesiale e quella civile. Si tratta di indicazioni di percorso, che andranno certamente arricchite, ulteriormente valorizzate, meglio innestate nella realtà locale, grazie a una stimolante “fantasia associativa”. Sarà quindi importante che le assemblee interagiscano con il testo che vi inviamo, utilizzando e integrando le modalità suggerite.
I passi che ci porteranno all’assemblea diocesana sono già iniziati con la due giorni trascorsa a Carpineto dove abbiamo letto e analizzato la nostra associazione per progettare una nuova AC vivace, propositiva e unita.
E con Domenica 19 settembre abbiamo dato avvio a questo cammino assembleare che ci porterà a vivere con democraticità, grande partecipazione attiva e vera corresponsabilità questo momento straordinario della storia di AC di Ascoli Piceno e delle nostre parrocchie.
Ogni passo ha un suo significato e una sua progressione tale che non solo i responsabili ma tutti i soci riescano a partecipare all’assemblea, sentendosi parte attiva e significativa di un cammino associativo.
Il percorso assembleare pensato è così impostato:
1. Momento assembleare diocesano (svolto a Carpineto il 18 e il 19 settembre)
2. Consigli Parrocchiali preparatori da effettuarsi entro il 10 novembre (vi chiediamo di comunicarci le date per permetterci di partecipare). Basandosi sul “Vivere la fede, amare la vita - L’impegno educativo dell’Ac” (documento preparatorio che vi inseriamo qui), chiediamo di elaborare una vostra sintesi in sede di consiglio parrocchiale. Ogni riflessione poi deve pervenire al Consiglio Diocesano entro il 15 gennaio 2011 che insieme agli spunti elaborati a Carpineto nei lavori di laboratorio, produrrà il “documento assembleare diocesano” che dovrà essere votato dall’assemblea. Il documento assembleare diocesano dovrà essere inviato immediatamente dopo l’assemblea al centro nazionale, per contribuire alla realizzazione del documento assembleare nazionale.
Nel documento assembleare diocesano confluiscono, in forma propositiva: elementi di verifica del triennio trascorso; ambiti d’impegno che sono stati oggetto di discussione e confronto nel consiglio diocesano; esigenze e bisogni che emergono dal vissuto parrocchiale e territoriale; ricchezze che l’associazione diocesana riconosce di avere e di poter offrire alla Chiesa locale e al territorio.
Consiglio Diocesano di Ascoli Piceno
3. Incontro con i Presidenti Parrocchiali e gli Assistenti Parrocchiali con il Vescovo il 15 novembre 2010 ore 21.00
4. Nella normale vita associativa di gruppo, si programmino incontri particolari sul tema della partecipazione attiva, democraticità e corresponsabilità e sui luoghi di vita associativa in modo da coinvolgere tutti i soci e non soci
5. Assemblee parrocchiali entro 31 gennaio 2011 (Vedi traccia per l’assemblea parrocchiale).
6. Assemblea diocesana il 27 febbraio 2011
7. Assemblea regionale elettiva 3 aprile 2011
8. Assemblea nazionale 6-8 maggio 2011

TRACCIA per l’Assemblea Parrocchiale
“Il legame con la Chiesa diocesana vive giorno per giorno nella parrocchia, in essa l’Ac sperimenta la concretezza di una Chiesa da amare ogni giorno nella sua realtà positiva e nei suoi difetti; da accogliere e sostenere; da spingere al largo e da servire con umiltà” (Progetto formativo, Introduzione, n. 5)
Il tempo delle assemblee parrocchiali può essere tempo di grazia se curato con attenzione e passione. Può essere un momento di rafforzamento dei legami associativi e tra le generazioni, ma anche di promozione dell’Ac nella comunità e presso persone che non conoscono la nostra proposta.

PREPARARSI
È importante che l’assemblea parrocchiale non sia una giornata isolata, ma arrivi alla fine di un percorso parrocchiale, anche minimo, che coinvolga tutti, dai più piccoli ai più grandi, attraverso i rispettivi gruppi.
È necessario presentare a tutti i soci che votano per la prima volta la bellezza e il significato di questo momento, con i diritti e i doveri che ne conseguono.
Bambini e ragazzi: le assemblee parrocchiali si svolgeranno nella prima parte dell’anno associativo e quindi coincideranno con i primi incontri dei gruppi Acr. Anche in relazione all’incontro nazionale del 30 ottobre 2010 potrebbe essere utile far riflettere i più piccoli sul “di più” che viene dalla scelta di vivere e mettersi a disposizione dell’Ac attraverso la responsabilità associativa che ogni triennio si rinnova. Tale iniziativa può consistere anche in un breve momento in cui i ragazzi, con varie modalità inerenti alle diverse fasce d’età, saranno chiamati a scrivere un messaggio rivolto ai più grandi, per rendere più bello ed efficace il cammino dell’Acr. Tale messaggio verrà letto o presentato in un momento specifico all’interno dell’assemblea parrocchiale.
Giovanissimi e giovani: i giovanissimi sono abbastanza grandi per dedicarsi almeno un incontro per riflettere sulla vita associativa in parrocchia, per individuare alcuni limiti, alcune cose belle, alcune proposte. Il loro contributo di gruppo può essere portato e letto in assemblea parrocchiale, davanti a tutti gli altri.
Gli educatori dovranno fare attenzione a che siano coinvolti anche i simpatizzanti, che non possono votare. Anche se non possono scegliere i loro consiglieri parrocchiali, possono ampiamente contribuire alla qualità della vita associativa.
Il momento assembleare porta inoltre molte domande circa l’adesione all’Ac: da questo punto di vista, si suggerisce di ricorrere agli strumenti di promozione dell’adesione che saranno on line dai primi di settembre, e agli strumenti realizzati negli scorsi anni (sito internet).
I giovani, come gruppo o anche insieme ai giovanissimi, sono chiamati ad arrivare all’assemblea con una compiuta analisi della vita associativa, e con proposte concrete per farla crescere. In particolare, sono chiamati a rappresentare nodi e possibili soluzioni perché l’Ac sia una proposta a misura di giovani, adeguata ai tempi di vita delle nuove generazioni.
Adulti: anche per gli adulti sarebbe consigliabile precedere l’assemblea parrocchiale con almeno uno/due momenti di gruppo in cui interrogarsi sulla vita associativa parrocchiale, e anche, più in generale, sullo “stato di salute” della comunità e sui bisogni che provengono dal territorio.
In particolare, gli adulti possono realizzare un approfondimento sulla responsabilità educativa verso le nuove generazioni (molti i materiali disponibili sulle riviste associative), e mettere in
cantiere alcune proposte programmatiche per il prossimo triennio relative ad alcune dimensioni della vita (famiglia, impegno sociale dei laici, attenzione alla politica…)

VIVERE L’ASSEMBLEA
Importante è che l’assemblea, esperienza di comunione, inizi con un momento di preghiera ben curato, guidato dall’assistente parrocchiale e incentrato sull’ascolto della Parola di Dio, anche riprendendo l’icona dell’anno, “Voi siete la luce del mondo”.
È bello prevedere, all’inizio o al termine dell’assemblea, la presenza dell’Acr, con il suo specifico contributo di idee e di gioia, maturato nel percorso preparatorio.
Segue il saluto del referente del centro diocesano, che può illustrare il significato profondo del percorso democratico dell’associazione, declinando soprattutto l’idea di laico corresponsabile su cui si fonda.
Si procede con una breve relazione del presidente parrocchiale uscente, a cui si associano le piccole relazioni dei gruppi (se preparate nell’itinerario preparatorio) e il dibattito libero.
Dopo, possono presentarsi all’assemblea le persone che intendono fornire una disponibilità per il consiglio parrocchiale.
Si procede al voto, curando che si svolga con gioiosa serietà, in un seggio vero.
Una piccola commissione elettorale esegue lo spoglio e comunica all’assemblea gli eletti.
È sempre bello che l’assemblea si concluda con un momento di fraternità: il pranzo, la cena, o almeno un dolce da condividere.

CONSIGLI PER RENDERE PIU’ BELLA L’ASSEMBLEA
Curare l’ambiente in cui si svolgerà l’assemblea, tappezzandola dei manifesti dell’anno associativo o di tutti quelli del triennio che si sta chiudendo, sistemare dei cartelloni con le foto delle attività fatte e dei soci, lasciando magari lo spazio per la foto dell’assemblea elettiva che si sta svolgendo.
Si potrebbe pensare di celebrare, durante l’assemblea, l’aderente più anziano o chi vota da più tempo e magari lasciare che venga raccontato il modo in cui si svolgeva il momento delle votazioni nel passato.
Inoltre, sarebbe bello se venissero presentati all’assemblea tutti i presidenti parrocchiali del passato, lasciando loro il tempo di un breve saluto; altrettanto significativo è il ricordo nella preghiera di chi non c’è più.
Consiglio Diocesano di Ascoli Piceno
CAMMINO ASSEMBLEARE DIOCESANO E PARROCCHIALE

Per la riflessione nei consigli parrocchiali
Dieci modi per dire assemblea
1) Verifica
Come sintetizzare il cammino del triennio che si sta chiudendo? Quali limiti? Quali prospettive?
2) Progetto
Quale il nostro compito nella Chiesa? Come perseguirlo oggi? Quali i nostri riferimenti certi? Quali gli obiettivi prioritari?
3) Democrazia
Come alimentare la partecipazione alla vita associativa e alla vita della Chiesa? Come valorizzare il nostro itinerario assembleare? Quale valore questo itinerario può avere da un punto di vista civile e culturale?
4) Novità
Quali le sfide che interpellano oggi in modo originale e nuovo l’associazione? Quali strumenti già abbiamo tra le mani? Quali sono da costruire?
5) Storia
Cosa ci portiamo nello zaino? Quale la lezione della nostra storia?
6) Relazioni
Riusciamo a trasmettere l’idea di una proposta alla portata di tutti, fondata sulle relazioni e sul dialogo intergenerazionale?
7) Ascolto
Siamo disposti ad ascoltare tutti i protagonisti della vita associativa (i piccoli, gli educatori, i simpatizzanti, anche gli ex soci…)?
8) Futuro
Crediamo che la proposta associativa ha qualcosa da dire al futuro?
9) Preghiera
Riusciamo ad essere comunione e testimonianza ancorandoci ad una intensa vita spirituale?
10) Legame
Questa esperienza può aiutarci ad alimentare il senso di appartenenza all’Azione cattolica, con maggiore consapevolezza dei legami con la Chiesa diocesana e della dimensione nazionale dell’Ac?

Materiali utili
Statuto (articoli inerenti il consiglio parrocchiale e il presidente parrocchiale)
Documento preparatorio (vedi linee programmatiche)
Atto normativo diocesano
Brundu Michela, E’ tempo di assemblee parrocchiali, in SegnoPer 3 (2007), pp.56-59
Sbriscia Stefania, Responsabile: voce del verbo…, in SegnoPer 5 (2007), pp.12-13
Brundu Michela, Un compito difficile, ma bello, in SegnoPer 1 (2008), pp.1-5
Graziano Maria, L’agenda del buon presidente, in SegnoPer 1 (2008), pp.6-9
Martini Fabiana, Una casa di amici, in SegnoPer 3 (2008), pp.1-3
La Sala Nicola, Un luogo profetico, in SegnoPer 2 (2009), pp.20-21
Dovis Fabio, Al centro la cura dei legami, in SegnoPer 4 (2009), pp.6-10
La Sala Nicola, Un’identità relazionale, in SegnoPer 4 (2009), pp.11-13
Stocchi Giovanna, Confrontarsi per vedere meglio, in SegnoPer 1 (2010), pp.30-31
Doni Filippo, Una storia al plurale, in SegnoPer 1 (2010), pp.32-37
Miano Franco, Una storia di relazione, in SegnoPer 1 (2010), pp. 22-23
Miano Franco, Il presidente parrocchiale, in SegnoPer 2 (2010), pp.20-21
Miano Franco, L’Assemblea parrocchiale, in SegnoPer 4 (2010), pp.16-17
Mandolini Laura, Un grande futuro dietro le spalle, Segno 2 (2008), pp. 12-13

DOCUMENTO PREPARATORIO ASSEMBLEARE
Vivere la fede, amare la vita - L’impegno educativo dell’Ac
Introduzione
L’anno associativo che si apre sarà attraversato da un’esperienza che, per quanto “speciale”, fa parte della vita ordinaria dell’associazione, ovvero il cammino assembleare, un intenso momento di corresponsabilità associativa da vivere a tutti i livelli. Il passaggio triennale richiede a tutti un di più di impegno e responsabilità, per fare in modo che la vita dell’associazione a tutti i livelli non si esaurisca nello sforzo di rinnovo delle “cariche” e nella riprogettazione delle linee programmatiche, ma possa continuare nel suo impegno di formazione delle coscienze, di evangelizzazione, nell’attività ordinaria al servizio delle Chiese locali e delle comunità civili.
Il momento assembleare è parte integrante dei ritmi di vita e di crescita dell’associazione. Esso è la garanzia dell’esercizio della corresponsabilità come presa in carico della vita associativa da parte di tutti.
Condividere il cammino percorso e quello da fare, in ambito parrocchiale, diocesano, regionale e nazionale, è la prima delle buone pratiche per vivere in modo corale, condiviso e sostanziale la individuazione di nuove responsabilità e la programmazione della vita associativa. Per questo il cammino assembleare non può prescindere da una verifica del triennio, a partire dagli impegni che l’Assemblea nazionale ha consegnato al cammino triennale 2008-2011 (far crescere e maturare le fede, suscitare percorsi di ricerca e riscoperta della fede, promuovere il bene comune, la cura della formazione, la cura del legame associativo).
La riprogettazione della vita associativa per il triennio 2011/2014, inoltre, non può che essere orientata anche dalle coordinate ecclesiali e civili su cui si sviluppa la realtà italiana. Il cammino della vita della comunità ecclesiale del prossimo decennio sarà indirizzato dagli orientamenti pastorali sul tema dell’educazione. In questo significativo momento l’associazione, nel mettere a disposizione della comunità ecclesiale la propria tradizione educativa, sarà chiamata anche a verificarsi ulteriormente e confrontarsi con le sfide poste dalla cosiddetta “emergenza educativa”. Altra tappa fondamentale sarà la preparazione del Congresso Eucaristico che si svolgerà nel settembre 2011 ad Ancona, dove, significativamente, la Presidenza nazionale ha convocato il prossimo convegno dei presidenti e assistenti diocesani.
Contemporaneamente lo sguardo sarà rivolto anche allo svolgimento della Settimana Sociale dei cattolici italiani e alla vita del Paese che si avvia a celebrare i 150 dell’Unità d’Italia: occasione significativa per ridirci le ragioni del nostro stare insieme in uno Stato unitario, partendo dal fare memoria della nostra storia. Il momento assembleare può rappresentare un segno di effettiva ed efficace presenza nelle realtà territoriali ecclesiali e civili, in continuità con l’impegno cominciato con i 16 incontri pubblici regionali.
I. Educare la fede, amare la vita
«In una Chiesa missionaria, posta dinanzi ad una emergenza educativa come quella che si riscontra oggi in Italia, voi che la amate e la servite sappiate essere annunciatori instancabili ed educatori preparati e generosi; in una Chiesa chiamata a prove anche molto esigenti di fedeltà e tentata di adattamento, siate testimoni coraggiosi e profeti di radicalità evangelica; in una Chiesa che quotidianamente si confronta con la mentalità relativistica, edonistica e consumistica, sappiate allargare gli spazi della razionalità nel segno di una fede amica dell’intelligenza, sia nell’ambito di una cultura popolare e diffusa, sia in quello di una ricerca più elaborata e riflessa; in una Chiesa che chiama all’eroismo della santità, rispondete senza timore, sempre confidando nella misericordia di Dio».
Benedetto XVI
I.1 Una fede che cambia la vita, che genera scelte
La fede è il dono di un Dio che non smette mai di cercare l’uomo. Occorre oggi tornare a riflettere sulle forme e le strade possibili per un’educazione volta a suscitare, alimentare, sostenere la ricerca di Dio che accompagna gli uomini e le donne, i giovani e i ragazzi di oggi, per fare maturare in essi una fede incarnata, che “cambia la vita”: una fede che fa maturare stili di vita improntati all’insegnamento evangelico, che genera vocazioni alla responsabilità, che si traduce in forme contagiose di impegno, capaci di “fare opinione”, di cambiare in meglio il nostro tempo. Vogliamo che ogni socio di Azione Cattolica sia sempre più consapevole che vivere una fede incarnata significa spendersi per la giustizia, la pace, la solidarietà, la tutela del creato, il diritto al lavoro e per tutto ciò che attiene la promozione della dignità umana.
L’impegno educativo al servizio dell’evangelizzazione rappresenta il cuore della vita associativa: l’Azione Cattolica, da questo punto di vista, ha maturato nella sua storia e nel suo presente un patrimonio di esperienze e di passione che è chiamata sempre di nuovo a mettere a servizio della Chiesa e della società, in una continua ricerca delle strade da percorrere per educare la fede i ragazzi, i giovani, gli adulti di oggi. Si tratta di acquisire una sempre maggiore consapevolezza delle ragioni e delle finalità di un impegno che non può essere affrontato come quello di una qualsiasi altra “agenzia educativa”, perché si pone come obiettivo la formazione integrale della persona e si fonda sulla scelta di porre al centro dell’esperienza formativa la persona di Cristo, cui i credenti sono chiamati a conformare la propria vita.
I.2 La vita associativa al servizio dell’educazione
L’Azione Cattolica sceglie di accompagnare la vita ordinaria ad ogni età, in ogni sua espressione, dentro ogni condizione perché ogni persona e ogni famiglia possano crescere nella comunità cristiana attraverso un cammino di continua ricerca e conversione, di discernimento e testimonianza.
In quanto tale, l’esperienza associativa è cura educativa di ragazzi, giovani e adulti, è forma di concreto impegno al servizio della comunità cristiana, è il modo con cui l’Azione Cattolica fa proprie le scelte pastorali della Chiesa locale e collabora alla loro piena realizzazione.
La presenza dell’Azione Cattolica è anche un significativo elemento di ricchezza per il territorio nel quale è radicata. L’esperienza associativa, fatta di esercizio della partecipazione democratica,
corresponsabilità, solidarietà tra le generazioni, costruisce legami tra le persone, genera collaborazione con le istituzioni, alimenta il senso di responsabilità nei confronti delle concrete problematiche della comunità civile.
In questa logica missionaria è importante, dunque, riscoprire la profezia di uno stile formativo che connota e qualifica l’Azione Cattolica quale strumento di annuncio, ricerca, riscoperta, crescita nella fede attraverso l’ordinarietà della vita associativa, il servizio e la dedizione alla Chiesa, la responsabilità verso la città e il creato, la profondità di un cammino personale e spirituale per ogni socio, la capacità di vivere, attraverso la sapienza evangelica, la vocazione laicale come chiamata alla santità.
In questa prospettiva si collocano anche i movimenti di AC che svolgono un ruolo importante per la loro capacità di incrociare i bisogni e le attese delle persone negli ambienti e nelle esperienze della vita.
I.3 L’Azione Cattolica per il bene comune
L’Azione Cattolica ha come fine la formazione di laici credenti che, radicati in una forte vita spirituale, considerino essenziale la partecipazione consapevole e il pieno coinvolgimento nella vita del mondo e delle città. Ai laici di AC sono chiesti passione, competenza, interesse, impegno per l’edificazione concreta del bene comune insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Nella comunità cristiana l’AC si impegna affinché la Dottrina sociale della Chiesa cattolica sia incarnata in prassi ed esperienze di valore pastorale, civile e culturale. La testimonianza della propria fede può e deve assumere, in AC, una indispensabile dimensione pubblica. In questo modo l’associazione potrà raccogliere i ripetuti appelli di Benedetto XVI e dei vescovi italiani per una «nuova generazione di laici impegnati» in tutti i settori della vita sociale, dalla politica alla cultura, dall’economia alle scienze. L’AC può rispondere a questi appelli considerando sempre più la formazione al sociale e al bene comune come parte essenziale dei propri cammini ordinari. A tal fine è importante che i responsabili e gli educatori siano i primi testimoni di una vita cristiana piena,
che risplenda anche nella dimensione pubblica. In questo senso, vecchi e nuovi orizzonti profetici che interpellano gli stili di vita personali e comunitari rappresentano una vera sfida per l’associazione, la cui storia si è fin da subito intrecciata con quella dei 150 anni del nostro Paese: il rispetto assoluto della vita, la sobrietà delle scelte quotidiane, la solidarietà verso singoli e famiglie in difficoltà a causa della mancanza o della precarietà del lavoro, il senso del dovere professionale, il valore dello studio, la tensione verso il futuro delle nuove generazioni, la coerenza tra sfera privata e sfera pubblica, la scelta preferenziale dei poveri, l’attenzione alla vita amministrativa e politica delle città e del Paese, l’unità stessa dell’Italia.
L’Azione Cattolica è anche scuola di cattolicità attiva attraverso la promozione di una passione per il mondo intero. L’educazione alla dimensione internazionale rende, infatti, l’associazione sempre più missionaria e solidale, in una rete di relazioni, di dialoghi e di scambi che arricchiscono reciprocamente.
II. Alcuni snodi per la vita associativa
«Se diamo qualcosa per la nostra attività, abbiamo sempre bisogno di un risultato concreto, almeno parziale, per avere la forza di andare avanti, altrimenti non dico al primo insuccesso, ma al
primo attendere prolungato del successo ci scoraggiamo, diciamo che tutto va male, che non vale la pena, che bisogna cercare formule nuove. In sostanza non abbiamo pazienza e non siamo capaci di lavorare ad un piano di largo respiro come è quello della Provvidenza *…+.
Non sappiamo più fare, cioè, le cose piccole, il lavoro seccante, quotidiano, nascosto, così poco eroico, così monotono anche. E così succede che noi facciamo, ogni tanto, quando un’idea ci entusiasma, quando un programma ci si rivela in tutta la sua attuale bellezza, dei grandiosi propositi di generosità, di fedeltà, di attività, ma subito poi ci ammosciamo appena ci accorgiamo che è necessaria un’azione lunga, paziente, di cui forse non vedremo i risultati».
Vittorio Bachelet
Gli spunti di riflessione sin qui emersi circa la realtà ecclesiale e civile interpellano la vita associativa, evidenziando alcuni nodi da cui ripartire e di seguito riportati. Per ogni aspetto vengono inoltre suggerite alcune domande che possono aiutare le associazioni ad avviare riflessioni concrete a partire dall’esperienza particolare che si vive nelle proprie realtà locali.
II.1 Custodire l’interiorità per vivere tutta la vita come culto spirituale
È’ essenziale recuperare il senso profondo dell’Azione Cattolica come cammino spirituale che alimenta autentiche vocazioni laicali. La dedizione alla Chiesa e al mondo è possibile solo se si può trarre ispirazione ed energia da una profonda vita interiore, da una vita spirituale bella coltivata con assidua e gelosa cura.
In coerenza con il nostro Progetto Formativo Perché sia formato Cristo in noi, che pone al centro la formazione della coscienza, la cura della vita spirituale non può non tradursi in una cura per l’interiorità aperta alla relazione con Dio e con i fratelli, via privilegiata per giungere ad una piena umanità.
Abbiamo bisogno di laici che hanno l’impronta del colloquio intimo con Dio, cioè che vivono ogni gesto quotidiano alla presenza del Signore (preghiera diffusa), assaporano la Sua Parola, comprendono e amano la liturgia.
Questo, però, oggi non si può dare per scontato. Occorre aiutare i nostri soci a intraprendere un cammino spirituale che chiede scelte personali e l’assunzione di un metodo capace di tenere insieme il cammino irrinunciabile di ciascuno e il cammino comunitario.
Nel rispetto dei ritmi e dei tempi di lavoro, oggi sempre meno regolari, e dei molteplici impegni, è importante trovare dei momenti di sosta ai quali rimanere fedeli nell’arco del giorno e della settimana, perché la preghiera diffusa ha bisogno di essere nutrita dalla preghiera pregata, cioè di momenti specificatamente dedicati alla preghiera (preghiera di lode, di ringraziamento, di domanda, di perdono). È importante, in particolare, richiamare il valore della Liturgia delle ore, da recitare da soli o in forma comunitaria, che ci inserisce nella preghiera della Chiesa e ci fa prendere familiarità con la Parola. Ma altre forme di preghiera centrate sull’ascolto della Parola, da quelle più note, come la recita del rosario, a forme meno tradizionali, come la meditazione in silenzio della Parola e la preghiera del cuore, vanno riproposte. Riservare uno spazio quotidiano, anche se breve, di preghiera all’inizio e alla conclusione della giornata ci aiuta a vivere come offerta e lode a Dio i nostri impegni.
La partecipazione periodica ai ritiri e agli esercizi spirituali consente di verificare il proprio cammino, di trovare spazi personali di approfondimento, di speciale relazione con il Signore e di rinnovato impegno nell’imparare a coniugare, sempre più e meglio, il Vangelo con la vita di tutti i
giorni. È da riscoprire in tutta la sua ricchezza la pratica della adorazione eucaristica.
La nostra preghiera culmina ogni settimana nella Eucaristia domenicale, un momento in cui, anche visibilmente, ci riconosciamo comunità. La celebrazione eucaristica è, infatti, l’evento centrale della vita di una comunità ed edifica la comunità stessa.
Questo cammino spirituale richiede il sostegno dell’accompagnamento spirituale e della Grazia.
Dio ci parla attraverso ciò che siamo, attraverso i nostri pensieri, i sentimenti, i fatti che ci accadono. Imparare a leggerli e a compiere le nostre scelte alla luce della Parola richiede allenamento e la compagnia di chi, maturo nella fede, ci guida nel discernimento. Ecco l’importanza dell’accompagnamento spirituale, così come della partecipazione frequente ai sacramenti, con particolare attenzione alla Riconciliazione, segno di un legame e di una cura profonda della propria vita spirituale.
In questo cammino, va suggerita, inoltre, la partecipazione all’Eucarestia feriale.
L’Azione Cattolica, in virtù della scelta di far crescere nella fede tutti coloro che camminano alla sequela di Cristo risorto, è chiamata a rinnovare e ad accrescere la formazione liturgica e biblica per aiutare a vivere intensamente il mistero che la Parola annuncia e che la Liturgia celebra. Come l’associazione accompagna la persona nella cura della vita interiore e nella crescita spirituale? Fermo restando il ruolo del sacerdote assistente, ci sono in associazione laici adulti nella fede disponibili all’accompagnamento spirituale personale? Gli strumenti che l’associazione mette a disposizione per la cura della vita spirituale sono utilizzati (testo personale, sussidi per i tempi forti, itinerari di spiritualità...)? Come l’associazione aiuta a vivere e ad amare la liturgia? Come l’associazione aiuta le persone, soprattutto i giovani, a fare sintesi tra fede e vita?
II.2 Una realtà locale in cambiamento
La fisionomia territoriale di molte comunità cristiane locali sta attraversando significativi cambiamenti. Diverse Chiese particolari hanno avviato processi di ristrutturazione pastorale della presenza nel territorio attraverso modalità differenziate, come, ad esempio, le unità (o comunità) pastorali, o come il rafforzamento dei legami vicariali o zonali. Dinanzi a queste nuove realtà, così come davanti alle trasformazioni che coinvolgono la realtà sociale e ai nuovi ritmi di vita dell’uomo, l’associazione non può, da una parte, non partecipare alla riflessione sui cambiamenti in atto, dall’altra, non ripensare in maniera equilibrata le forme della propria proposta, per essere, anche in questo nuovo contesto, vicina alla vita delle persone e per questo capace di ridire loro con gioia la bellezza dell’incontro con il Signore risorto.
Ciò non vuol dire certo ridisegnare una nuova associazione, ma capire quali modalità, quali risorse, quali competenze mettere in campo per essere autenticamente al servizio delle comunità locali. Si tratta anche di modulare la vita dei gruppi formativi in maniera rispondente alle effettive esigenze, di favorire consapevolmente il ruolo sempre più importante assunto dalle famiglie all’interno della vita associativa, di rinsaldare la rete dei legami tra le associazioni parrocchiali all’interno delle diocesi, così come quella dei rapporti con le altre aggregazioni laicali.
La corresponsabilità laicale a servizio delle Chiese locali, inoltre, sarà tanto più piena quanto più sarà capace di fare strada con i sacerdoti assistenti, coltivando un rapporto di amicizia e di stima che tenga conto della specificità dei ministeri, grazie al quale ciacuno possa sperimentare la pienezza della vocazione laicale e di quella presbiterale. I nostri soci sono inoltre chiamati a vivere con particolare passione la propria vicinanza ai sacerdoti delle Chiese locali, da sostenere e accompagnare vivendo con essi un legame di solidale aiuto reciproco, intessuto di gratitudine e di fraterna capacità di dialogo.
Altrettanto imprtante sarà inoltre dimostrare una reale capacità di farsi vicini alla vita delle persone, facendosi carico dei problemi e delle attese di speranza della comunità civile nel territorio. La vita associativa non può realizzarsi in maniera avulsa dalla realtà culturale, economica, politica nella quale essa è radicata. L’impegno per la costruzione del bene comune possibile non può che partire da una sapiente lettura della propria realtà locale e da una generosa disponibilità a spendersi per esso, sia come singoli soci formati ai valori evangelici sia come associazione di laci corresponsabili. In che modo è cambiata e/o sta cambiando la configurazione del territorio locale? A cosa sono dovuti questi cambiamenti? Quali trasformazioni sottendono? Come si sta trasformando la fisionomia territoriale delle parrocchie? Quali sono le implicazioni pastorali in termini di scelte e di progettualità? L’associazione come ha vissuto o sta vivendo queste trasformazioni? Quali risorse, competenze, nuove modalità riesce a maturare per una vita associativa sempre al servizio delle Chiese locali? Quali sono gli ambiti della vita comune in cui l’AC può maggiormente apportare un contributo specifico e qualificante? Attraverso quali modalità? Come può l’AC nelle realtà locali educare al senso pieno di cattolicità attiva, allargando lo sguardo alla dimensione internazionale?
II.3 Attenzione agli educatori e ai responsabili
L’Azione Cattolica continua ad esprimere un significativo patrimonio di impegno e dedizione ma, a fronte di tanta generosità, in molte delle nostre associazioni si verifica una concreta difficoltà, da un lato, ad individuare persone dotate di spessore spirituale e consapevolezza, disponibili ad assumersi responsabilità educative ed associative, dall’altro, ad accompagnarle adeguatamente nel loro percorso. Ciò è evidenziato da alcuni segnali precisi e sempre più comuni: la tendenza a vivere l’impegno educativo e la responsabilità come una dimensione settoriale della propria vita; la scarsa consapevolezza dell’importanza di una solida formazione culturale e della cura di sé, con conseguente difficoltà a individuare e a darsi priorità; una scarsa conoscenza della vita dell’associazione, della sua essenziale vocazione formativa e della sua struttura democratica; un malinteso senso del servizio che talvolta porta a sottovalutare il giusto valore del compito educativo e di responsabilità.
Responsabili non si nasce, ma neppure ci si improvvisa!
La responsabilità, infatti, richiede accompagnamento paziente e genera libertà.
Ciò è possibile solo attraverso alcune attenzioni, tra cui l’educazione alla libertà e il discernimento comunitario nell’individuare e formare le persone.
Il responsabile “risponde” innanzitutto della propria vocazione laicale: la prima fedeltà che gli è richiesta è di vivere in pienezza il proprio Battesimo; la responsabilità richiede un cammino connotato da gratuità e sollecita a vivere con fierezza e docilità il senso di Chiesa.
Occorre valorizzare il servizio come stile, come dato costitutivo del credente, non con un impegno specifico o come cose da fare, ma come modalità gratuita di vivere sia la quotidianità sia l’eventuale servizio o incarico associativo con corresponsabilità.
Come l’associazione suscita e accompagna vocazioni al servizio educativo e alla responsabilità associativa? Quale percorso formativo viene proposto agli educatori (di tutte le età) e ai responsabili? L’individuazione degli educatori/animatori è frutto del discernimento del consiglio parrocchiale di AC?
II.4 Le adesioni
Aderire all’Azione Cattolica significa voler contribuire alla costruzione di un progetto mettendoci del proprio, condividendo insieme ad altre persone gli obiettivi, uno stile e un metodo per stare nella Chiesa e nel mondo “da laici” e raccontare la bellezza di Gesù, nel tempo e nei luoghi in cui si vive. L’AC non ha altre finalità che non quelle che sono della Chiesa tutta.
L’adesione non è solo un fatto formale, ma è una risposta con un forte carattere vocazionale, che coinvolge la persona inserendola pienamente nella vita associativa: associarsi è il modo per poter lavorare insieme, per organizzarsi e costruire una collaborazione efficace e duratura che permette la preparazione di strumenti che aiutano la formazione e la crescita di ragazzi, giovani e adulti. Aderire comporta una fatica, non è un “sì” detto una volta per tutte, è un impegno che va rinnovato ogni giorno attraverso una partecipazione piena alla vita dei gruppi, alle attività missionarie, al supporto agli assistenti e alla vita della parrocchia e della comunità civile in cui si vive.
Aderire è un fatto che ci educa alla responsabilità e ci tocca nel vivo chiedendoci anche un piccolo sacrificio economico, che permette all’AC di sostenersi attraverso il contributo di ciascuno. Per questo è necessario monitorare anno dopo anno i dati delle adesioni e verificare lo stato di “salute” delle proprie associazioni; promuovere il senso dell’appartenenza all’AC attraverso diverse iniziative che facciano leva sul senso di appartenenza alla associazione nazionale ma anche a quella locale, attraverso segni significativi; non proporre l’adesione in modo superficiale, mediocre e stanco, ma proporre l’adesione come un sereno percorso di ricerca e di crescita condivisa; comprendere che attraverso l’adesione passa l’autonomia della associazione: l’autonomia economica è l’essenza della laicità, permette di essere liberi e i responsabili devono esserne consapevoli. Cosa vuol dire per un socio aderire o rinnovare l’adesione all’Azione Cattolica? Qual è il valore simbolico della tessera? Perché è difficile proporre in modo più incisivo l’adesione formale all’AC, nonostante ci siano numerosissimi “simpatizzanti” che in modo ordinario partecipano alla vita associativa? Quali modalità, attenzioni per “comunicare” in modo efficace l’importanza di aderire all’associazione?
II.5 Popolarità dell’associazione
Ridire oggi il senso della popolarità è, per l’associazione, un nodo cruciale. Diventa infatti significativo che l’associazione sia sempre più capace di essere “per tutti” e “di tutti”. Per questo motivo occorre, dunque, prestare sempre più attenzione nel calibrare forme e linguaggi della proposta associativa, perché sia davvero capace di dialogare con le persone a cui essa si rivolge.
Tempi, modalità di incontro dei gruppi, periodicità e orari degli incontri saranno allora segni concreti della cura dell’AC per gli aderenti, misurando di volta in volta i linguaggi della proposta.
Solo da una proposta associativa viva, che davvero abbia a cuore le domande di vita degli uomini e che si sforza sempre più di incontrarli e di parlare la lingua delle loro fatiche e delle loro gioie, si può cogliere il segno dello stato di buona salute di un’associazione parrocchiale. Ed è, allora, compito delle associazioni diocesane, attraverso la cura dei legami associativi, incoraggiare le parrocchie perché siano sempre più capaci di mettere al centro della loro vita queste attenzioni per gli uomini e per la loro vita. Segno di un’associazione in buona salute sarà, quindi, dato soprattutto dal fatto di essere “popolata”.
Non è una mera questione di proselitismi, ma urgenza di un annuncio che non può restare nel cerchio dei soliti noti, che per essere vitale non potrà non allargarsi ad altre persone, altre esigenze, altri contesti, altre domande di vita, perché queste a loro volta la interroghino e la facciano crescere.
La popolarità è intesa quindi come il contrario dell’autoreferenzialità. Un’associazione autenticamente popolare saprà anche mettere in campo quella rete di legami buoni con le altre associazioni, non solo cattoliche, proprio perché questo lavorare insieme diventi già di per sé segno tangibile dell’impegno comune per il territorio e per il bene di tutti, costruttori instancabili del Regno.
Una proposta associativa che sappia realmente essere popolare non potrà, inoltre, non maturare capacità di annuncio e di accompagnamento per la riscoperta della fede. Quale attenzione rivolgiamo ai “ricomincianti”, alle persone che si avvicinano per la prima volta alla proposta associativa o che “non sono del giro”? Qual è la misura della cura delle relazioni da parte dell’associazione parrocchiale? L’associazione valorizza il gruppo come esperienza prioritaria di crescita umana e cristiana? Quali tempi (orari, cadenza degli incontri) e quali forme ha elaborato per venire incontro alle esigenze in cambiamento delle persone? Qual è il legame tra associazione diocesana e associazioni parrocchiali? Il Consiglio diocesano visita frequentemente le parrocchie? Si è intrecciata una buona rete di collaborazione e interrelazione? Le proposte del Centro nazionale raggiungono le associazioni parrocchiali? Quali fatiche e quali esigenze caratterizzano la comunicazione associativa? Con quali modalità far sì che la popolarità dell’associazione non sia soltanto vista e vissuta in un’ottica intrassociativa e intraecclesiale, ma orienti l’attenzione e l’impegno anche riguardo al mondo culturale, sociale e politico?
II.6 Una scelta democratica da prendere sul serio. I luoghi della corresponsabilità
Rilanciare con forza la partecipazione attiva di tutti dentro l’associazione è un modo per restituire vivacità all’associazione e, al tempo stesso, può costituire un significativo esempio di che cosa significa essere corresponsabili nella Chiesa e buoni cittadini nella società.
Tale partecipazione sarà tanto più sentita quanto l’associazione sarà capace di far sì che nessuna persona si senta esclusa, attraverso un’intensa opera di ascolto e di accompagnamento.
Non basta però porre queste buone condizioni, occorre anche riscoprire il valore dei luoghi in cui si maturano le decisioni e si fa concreto esercizio di laicità.
Il rischio attuale è che la mancanza di altri modelli ed esperienze di partecipazione (capita non di rado che gli stessi consigli pastorali procedano per inerzia e non siano oggi luoghi di autentico confronto) faccia percepire come inutile o come una “fatica” in più l’esercizio della democrazia.
Occorre invece rilanciare attraverso l’esperienza diretta una cultura della partecipazione e della comunione.
Per dare concretezza a questo obiettivo, facciamo la scelta di dedicare una particolare attenzione, nel corso del triennio, alle dinamiche virtuose che possono aiutare la Presidenza, i consiglieri diocesani e tutti i responsabili associativi a vivere in maniera proficua i luoghi della corresponsabilità, a partire dai consigli diocesani e parrocchiali: ciò significa lavorare secondo un progetto, confrontarsi con franchezza e rispetto, imparare il dialogo intergenerazionale, prendere decisioni condivise. Significa anche saper sempre rimotivare al senso di responsabilità nei confronti delle scelte compiute e degli impegni presi.
La vita democratica dell’associazione, col suo periodico ricambio dei responsabili, costituisce un richiamo al carattere temporaneo delle nostre responsabilità (intese come incarichi). Siamo responsabili di un pezzo di storia, non padroni insostituibili: a noi è stato consegnato un testimone che, se davvero ha inciso nella nostra vita avendoci fatto incontrare il Volto nei volti, non potrà non essere passato alle nuove generazioni curato e arricchito anche dall’esperienza personale, in una autentica logica di servizio (giammai di autoreferenzialità e autorealizzazione). L’Assemblea parrocchiale viene percepita come il luogo per eccellenza in cui la base associativa, nel dialogo e nel confronto fraterno, assume scelte responsabili per la propria associazione? Le Assemblee (parrocchiali e diocesane) vengono organizzate perché siano vissute come occasione di formazione associativa e momenti di condivisione fraterna e festosa? Quanto risulta essere chiara la distinzione di ruoli tra Assemblea, Consiglio e Presidenza, così che non si corra il rischio di banalizzare o peggio annullarne il significato democratico all’interno della vita dell’associazione? I passaggi “obbligati” nei vari luoghi di partecipazione associativa vengono percepiti come prassi burocratica che rallenta il cammino associativo o come un momento “alto” in cui si vive un importante esercizio di democrazia, espressione di corresponsabilità piena e “adulta”? In quale modo l’esercizio della responsabilità e della corresponsabilità costruisce esperienze educative che possono essere rilanciate sul versante del servizio alla città?
II.7 Esercizio della responsabilità e normale vita associativa
Il responsabile risponde della propria laicità e della laicità dell’associazione.
Non si può essere responsabili se non si vive appieno la vita associativa nella sua interezza e se non si condivide il cammino formativo con il settore di appartenenza.
Il responsabile vive l’esperienza forte di servizio come un luogo dove esercitare temporaneamente e contemporaneamente un di più di impegno e dedizione, che non deve però mai far venir meno il rapporto col proprio gruppo associativo e con la vita ordinaria stessa dell’associazione.
Se la responsabilità è la dimensione del servizio, e non il compimento e la pienezza dell’esperienza associativa, il venir meno dell'incarico non può essere motivo di abbandono o di distacco dalla partecipazione alla vita dell’associazione, ma sarà invece il momento della presenza e della dedizione al proprio gruppo di appartenenza e all’accompagnamento di nuovi responsabili per dare ulteriore vitalità all’Azione Cattolica.
La responsabilità così intesa sarà tanto più piena quanto più sarà capace di fare strada con i sacerdoti assistenti, coltivando un rapporto di amicizia e di stima che tenga conto della specificità
del ministero di ciascuno, grazie al quale sperimentare la pienezza della propria vocazione laicale e presbiterale. Siamo consapevoli che la responsabilità associativa ed educativa costituisce una specifica “chiamata” al servizio in associazione e che non tutti i soci sono chiamati ad assumere ruoli del medesimo tipo all’interno dell’associazione? In quanto “chiamata”, la responsabilità associativa viene sostenuta da un particolare cammino di formazione spirituale personale, oltre che da un maggiore sforzo di impegno nel continuare a formarsi nel cammino di gruppo di appartenenza, considerato quale luogo privilegiato per la formazione della figura di laico di AC cui tendere? Le nostre associazioni parrocchiali sono in grado di fare incontrare gli aderenti e quanti all’AC si avvicinano senza averla mai conosciuta, con ciò che rappresenta l’identità associativa e con ciò che, grazie alla ricca ed intensa storia di santià laicale testimoniata da ragazzi, giovani ed adulti, rappresenta il carisma più vivo dell’Azione Cattolica?

Conclusioni
Le Assemblee saranno soprattutto occasione di condivisione e di piena e festosa partecipazione da offrire a tutti gli aderenti. Sarà dunque questo lo stile a cui essere fedeli nell’affrontare il cammino che ci aspetta: un’occasione preziosa per rilanciare un’appartenenza fortemente sentita e vissuta e, soprattutto, per condividere la gioia di far parte di questa storia. Sarà compito delle associazioni diocesane accompagnare i consigli parrocchiali a vivere il momento assembleare in questa prospettiva.
Il valore grande della natura democratica dell’associazione si realizza pienamente se vissuto nella logica del servizio, che è la chiave della gioia. Andranno quindi suscitate e accolte vocazioni sincere, mature e appassionate alla responsabilità, favorendo spazi di discernimento.