26 marzo 2010 ore 11.30
TESTIMONI DELLA PASSIONE - Via crucis
26 marzo 2010
ore 11.30

VIA CRUCIS – Testimoni della Passione

Venerdì, 26 marzo 2010
Tanti uomini hanno visto Gesù andare incontro alla sua scelta: alcuni lo hanno deriso, altri lo hanno compatito, alcuni lo hanno giudicato, molti lo hanno seguito. Questa via crucis ce la raccontano i testimoni della Passione di Gesù, le loro emozioni e i loro pensieri, gente comune come noi…

Gesto: alla fine di ogni stazione, viene piantato un chiodo sulla croce.

I STAZIONE
Gesù è condannato a morte: Mt 27, 1-2
Poi, venuta la mattina, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. E, legatolo, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato, il governatore.

La popolana
Era una giornata strana quella, piena di sole, quel sole tipico di Gerusalemme. Mi aggiravo nel mercato quando iniziai a sentire voci sempre più numerose provenire dalla piazza e ciò mi aveva incuriosito a tal punto da spingermi anch’io nella mischia. Mi trovai ben presto in mezzo ad una folla di gente urlante, che Ponzio Pilato, il governatore di allora, a stento riusciva a placare. Accanto a lui vi erano due uomini: Barabba lo conoscevo benissimo, era un ladro ormai familiare per la nostra gente, uno di quelli di cui senti narrare le gesta periodicamente e con i quali tutto sommato convivi serenamente. L’altro era il famoso Gesù: avevo sentito più volte nominare il suo nome, ma non lo avevo mai visto personalmente. Si diceva che avesse compiuto miracoli, addirittura fatto risuscitare un morto, e che sobillava le folle promettendo un regno nuovo. Cercavo di scorgere il volto di quell’uomo: a dire la verità, non sembrava così pericoloso… Pilato chiese alla folla, quindi anche a me, chi volevamo libero, perché voleva fare una concessione al popolo, mostrando tutta la benevolenza del governo romano. Quasi tutti intorno a me iniziarono ad urlare di liberare Barabba; ho iniziato ad urlare anche io, e più urlavo, più mi sentivo divertita da quella specie di competizione, una partita in cui alla fine scegli uno per il quale parteggiare, e allora urlavo più forte, sempre più forte. In effetti Barabba lo conoscevamo tutti, sapevamo cosa aspettarci da lui, quel Gesù era un forestiero e chissà cosa avrebbe potuto portare nella nostra terra. Alla fine Pilato ci ha accontentato: ha lasciato libero Barabba, nonostante lui per primo non avesse voluto prendersene la responsabilità. Mi sono sentita meglio: qualcuno sarebbe stato punito, quindi giustizia era stata fatta… così ho pensato… Gesù nemmeno lo conoscevo… eppure avevo scelto anche io.

CANZONE: “Pensa” di Fabrizio Moro

Ci sono stati uomini che hanno scritto pagine
Appunti di una vita dal valore inestimabile
Insostituibili perché hanno denunciato
il più corrotto dei sistemi troppo spesso ignorato
Uomini o angeli mandati sulla terra per combattere una guerra
di faide e di famiglie sparse come tante biglie
su un isola di sangue che fra tante meraviglie
fra limoni e fra conchiglie... massacra figli e figlie
di una generazione costretta a non guardare
a parlare a bassa voce a spegnere la luce
a commentare in pace ogni pallottola nell'aria
ogni cadavere in un fosso
Ci sono stati uomini che passo dopo passo
hanno lasciato un segno con coraggio e con impegno
con dedizione contro un'istituzione organizzata
cosa nostra... cosa vostra... cos'è vostro?
è nostra... la libertà di dire
che gli occhi sono fatti per guardare
La bocca per parlare le orecchie ascoltano...
Non solo musica non solo musica
La testa si gira e aggiusta la mira ragiona
A volte condanna a volte perdona
Semplicemente
Pensa prima di sparare
Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto un attimo di più
Con la testa fra le mani
Ci sono stati uomini che sono morti giovani
Ma consapevoli che le loro idee
Sarebbero rimaste nei secoli come parole iperbole
Intatte e reali come piccoli miracoli
Idee di uguaglianza idee di educazione
Contro ogni uomo che eserciti oppressione
Contro ogni suo simile contro chi è più debole
Contro chi sotterra la coscienza nel cemento
Pensa prima di sparare
Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto un attimo di più
Con la testa fra le mani
Ci sono stati uomini che hanno continuato
Nonostante intorno fosse [tutto bruciato
Perché in fondo questa vita non ha significato
Se hai paura di una bomba o di un fucile puntato
Gli uomini passano e passa una canzone
Ma nessuno potrà fermare mai la convinzione
Che la giustizia no... non è solo un'illusione
Pensa prima di sparare
Pensa prima dì dire e di giudicare prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto un attimo di più
Con la testa fra le mani
Pensa.


II STAZIONE
Gesù è caricato della croce: Gv 19, 1
Allora Pilato prese Gesù e lo fece flagellare.

Il soldato
Ah che godimento… insieme agli altri miei compagni c’eravamo proprio divertiti a frustarlo, a sputargli addosso, a prenderlo in giro… Il figlio di Dio… ecco come si era ridotto, ecco di quali grandi miracoli era stato capace. Parole e nient’altro, questo aveva saputo fare, parlare. E tutta quella gente intorno… alcuni ci incitavano a fargli ancora più male, perché diciamocelo, vedere uno che soffre in diretta dà a tutti un certo senso di appagamento, quasi che lui si prenda un po’ il dolore di tutti. Altri piangevano e ci pregavano di smetterla, di avere pietà… pietà? E perché mai? Era già debilitato dalle frustate e dalle percosse, dalle nostre frustate e percosse, eppure non ha ceduto, quando gli abbiamo messo la croce sulla spalla… una croce enorme che lui ha preso su di sé. Ecco Gesù… Hai voluto guidare le folle? Hai promesso una vita nuova? Allora prenditeli tutti su di te i fallimenti di questo mondo!

Riflessione
Dal deserto del digiuno e dalla tentazione fino al monte Calvario, Gesù passa attraverso le strade scoscese di questa terra. E quando arriva ai primi tornanti del Calvario, non cerca deviazioni di comodo, ma vi si inerpica fino alla croce. Sì, la pace, prima che traguardo, è cammino. E per giunta, cammino in salita. Vuol dire, allora, che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi, i suoi rallentamenti e le sue accelerazioni. Forse anche le sue soste.

Tutti. Signore, donaci di ripetere sempre con te: "Padre, non sia fatta la mia, ma la tua volontà".

III STAZIONE
Gesù cade: Eb 2, 18
Infatti, poiché egli stesso ha sofferto la tentazione, può venire in aiuto di quelli che sono tentati.

Il lebbroso
Lo guardavo da lontano. Lo guardavo e lo seguivo. Il suo corpo ormai somigliava al mio: dolorante come il mio, sporco e pieno di piaghe, sputato e insultato proprio come veniva fatto a me, da quelli che hanno gli occhi coperti dall’ipocrisia e non vedono.
Solo lui, disprezzato, deriso e giudicato, frustato e caricato dal peso della trave sulle spalle. Solo lui come noi è caduto rovinosamente sulla terra polverosa, debole e fragile come tutti noi.
Era lì come morto, lì con il viso coperto di sangue e polvere… invece si è RIALZATO.

CANZONE: “Il giorno di dolore che uno ha” di Luciano Ligabue
Quando tutte le parole sai che non ti servon più
quando sudi il tuo coraggio per non startene laggiù
quando tiri in mezzo Dio o il destino o chissà che
che nessuno se lo spiega perché sia successo a te
quando tira un pò di vento che ci si rialza un pò
e la vita è un pò più forte del tuo dirle "grazie no"
quando sembra tutto fermo la tua ruota girerà. Sopra il giorno di dolore che uno ha.
Quando indietro non si torna quando l'hai capito che che la vita non è giusta come la vorresti te
quando farsi una ragione vorrà dire vivere
te l'han detto tutti quanti che per loro è facile
quando batte un pò di sole dove ci contavi un pò
e la vita è un pò più forte del tuo dirle "ancora no"
quando la ferita brucia la tua pelle si farà.
Sopra il giorno di dolore che uno ha.
Quando il cuore senza un pezzo il suo ritmo prenderà quando l'aria che fa il giro i tuoi polmoni beccherà quando questa merda intorno sempre merda resterà
riconoscerai l'odore perché questa è la realtà
quando la tua sveglia suona e tu ti chiederai
che or'è
che la vita è sempre forte molto più che facile
quando sposti appena il piede lì il tuo tempo crescerà
Sopra il giorno di dolore che uno ha


IV STAZIONE
Gesù è aiutato a portare la croce: Lc 23, 26

Mentre lo portavano via, presero un certo Simone, di Cirene, che veniva dalla campagna, e gli misero addosso la croce perché la portasse dietro a Gesù.

Simone di Cirene
Quella mattina svegliai miei figli molto presto. Nei giorni scorsi il sole era stato molto caldo, così avevo deciso di iniziare il lavoro all’alba e di rientrare a casa in anticipo.
Rientrando dai campi udimmo un gran fracasso di gente. Ci mettemmo a correre e ci trovammo in mezzo ad una folla impazzita, io straniero non conoscevo nessuno. Provai a chiedere cosa stava accadendo, solo un tale mi rispose “è Gesù il nazzareno”. Neanche Gesù conoscevo, di lui però avevo sentito parlare: si diceva che aveva una parola buona per tutti, che non faceva distinzioni tra giudei e pagani, tra credenti e non credenti.
Ad un tratto mi sentii afferrare alla veste da un soldato. “Cosa vogliono da me? Cosa c’entro io?” pensai e la paura mi assalì.
Un soldato mi urlò “Portala tu questa, lui non ce l’ha fa più” Mi caricarono la croce. Alzai la testa per guardare la strada e vidi Gesù davanti a me e mi resi conto che quell’uomo non era per me uno sconosciuto, aveva l’aspetto di un povero, di un sofferente di tanti come me. Quella croce i soldati me l’avevano caricata per forza, ma passo dopo passo sentivo che ero felice di averlo aiutato.

Riflessione
L'amore per Cristo che non abbia il marchio della totalità è ambiguo, il part-time non è ammissibile. Il "servizio a ore", in cui magari per ogni eccedenza chiediamo compensi maggiorati come un operaio che esige lo straordinario, sa di mercificazione. In concreto, innamorarsi di Gesù Cristo vuol dire conoscenza profonda di lui, assimilazione dei suo pensiero, accoglimento senza sconti delle esigenze radicali del Vangelo.

Tutti. Donaci, Signore, di non sentirci costretti nell'aiutarti a portare la croce.

V STAZIONE
Gesù è spogliato delle vesti: Lc 23, 33-34
Quando furono giunti al luogo detto «il Teschio», vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno». Poi divisero le sue vesti, tirandole a sorte.

Due soldati
1. Erano le nove del mattino quando l’abbiamo crocifisso. Era arrivato sul monte Golgota oramai stremato, aveva perso le sembianze umane tanto aveva sofferto: il corpo era pieno di ferite, il volto insanguinato, faceva impressione!
2. Gli avevamo fatto un trattamento di quelli solenni, per noi simili occasioni erano una festa sempre costretti ad obbedire, quando capitava qualcuno tra le mani ci divertivamo un po’! a noi quello che ci interessava era la paga alla fine.
1. Quando Gesù arrivò su al Golgota in quello stato per noi non valeva più niente, cosa poteva valere un uomo ridotto in quel modo?
2. Valevano di più quelle misere vesti che aveva indosso. Così gli strappammo anche quelle: la veste la dividemmo in quattro una a ciascuno la tunica la tirammo a sorte, e lo lasciammo lassù in croce con solo un drappo sui fianchi, nudo; lui che diceva di essere il re gli era rimasta solo la corona … di spine.

Riflessione
La croce l'abbiamo inquadrata nella cornice della sapienza umana e nel telaio della sublimità di parola. L'abbiamo attaccata con riverenza alle pareti di casa nostra, ma non ce la siamo piantata nel cuore. Pende dal nostro collo, ma non pende sulle nostre scelte. Le rivolgiamo inchini e incensazioni in chiesa, ma ci manteniamo agli antipodi della sua logica. L'abbiamo isolata, sia pure con tutti i riguardi che merita.

Tutti. Signore, tu che hai detto: "Il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero", aiutaci ad accoglierlo nella nostra storia.

VI STAZIONE
Gesù è inchiodato alla croce: Lc 23, 42-43
E diceva: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!» Ed egli gli disse: «Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso».

Il ladrone
Sono proprio in buona compagnia... insieme al mio compagno d'avventure hanno crocifisso uno che mi sembrava di non conoscere, ma non lo si poteva guardare in faccia tanto era sfigurato dalle frustate e dalle percosse... poi, quando ha sollevato lo sguardo mi son ricordato di averlo già visto da qualche parte... ecco, si... è quel nazareno che andava in giro a predicare in tutti i villaggi: “amatevi gli uni gli altri” - diceva – “Beati i poveri, beati quelli che perdonano...”,“Io sono la Via, la Verità, la Vita”... Diceva di essere Figlio di Dio, che era venuto per salvare tutti... ahahaha… mi vien da ridere a vederlo così conciato su questa croce... delinquente come noi ladri, condannato alla stessa morte come me che sono un assassino... “Ma se sei veramente figlio di Dio”- gli ho detto, quasi senza respiro, - “salva te stesso e noi”. Mi sembrava la cosa più giusta, visto che ne ha fatto tanti di miracoli, che ci voleva? Del resto quasi tutti quelli che stavano a guardare lo incitavano a scendere dalla croce... certo sarebbe stata la perfetta conclusione di uno spettacolo così seguito da tanta gente. Invece quel mio compagno crocifisso come noi, con uno sforzo incredibile di voce, perché ormai non ce la facevamo più nemmeno a respirare, mi ha zittito bruscamente: “stai zitto, tu non l'hai mai ascoltato veramente... lui ha dato l'esempio, ha predicato l'amore perché ha amato per primo, tutti, indistintamente. Non merita questa fine, Lui è innocente! Per noi è la giusta punizione perché abbiamo peccato”. E poi gli ha detto: “Gesù ricordati di me quando sarai nel tuo regno”. E quel Gesù, con un filo di voce gli ha risposto che l'avrebbe portato con sé in Paradiso. Come avrà fatto a fidarsi? Sembrava davvero sicuro che Gesù l'avrebbe salvato! Non ho più avuto la forza di parlare, non ho avuto il coraggio di chiedergli anch'io la salvezza... forse io non ne ero ancora convinto... chissà...

Riflessione
A voi che non contate nulla agli occhi degli uomini, ma che davanti agli occhi di Dio siete grandi, coraggio! Dio non fa graduatorie. Non sempre si lascia incantare da chi sa parlare meglio. Non sempre, rispetto al sospiri dignitosi dei povero, dà la precedenza al canto gregoriano che risuona nelle chiese. Non sempre si fa sedurre dal profumo dell'incenso, più di quanto non si accorga del tanfo che sale dai sotterranei della storia.

Tutti. Dio onnipotente ed eterno, che hai rinnovato il mondo con la gloriosa morte e risurrezione del tuo Cristo, conserva in noi l'opera della tua misericordia, perché la partecipazione a questo grande mistero del tuo amore ci consacri per sempre al tuo servizio.

VII STAZIONE
Gesù muore in croce: Lc 23, 47
Il centurione, veduto ciò che era accaduto, glorificava Dio dicendo: «Veramente, quest'uomo era giusto».

Il centurione
Ciò che mi colpì fin dall'inizio, fu l'umiltà con la quale questo Gesù affrontò la condanna: mentre gli altri due urlarono e imprecarono quasi fino a che ebbero fiato, lui disse solo poche parole con un filo di voce: “Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno”. Ho sentito un brivido correre lungo la schiena... lo avevamo picchiato, percosso, avevamo infierito su di lui con tutta la violenza di cui erano capaci i miei soldati, e io avevo approvato, l'avevamo inchiodato alla croce... e lui ci perdonava tutti.
Un vento gelido e un cielo completamente chiuso e buio ci avvolse per tutto il tempo in cui lui era sulla croce: da mezzogiorno alle tre. Poi, mormorando “tutto è compiuto”, morì. In quel momento si abbatté un temporale terribile e la maggior parte della folla se ne andò frettolosamente. Rimasero ai piedi della croce sua madre e un ragazzo dei suoi seguaci, con il dolore che traspariva dai loro volti, ma composti senza dare in escandescenze. Alcune donne poco più indietro piangevano ininterrottamente. Prima di toglierlo dalla croce, anziché spezzargli le gambe ordinai ad un soldato di conficcargli una lancia fino al cuore, per accertarne la morte definitiva. Ma quel gesto provocò in me uno sconvolgimento totale... come se quella lancia avesse aperto il mio cuore, capii in quel momento che quell'Uomo era davvero il Figlio di Dio, e caddi in ginocchio senza più fiato.

CANZONE: “Dio è morto” di Francesco Guccini
Ho visto la gente della mia età andare via
lungo le strade che non portano mai a niente.
Cercare il sogno che conduce alla pazzia
nella ricerca di qualcosa che non trovano
nel mondo che hanno già.
Lungo le notti che dal vino son bagnate
dentro le stanze da fastidio trasformate
lungo le nuvole di fumo di un mondo fatto
di città essere pronto ad ingoiare la nostra
stanca civiltà e un Dio ch’è morto:
ai bordi delle strade Dio è morto,
nelle auto a presa rate Dio è morto,
nei miti dell’estate Dio è morto.
Mi han detto che questa mia generazione
ormai non crede in ciò che spesso è mascherato
con la fede, nei miti eterni della patria e dell’eroe
perché è venuto ormai il momento di negare tutto ciò
che è falsità, e per il fatto di abitudine e paure, una politica
che è solo far carriera, il perbenismo interessato,
la dignità fatta di vuoto, l’ipocrisia di chi sta sempre con la
ragione e mai col torto è un Dio ch’è morto:
nei campi di sterminio Dio è morto,
coi miti della razza Dio è morto,
con gli odi di partito Dio è morto.
Ma penso che questa mia generazione è preparata
a un mondo nuovo e una speranza appena nata,
ad un futuro che ha già in mano, a una rivolta senza armi
perché noi tutti ormai sappiamo che se
Dio muore per tre giorni e poi risorge,
in ciò che noi crediamo Dio è risorto,
in ciò che noi vogliamo Dio è risorto,
nel mondo che faremo Dio è risorto.
Dio è risorto, Dio è risorto,
Dio è risorto, Dio è risorto

VIII STAZIONE
Gesù è deposto dalla croce: Gv 19, 25-27
Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena. Gesù dunque, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!» Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!» E da quel momento, il discepolo la prese in casa sua.

Maria
« Non ho resistito: appena lo vidi, svenni e caddi per terra. Non era più il mio Gesù, era sfigurato, pallido, curvo sot¬to il peso della croce. I suoi occhi incontrarono i miei, pieni di pas¬sione e di tenerezza. Neppure l’ombra del ri¬sentimento, della vendetta, dello sdegno.
Avrei voluto sostenerlo sulle mie braccia, asciu¬gargli il sudore che gli bagnava la fronte, dirgli con un bacio tutto l’amore che gli porto.
Ma per stringerlo di nuovo fra le mie braccia dovetti aspettare la sera.
Sentivo avvicinarsi il momento e non ebbi più parole.
ne parole, né lacrime, né grida.
Stavo rigida, come una pietra, alle madri non è dato di avere paura,
non quando anche i figli sono spaventati…
Quella sera diceva parole di morte…
anche lui sentiva che il momento era vicino…
nella mia mente nemmeno pensieri...
Solo un ricordo…
Solo il ricordo del mio bambino stretto al seno, morbido, indifeso…
come tutti i bambini del mondo….
Era ormai un uomo fatto e finito…
Lo chiamano Messia, Salvatore, Figlio di Davide.
Lo chiamano Maestro… Ed è un grande maestro davvero!
Ma soltanto mute parole salirono dal mio ventre ormai vecchio,
dal mio ventre che l’ha partorito:
Figlio mio… figlio mio…

CANZONE: “La cura” di Franco Battiato
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via.
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore,
dalle ossessioni delle tue manie.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce
per non farti invecchiare.
E guarirai da tutte le malattie,
perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te.
Vagavo per i campi del Tennessee
(come vi ero arrivato, chissà).
Non hai fiori bianchi per me?
Più veloci di aquile i miei sogni
attraversano il mare.
Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza.
Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza.
I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi,
la bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi.
Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto.
Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
TI salverò da ogni malinconia,
perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te...
io sì, che avrò cura di te.

IX STAZIONE
Gesù è sepolto: Lc 24, 21
Noi speravamo che fosse lui che avrebbe liberato Israele; invece, con tutto ciò, ecco il terzo giorno da quando sono accadute queste cose.

Un discepolo
Ecco, lo sapevo! Finisce sempre allo stesso modo… questa volta ci avevo creduto davvero! Ero convinto che ce l’avrebbe fatta. Speravo che fosse finalmente arrivato chi ci avrebbe liberato dal giogo dei Romani, mi sembrava di avere a portata di mano qualcuno capace di realizzare il mio sogno e invece… che delusione! Nulla, i romani hanno vinto ancora una volta. Certo, Lui ci ha provato ma io ero convinto che avrebbe fatto qualcosa per opporsi a loro. Invece ha subito senza reagire, ha lasciato che distruggessero il suo corpo e le nostre speranze. Sono triste, addolorato perché gli volevo bene ma anche molto deluso e amareggiato: non era questo che mi aspettavo da lui quando ho iniziato a seguirlo. E adesso? È morto e sepolto e con lui tutte le mie speranze … mi sento tradito, solo e senza via d’uscita. Ho sentito che diceva “Sia fatta la tua volontà…” ma la volontà di chi? E alla mia di volontà non ha pensato? Non gli ho certo dedicato parte della mia vita per ritrovarmi con un pugno di mosche! Chissà le risate di quelli che non credevano in Lui… prometteva prometteva ma… è morto come tutti gli uomini, anche se noi credevamo che fosse il figlio di Dio.
Ho la morte nel cuore io, quando ho visto Giuseppe di Arimatea prendere il suo corpo, involgerlo nel lenzuolo e deporlo nel sepolcro, ho creduto di morire con lui…
Certo, adesso che ci penso… ci aveva detto che sarebbe andato a Gerusalemme, avrebbe sofferto molto, sarebbe stato ucciso e poi sarebbe resuscitato, ma non ci abbiamo creduto. Figurarsi, Lui soffrire e morire! Pietro gliel’ha detto “Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai” e invece… Ma allora? Saranno vere anche le altre cose che ci ha detto? Sarà mai possibile che dopo una morte così atroce possa tornare fra noi?

Riflessione
E' vero che ogni cristiano deve accogliere la sua croce, ma deve anche schiodare tutti coloro che vi sono appesi. Anche noi oggi siamo chiamati a un compito di portata storica: "Sciogliere le catene inique, togliere i legami dal giogo, rimandare liberi gli oppressi" (Isaia 58, 6).

Tutti. Signore, insegnaci a vedere oltre la croce la gioia, oltre la morte la vita.

X STAZIONE
Gesù è risorto: Gv 20, 29
Gesù gli disse: «Perché mi hai visto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!»

Tommaso
Quei giorni erano stati terribili; non ne potevo più e mi sono allontanato dai miei amici. Non volevo più sentire quella sofferenza atroce che mi spezzava il cuore. Gesù era morto, tutto era finito, non potevo sopportarlo.
La mia tristezza mi portava a stare lontano anziché condividere con gli altri apostoli e soprattutto con Maria, il dolore ma anche i ricordi del tempo trascorso con Gesù. Poi incontrandoli casualmente mi dissero che Gesù era risorto e che l'avevano visto. Ma non è possibile, stanno solo cercando di consolarmi. Non potevo crederci. E più mi raccontavano i particolari, meno ci credevo. Era più forte di me.
Ma dopo una settimana stavo ancora più male e allora mi sono deciso a tornare da loro.
Volevo con tutto il cuore vedere con i miei occhi, toccare con le mie mani il mio maestro, il mio amico, ma non riuscivo ad immaginarmelo vivo.
Quel giorno, mentre eravamo a tavola proprio nello stesso luogo dove avevamo consumato l'ultima cena, arrivò davvero. Entrò a porte chiuse, pensai subito ad un fantasma. Invece dopo averci salutato dicendo: “Pace a voi”, si rivolse subito a me e mi fece toccare le sue mai e i suoi piedi trafitti dai chiodi, e il costato ferito dalla lancia.
Sono trasalito e una forte emozione mi ha invaso: caduto in ginocchio davanti a Lui ho esclamato: “mio Signore e mio Dio!”.
“Tu credi perché hai visto, mi disse Gesù, “ma beati quelli che pur non avendo visto crederanno”.

Gesto: viene messo un velo bianco sulla croce come segno della resurrezione.

Riflessione
Coraggio, comunque! Noi credenti, nonostante tutto, possiamo contare sulla Pasqua. E sulla Domenica, che è l'edizione settimanale della Pasqua. Essa è il giorno dei macigni che rotolano via dall'imboccatura dei sepolcri. E' l'intreccio di annunci di liberazione, portati da donne ansimanti dopo lunghe corse sull'erba. E' l'incontro di compagni trafelati sulla strada polverosa. E' il tripudio di una notizia che si temeva non potesse giungere più e che invece corre di bocca in bocca ricreando rapporti nuovi tra vecchi amici. E' la gioia delle apparizioni del Risorto che scatena abbracci nel cenacolo. E' la festa degli ex delusi della vita, nel cui cuore all'improvviso dilaga la speranza.

Tutti. Il legno della Croce, quel "legno del fallimento", è divenuto il parametro vero di ogni vittoria.
Gesù ha operato più salvezza con le mani inchiodate sulla Croce, che con le mani stese sui malati.
Donaci, Signore, di non sentirci costretti nell'aiutarti a portare la Croce, di aiutarci a vedere anche nelle nostre croci e nella stessa Croce un mezzo per ricambiare il Tuo Amore, aiutaci a capire che la nostra storia crocifissa è già impregnata di resurrezione. Se ci sentiamo sfiniti, Signore, è perché, purtroppo, molti passi li abbiamo consumati sui viottoli nostri e non sui Tuoi, ma proprio i nostri fallimenti possono essere la salvezza della nostra vita. La Pasqua è la festa degli ex delusi della vita, nei cui cuori all'improvviso dilaga la speranza. Cambiare è possibile, per tutti e sempre! 

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