25 aprile 2009 ore 19.37
La formazione dell'EDUCATORE al magistero: L'APOSTOLICAM ACTUOSITATEM
25 aprile 2009
ore 19.37

Nel file .rar scaricabile cliccando su download trovate:
1-Struttura dell'incontro
2-Approfondimento sull'Apostolicam Actuositatem
3-Tracce di riflessione/provocazione sull'A.A. per educatori ACR
4-Tutto il testo dell'Apostolicam Actuositatem


AZIONE CATTOLICA ITALIANA - Diocesi di Ascoli Piceno
Formazione dell'educatore al magistero della Chiesa: L'Apostolicam Actuositatem

La Struttura di questi incontri di formazione
Prima dell'incontro
Ciascuna parrocchia potrà scegliere, sulla base delle proprie esigenze e della propria sensibilità, uno fra i tre diversi percorsi di lettura sulla Apostolicam Actuositatem. Ogni percorso ha un titolo che corrisponde ad un preciso stralcio del documento da leggere insieme. Ecco, nello specifico, i suddetti percorsi:
 Vocazione dei laici vocazione della Chiesa? Cap. I dell’AA
 L’apostolato dei laici, perché??? Cap. II dell’AA
 L’apostolato dei laici, dove??? Cap. III dell’AA
 L’apostolato dei laici, come??? Cap. IV dell’AA
 Si è laici per vocazione. Come rispondere a questa chiamata? Buona volontà oppure esigenza fondamentale di essere formati??? Cap. VI dell’AA
Durante l'incontro
Dopo una breve introduzione sul documento si procederà con la lettura del capitolo scelto. Se si vuole si può rendere la lettura più animata in questo modo. Sul margine sinistro, mentre leggeranno il documento, gli educatori potranno apporre tre diversi simboli, ciascuno connesso ad uno specifico significato:
1) il cerchio: nella mia parrocchia viviamo questa affermazione...
2) la barra: questa affermazione mi sembra così difficile...
3) le stelle: questa affermazione mi sembra inarrivabile per la mia parrocchia...
Terminata la lettura gli educatori riceveranno una pista per la riflessione personale a misura del proprio servizio (ACR, giovani-issimi, Adulti). A questo punto, TUTTI INSIEME, si condivide quanto suscitato dalla lettura. Ci si può confrontare così sia su quanto emerge dalle provocazioni fornite sia a partire dai simboli posti in lettura.

Durata
Un'ora e mezza circa

SCHEDA DI APPROFONDIMENTO: Rileggiamo l’APOSTOLICAM ACTUOSITATEM

Con l’Apostolicam actuositatem sull’apostolato dei laici, il Vaticano II si avviava al termine.
Il documento porta infatti la data 18 novembre 1965. Meno di un mese dopo il Concilio, ultimo del secondo Millennio della storia del cristianesimo, sarebbe stato concluso con incisivi discorsi di Paolo VI in una solennissima celebrazione in piazza San Pietro.
C’erano state quattro sessioni: la prima guidata da Giovanni XXIII tra l’11 ottobre e l’8 dicembre 1962 senza l’approvazione di alcun documento; la seconda voluta e guidata, come le successive, da Paolo VI dal 29 settembre al 4 dicembre 1963 con l’approvazione della costituzione sulla Liturgia e del decreto sulle comunicazioni sociali; la terza dal 14 settembre al 21 novembre 1964 con l’approvazione della costituzione Lumen gentium e dei decreti Orientalium ecclesiarum e Unitatis redintegratio; la quarta e ultima dal 14 settembre all’8 dicembre 1965 con undici documenti: i decreti Christus dominus, Perfectae charitatis, Optatam totius e la dichiarazione Gravissimum educationis approvati con data 28 ottobre; la costituzione Dei verbum e il decreto Apostolicam actuositatem con data 18 novembre; la dichiarazione Dignitatis humanae, i decreti Ad gentes divinitus e Presbyterorum ordinis e la costituzione Gaudium et spes con data 7 dicembre 1965.
Questa cadenza, prima al rallentatore poi massiccia nell’ultimo mese del Vaticano II, va tenuta presente per comprendere come non sia stato facile per gli stessi padri conciliari districarsi circa la maggiore o minore importanza dei documenti stessi, pur essendo diverse le qualifiche: costituzioni , decreti, dichiarazioni. Ma questo spiega anche quanto fosse grande l’attesa in allora. Leggere un solo documento conciliare senza i rimandi ad altri testi dello stesso Vaticano II, non consente di avere la percezione della varietà di sottolineature circa un argomento. Questo va detto anche per quanto proposto per i laici.
Il contenuto nella nota 2 del Decreto Apostolicam actuositatem dove si rimanda ad almeno metà dei documenti conciliari approvati prima di tale decreto con questa indicazione: «Il sacro Concilio, volendo rendere più intensa l’attività apostolica del popolo di Dio, con sollecitudine si rivolge ai fedeli laici, dei quali già altrove ha ricordato la parte propria e assolutamente necessaria nella missione della Chiesa. L’apostolato dei laici, infatti, derivando dalla loro stessa vocazione cristiana, non può mai venir meno nella Chiesa» (Proemio 1).
Il rimando, praticamente, a quasi tutti i documenti conciliari è la prova esplicita e ampia di quanto sia essenziale la partecipazione attiva e responsabile del mondo laicale in tutta la sua composizione per età, sesso, categorie sociali e professionali alla vita della Chiesa. Scrivevano con molta lealtà i vescovi nella costituzione Lumen gentium al capitolo quarto sui laici: «I sacri pastori, infatti, sanno benissimo quanto contribuiscano i laici al bene di tutta la Chiesa. Sanno di non essere stati istituiti da Cristo per assumersi da soli tutta la missione della salvezza che la Chiesa ha ricevuto nei confronti del mondo, ma che il loro magnifico incarico è di pascere i fedeli e di riconoscere i loro servizi e i loro carismi, in modo che tutti concordemente cooperino, nella loro misura, all’opera comune. Infatti bisogna che tutti, "operando conforme alla verità andiamo in ogni modo crescendo nella carità verso colui che è il Capo, Cristo; da lui tutto il corpo, ben connesso e solidamente collegato, attraverso tutte le giunture che l’azionano secondo l’attività proporzionata a ciascun membro, opera il suo accrescimento e si va edificando nella carità"» (n. 30).
Non è facile stabilire, ad un quarantennio dal Vaticano II, quanto della sua dottrina sui laici sia stato recepito e quanto ampliato a vantaggio del riconoscimento del loro ruolo di protagonisti. Scriveva il decreto Apostolicam actuositatem: «Ma i laici, resi partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, nella missione di tutto il popolo di Dio assolvono compiti propri nella Chiesa e nel mondo. In realtà essi esercitano l’apostolato con la loro azione per l’evangelizzazione e la santificazione degli uomini e animando e perfezionando con lo spirito evangelico l’ordine delle realtà temporali, in modo che la loro attività in questo ordine costituisca una chiara testimonianza a Cristo e serva alla salvezza degli uomini. Siccome è proprio dello stato dei laici che essi vivano nel mondo e in mezzo agli affari secolari, sono chiamati da Dio affinché, ripieni di spirito cristiano, a modo di fermento esercitino nel mondo il loro apostolato» (n. 2).
Bisogna riconoscere che, troppo spesso, quando si parla di responsabilità laicale si analizza quanto sia cresciuta la loro presenza nell’azione pastorale diretta accanto al clero, nelle parrocchie e nelle comunità come catechisti, operatori e animatori pastorali, lettori liturgici e cantori di assemblee, ministri straordinari della Comunione ecc. Tutti servizi all’ombra del campanile. Purtroppo molti preti quando dicono "i miei laici" pensano solo o primariamente a quelli citati. Certo hanno una loro importanza: ma il vero campo laicale è il mondo con tutte le sue articolazioni. L’aiuto che debbono ricevere nelle comunità riguarda l’essere nel mondo ventiquattro ore su ventiquattro, non per poche ore alla settimana nelle aule catechistiche o negli oratori e campi sportivi.
La partecipazione alla vita liturgica non si esaurisce nel canto o nell’alternarsi per le letture e le preghiere dei fedeli. Scrive Apostolicam actuositatem in riferimento alla partecipazione alla assemblea liturgica in maniera attiva: «I laici devono usare tali aiuti in modo che, mentre compiono con rettitudine gli stessi doveri del mondo nelle condizioni ordinarie della vita, non separino dalla propria vita l’unione con Cristo, ma, svolgendo la propria attività secondo il volere divino, crescano in essa». E soggiunge: «Facciano pure gran conto della competenza professionale del senso della famiglia e del senso civico e di quelle virtù che riguardano i rapporti sociali, cioè la probità, lo spirito di giustizia, la sincerità, la cortesia, la fortezza d’animo senza le quali non ci può essere neanche una vera vita cristiana» (n. 4)
Anche sul concetto di apostolato il testo ha aperto l’orizzonte dei "buoni cristiani" e delle "anime devote". Ancora dal testo conciliare: «L’apostolato non consiste soltanto nella testimonianza della vita; il vero apostolo cerca le occasioni per annunziare Cristo con la parola sia ai non credenti per condurli alla fede, sia ai fedeli per istruirli, confermarli ed indurli ad una vita più fervente... Siccome in questo nostro tempo nascono nuove questioni e si diffondono gravissimi errori che cercano di distruggere dalle fondamenta la religione, l’ordine morale, e la stessa società umana, questo sacro Concilio esorta vivamente tutti i laici, perché, secondo le doti di ingegno e la dottrina di ciascuno e seguendo il pensiero della Chiesa, adempiano con più diligenza la parte loro spettante dell’enucleare, difendere e rettamente applicare i princìpi cristiani ai problemi attuali» (n. 6).
Proprio nel decreto sull’apostolato dei laici si trovano ampiamente esposti i princìpi riguardanti la loro presenza nel mondo onde costruire quello che venne chiamato fin da allora "l’ordine temporale" e che ebbe nei documenti del magistero sociale del Papa e dei vescovi molti contributi. «Spetta ai pastori enunciare con chiarezza i princìpi circa il fine della creazione e l’uso del mondo, dare gli aiuti morali e spirituali affinché l’ordine temporale venga instaurato in Cristo. Bisogna che i laici assumano l’instaurazione dell’ordine temporale come compito proprio e in esso, guidati dalla luce del vangelo e dal pensiero della Chiesa e mossi dalla carità cristiana, operino direttamente e in modo concreto; che come cittadini cooperino con gli altri cittadini secondo la specifica competenza e sotto la propria responsabilità; che cerchino dappertutto e in ogni cosa la giustizia del regno di Dio... Tra le opere di simile apostolato si distingue eminentemente l’azione sociale dei cristiani che il Concilio desidera oggi si estenda a tutto l’ambito temporale, anche alla cultura» (n. 7).
Si poneva, fin da allora, il problema dell’autonomia laicale nella concretezza della vita. Testo fondamentale: «Si abbia riguardo, con estrema delicatezza, alla libertà e dignità della persona che riceve l’aiuto; la purezza d’intenzione non sia macchiata da ricerca alcuna della propria utilità o da desiderio di dominio; siano anzitutto adempiuti gli obblighi di giustizia, perché non si offra come dono di carità ciò che è già dovuto a titolo di giustizia; si eliminino non solo gli effetti, ma pure le cause dei mali; l’aiuto sia regolato in modo tale che coloro i quali lo ricevono vengano, a poco a poco, liberati dalla dipendenza altrui e divengano autosufficienti» (n. 8). Si invitavano pure i cristiani a non chiudersi nelle "opere proprie", ma a trovare spazio e collaborazione nelle "opere civili e sociali". Si avviava il "rapporto tra pubblico e privato", variamente accettato nelle chiese locali e nelle comunità parrocchiali a tutto beneficio dell’intera comunità, indipendentemente dall’appartenenza religiosa. Fu un argomento di estrema attualità a partire dalla scuola, dalle realtà sanitarie e assistenziali disseminate ovunque.
Nei campi di apostolato laicale (capitolo terzo della Apostolicam actuositatem) si chiede la particolare presenza del mondo femminile che Giovanni Paolo II farà passare dalle poche righe del Concilio a una vastità di trattazioni dottrinali e pratiche che porteranno la parità femminile sulla linea di quella maschile (tolto il discorso sulla impossibilità della ordinazione sacerdotale femminile). Scriveva la Apostolicam actuositatem: «Siccome poi ai nostri giorni le donne prendono sempre più parte attiva in tutta la vita sociale, è di grande importanza una loro più larga partecipazione anche nei vari campi dell’apostolato della Chiesa» (n. 9). Passeranno parecchi anni prima che con Giovanni Paolo II si arrivi alla Mulieris dignitatem, alla "Lettera alle donne", al coinvolgimento del mondo femminile nei molteplici settori della pastorale. In tale ottica anche la visione della famiglia cristiana assumerà nuove dimensioni: basta pensare alla Familiaris consortio di Giovanni Paolo II e a tutti i documenti successivi del suo Magistero.
Davvero, per quanto riguarda il laicato, si può dire che il "granello di senapa" sta diventando un albero robusto. Una speciale attenzione il Vaticano II dedicò ai movimenti laicali, alle associazioni e ai gruppi. Ne ha promosso lo sviluppo in risposta ai vari carismi; ha favorito il sorgere di organismi di collegamento internazionale e nazionale; ha sollecitato incontri e convegni. Le problematiche sono ancora molte: basta pensare a queste presenze nelle parrocchie e nelle diocesi. La dottrina del "Corpo Mistico" e della "Chiesa comunità e comunione" diventa faticosa (quando addirittura non polemica) nel passaggio dalla teoria alla prassi. La concorrenzialità è molto evidente. Si ricordi il famoso n. 20 della Apostolicam actuositatem sulla "azione cattolica" (in Italia si discusse parecchio se si trattasse solo dell’Azione cattolica italiana o anche di altre associazioni "con altro nome").
La tipicità di essa era racchiusa nelle quattro caratteristiche: a) fine stesso della Chiesa (evangelizzazione, santificazione, formazione delle coscienze); b) collaborazione con la gerarchia secondo il modo proprio, con piena responsabilità nel dirigere le associazioni; c) azione a guisa di corpo organico; d) possibilità di vedere sancito con un particolare "mandato" tale attività.
C’era poi un aspetto singolare circa il laicato che tante curiosità suscitò; la possibilità dei laici di avere compiti direttivi in associazioni e opere di apostolato ed anche negli organismi della Santa Sede. Se ne videro via via gli effetti nella prassi internazionale e nazionale (cf n. 22). Passarono, dai testi conciliari sul laicato alle applicazioni successive intra ed extra ecclesiali, molti anni fino a quando Giovanni Paolo II nella successione dei Sinodi della Chiesa universale promosse quello dedicato alla "vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo" e svoltosi nell’autunno del 1987.
Un anno dopo pubblicava l’esortazione apostolica Christifideles laici che, raccogliendo gli apporti dei vescovi e degli "esperti e testimoni laici", proponeva un cammino totalmente rinnovato alla Chiesa cattolica. Simbolo di tutto "la vite" secondo la parabola di Gesù. Ecco i titoli dei capitoli: "Io sono la vite voi i tralci"; "Tutti tralci dell’unica vite"; "Vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto"; "Gli operai della vigna del Signore"; "Perché portiate più frutto".

Tracce di riflessione a misura di educatori ACR
sull’APOSTOLICAM ACTUOSITATEM

CAPITOLO 1 VOCAZIONE DEI LAICI VOCAZIONE DELLA CHIESA?

nella Chiesa c’è diversità di ministero ma unità di MISSIONE:
 siamo capaci nei nostri gruppi educatori di incarnare tale unità? O siamo tutti battitori liberi con un’idea diversa della Chiesa/ vita ecclesiale?

il laico deve rendere una chiara TESTIMONIANZA a Cristo, che serva per la salvezza degli uomini
 pensiamo mai al ragazzo come SOGGETTO di apostolato in virtù del suo battesimo? O pensiamo a riempire dei contenitori vuoti?

vivere NEL mondo e in mezzo agli affari profani e, con FERMENTO, esercitare l’apostolato;
 facciamo parte della schiera dei “lamentosi” che cercano di esercitare il proprio servizio “NONOSTANTE IL MONDO”? Di quelli che dicono: “se le famiglie fossero diverse…”?

ognuno ha dei doni particolari che vanno messi a servizio degli altri, perché si ha il diritto e il dovere di esercitarli per il bene degli uomini e della Chiesa, con la libertà dello Spirito che “spira dove vuole”;
 siamo in grado di valorizzare le competenze e le capacità dei nostri ragazzi?
 Sappiamo riconoscere il carisma di ciascuno o “appioppiamo” il servizio di educatori ACR al primo che ci sembra abbia voglia di fare?

il laico non separi dalla propria vita ordinaria l’unione con Cristo;
 Il Ragazzo ACR “è riconoscibile” nel quotidiano?
 E l’Educatore ACR “è riconoscibile” nel quotidiano? O abbiamo dei fantastici attori che entrano in scena il sabato pomeriggio dalle 15 alle 17?

Progredisca verso la santità con amore e gioia;
 L’educatore ACR cresce come persona nel servizio che fa?

coltivi l’amicizia cristiana offrendo vicendevole aiuto con l’obiettivo del BENE COMUNE;
 I nostri gruppi educatori sono gruppi di “colleghi di lavoro”? Quale amicizia?
 Quale esperienza di amicizia nei nostri gruppi di ragazzi?

chi segue un gruppo, 1 associazione o 1 movimento riconosciuto dalla Chiesa, assimili fedelmente la spiritualità peculiare dei medesimi;
 Quale specificità per l’educatore ADERENTE di AC? Che differenza c’è con un catechista? Che differenza con un’esperienza oratoriale?
 In che cosa si manifesta “la spiritualità peculiare” che proponiamo al RAGAZZO di AC?


CAPITOLO 2 L’APOSTOLATO DEI LAICI, PERCHÉ???

La missione della Chiesa non mira soltanto a portare il messaggio di Cristo e la sua grazia agli uomini, ma anche ad animare e perfezionare l'ordine temporale con lo spirito evangelico:
 Quale servizio da parte dell’ACR e dell’Azione Cattolica della nostra parrocchia per migliorare il mondo che ci circonda?
 Quali occasioni di dialogo fra l’ACR ed il mondo “là fuori”?
 Le nostre iniziative, le nostre richieste di collaborazione finiscono sul sagrato della Chiesa?
 Quali rapporti con le altre “agenzie educative”?

Siamo invitati ad essere tutti cooperatori della verità:
 Quale spazio è riservato ai ragazzi nelle nostre comunità parrocchiali?
 pensiamo mai al ragazzo come SOGGETTO di apostolato in virtù del suo battesimo? O pensiamo a riempire dei contenitori vuoti?

Tutto ciò che compone l'ordine temporale, cioè i beni della vita e della famiglia, la cultura, l'economia, le arti e le professioni, le istituzioni della comunità politica, le relazioni internazionali e così via, la loro evoluzione e il loro progresso, non sono soltanto mezzi con cui l'uomo può raggiungere il suo fine ultimo, ma hanno un valore proprio:
 facciamo parte della schiera dei “lamentosi” che cercano di esercitare il proprio servizio “NONOSTANTE IL MONDO”? Di quelli che dicono: “se le famiglie fossero diverse…”?

La stessa testimonianza della vita cristiana e le opere buone compiute con spirito soprannaturale hanno la forza di attirare gli uomini alla fede e a Dio:
 Il Ragazzo ACR “è riconoscibile” nel quotidiano?
 E l’Educatore ACR “è riconoscibile” nel quotidiano? O abbiamo dei fantastici attori che entrano in scena il sabato pomeriggio dalle 15 alle 17?

Agape e cena eucaristica: l'azione caritativa ora può e deve abbracciare tutti assolutamente gli uomini e tutte quante le necessità
 Quale attenzione riserviamo alle povertà spirituali, sociali, materiali delle famiglie e dei nostri stessi ragazzi? Fra assistenzialismo, indifferenza e RELAZIONE: dove ci collochiamo?
 ACR e bene comune: Riusciamo ad impegnare i nostri ragazzi in progetti di SOLIDARIETA’ CONCRETA? O pensiamo a fare le nostre attività, i nostri cartelloni…al sicuro nelle nostre salette?
 Le nostre comunità cristiane, sono comunità accoglienti?
 I nostri gruppi educatori sono gruppi di “colleghi di lavoro”? Quale attenzione alle necessità, alle esigenze, alle povertà di ciascuno?


CAPITOLO 3 - L’APOSTOLATO DEI LAICI, DOVE???

Tutti i laici hanno la loro parte attiva nella vita e nell'azione della Chiesa; I giovani debbono divenire i primi e immediati apostoli dei giovani, esercitando da loro stessi l'apostolato fra di loro:
 pensiamo mai al ragazzo come SOGGETTO di apostolato in virtù del suo battesimo? O pensiamo a riempire dei contenitori vuoti?

Coltivino costantemente il senso della diocesi, di cui la parrocchia è come la cellula, pronti sempre, all'invito del loro pastore, ad unire le proprie forze alle iniziative diocesane. […] non limitino la propria cooperazione entro i confini della parrocchia e della diocesi, ma procurino di allargarla all'ambito interparrocchiale, interdiocesano, nazionale o internazionale
 Parrocchia e Diocesi, l'una esclude l'altra? Parrocchia come unico ambito di apostolato o come cellula del più ampio ambito della Diocesi?
 Quali rapporti ad esempio con l’AC nazionale?

L’attenzione alle famiglie e ai giovani:
 Il nostro apostolato si chiude con le attività coi ragazzi o continua nelle nostre famiglie e nel gruppo dei pari?
 Viviamo in famiglia quello di cui parliamo agli incontri?
 Quale attenzione riserviamo alle povertà spirituali, sociali, materiali delle famiglie e dei nostri stessi ragazzi? Fra assistenzialismo, indifferenza e RELAZIONE: dove ci collochiamo?

L'apostolato dell'ambiente sociale, cioè l'impegno nel permeare di spirito cristiano la mentalità e i costumi, le leggi e le strutture della comunità in cui uno vive, è un compito e un obbligo talmente proprio dei laici, che nessun altro può mai debitamente compierlo al loro posto.
 L'AC come gruppo chiuso e auto-referenziale o vera apertura verso l'ambiente sociale che ci circonda?
 Permeare è un processo lento, che non prevede imposizioni ma la passione e l’amore nelle relazioni: quali capacità relazionali riconosciamo al nostro gruppo educatori?

Laicato e testimonianza:
 Siamo veri apostoli, oltre che con la parola, con la testimonianza?
 Il Ragazzo ACR “è riconoscibile” nel quotidiano?
 E l’Educatore ACR “è riconoscibile” nel quotidiano? O abbiamo dei fantastici attori che entrano in scena il sabato pomeriggio dalle 15 alle 17?

CAPITOLO 4 - L’APOSTOLATO DEI LAICI, COME???

L'apostolato che ciascuno deve esercitare personalmente, sgorgando in misura abbondante dalla fonte di una vita veramente cristiana, è la prima forma e la condizione di ogni altro apostolato dei laici, anche di quello associato ed è insostituibile.
 Il Ragazzo ACR “è riconoscibile” nel quotidiano?
 E l’Educatore ACR “è riconoscibile” nel quotidiano? O abbiamo dei fantastici attori che entrano in scena il sabato pomeriggio dalle 15 alle 17?

L’apostolato individuale:
 pensiamo mai al ragazzo come SOGGETTO di apostolato in virtù del suo battesimo? O pensiamo a riempire dei contenitori vuoti?

Conoscere, essere curiosi…in un termine più associativo: LO STUDIO; per l’apostolato della Parola occorre STUDIARE – nei limiti del nostro tempo – ciò che annunciamo:
 Capita ai noi educatori di non sapere spiegare la Parola, di non conoscere o non saper motivare alcune posizioni assunte dalla Chiesa: come risolvere questo problema?
 Oppure pensiamo “per stare con i ragazzi” tutti sono capaci, non servono grandi competenze?

I laici hanno il diritto di creare associazioni e guidarle in stretta collaborazione con la gerarchia:
 quale rapporto fra il gruppo educatori (e più in generale fra tutta l’Associazione) ed il parroco? Indipendenza, indifferenza, dipendenza, collaborazione, scontro, dialogo aperto?

I laici portano la loro esperienza e assumono la loro responsabilità nel dirigere tali organizzazioni, nel ponderare le circostanze in cui si deve esercitare l'azione pastorale
 siamo in grado di valorizzare le competenze e le capacità dei nostri ragazzi?
 Sappiamo riconoscere il carisma di ciascuno o “appioppiamo” il servizio di educatori ACR al primo che ci sembra abbia voglia di fare?

Agire a guisa di corpo organico:
 siamo capaci nei nostri gruppi educatori di incarnare tale unità? O siamo tutti battitori liberi con un’idea diversa della Chiesa/ vita ecclesiale?

CAPITOLO 5 - SI È LAICI PER VOCAZIONE. COME RISPONDERE A QUESTA CHIAMATA? BUONA VOLONTÀ OPPURE ESIGENZA FONDAMENTALE DI ESSERE FORMATI???

L'apostolato può raggiungere piena efficacia soltanto mediante una multiforme e integrale formazione. Questa è richiesta non soltanto dal continuo progresso spirituale e dottrinale del laico, ma anche dalle varie circostanze di cose, di persone, di compiti a cui la sua attività deve adattarsi:
 “appioppiamo” il servizio di educatori ACR al primo che ci sembra abbia voglia di fare?
 La necessità di “tenere” i ragazzi giustifica l’ANNULLAMENTO dell’azione pastorale tramite la scelta di persone non ancora pronte?
 Le nostre figure educative danno continuità al proprio servizio? Oppure spesso entrano nel “CIELO DELLE METEORE” parrocchiali?
 Fare apostolato-formarsi all’apostolato: come distribuiamo il nostro tempo?

In primo luogo il laico impari ad adempiere la missione di Cristo e della Chiesa vivendo anzitutto nella fede il divino mistero della creazione e della redenzione:
 l’Educatore ACR “è riconoscibile” nel quotidiano? O abbiamo dei fantastici attori che entrano in scena il sabato pomeriggio dalle 15 alle 17?

Oltre alla formazione spirituale, è richiesta una solida preparazione dottrinale e cioè teologica, etica, filosofica, secondo la diversità dell'età, della condizione e delle attitudini:
 Capita ai noi educatori di non sapere spiegare la Parola, di non conoscere o non saper motivare alcune posizioni assunte dalla Chiesa: come risolvere questo problema?
 Pensiamo “per tenere i ragazzi” basta saperli fare divertire? Oppure pensiamo “per stare con i ragazzi” tutti sono capaci e non servono grandi competenze?

Per coltivare buone relazioni umane ne bisogna favorire i genuini valori umani, anzitutto l'arte del convivere e del cooperare fraternamente:
 I nostri gruppi educatori sono gruppi di “colleghi di lavoro”? Quale amicizia? Quale attenzione alla VITA “là fuori” di ogni educatore?

La formazione all'apostolato ha inizio con la prima educazione dei fanciulli:
 pensiamo mai al ragazzo come SOGGETTO di apostolato in virtù del suo battesimo? O pensiamo a riempire dei contenitori vuoti?

È necessario inoltre educare i fanciulli in modo che, oltrepassando i confini della famiglia, aprano il loro animo alla vita delle comunità sia ecclesiali che temporali.
 I nostri ragazzi sono aperti alla vita parrocchiale e diocesana? In che modo partecipano alla vita della Chiesa?

Per fare apostolato occorre una grande passione per l’UMANITA’, l’apertura alle relazioni, il dialogo con gli altri, credenti o non credenti:
 facciamo parte della schiera dei “lamentosi” che cercano di esercitare il proprio servizio “NONOSTANTE IL MONDO”? Di quelli che dicono: “se le famiglie fossero diverse…”?